Dal 9 maggio al 10 gennaio al Museo di Palazzo Doebbing

Da Mattia Preti a Depero: luci e ombre a Sutri

Alberto Magri, Loggia del mercato, 1915
 

Samantha De Martin

04/05/2021

Viterbo - Da un capo del filo c'è Mattia Preti, con la lezione di Caravaggio teatralmente dispiegata sulla tela, come fosse la premonizione di un melodramma. Dall’altro la luce di Depero, il pittore futurista che più di tutti orientò le sue invenzioni nella direzione della promozione pubblicitaria.
In mezzo, un concerto di ombre e di colori trasforma le sale del Museo di Palazzo Doebbing, a Sutri, in un viaggio nell’arte denso di suggestioni e mistero, stupore e meraviglia, tradizione e innovazione.
Dal 9 maggio al 10 gennaio, per la nuova stagione espositiva, una mostra dal titolo Luci e ombre a Sutri. Da Mattia Preti a Depero accompagna i visitatori attraverso un originale itinerario nell’arte. Sullo sfondo del percorso, ideato da Vittorio Sgarbi, prodotto da Contemplazioni, e reso possibile grazie a Intesa Sanpaolo, la concentrazione espressiva di Depero si misura con alcuni incunaboli delle avanguardie futuriste, come le opere rare di Julius Evola, il maggiore esponente italiano del dadaismo. La sua grande tensione interiore prende le distanze dal movimento futurista, in una ricerca intesa come “astrattismo mistico”.
Il passaggio dalla dimensione sperimentale a una visione più descrittiva, oltre le avanguardie, si coglie nelle opere di Alberto Magri - La contadina, Loggia del mercato - caratterizzate da un ritorno alla tradizione, a Giotto e a Sassetta.


Mattia Preti, Sant'Ambrogio, 1670-1676, Olio su tela, 75 x 102 cm

Attraversiamo gli anni Sessanta e Settanta, con la loro attenzione ai soggetti sacri e religiosi. In mostra, il Polittico Via Crucis di Ottavio Mazzonis conferma la scelta anacronistica della pittura religiosa, a fianco di una visione panica, sensuale, e insieme idealizzata, del corpo femminile, con allusione alla pittura simbolista.

Se Casimiro Piccolo riabilita il mondo delle favole, trasformandole in metafore delle sue ossessioni, tramutando l'universo dell'infanzia in una fuga dal mondo tra elfi e vespe, nel simbolismo di Jean Pierre Velly rivive lo spirito dei pittori romantici tedeschi. Velly vive (e soffre) di turbamenti. Ciò che vede si trasfigura. A rinnovare la sua esperienza è Agostino Arrivabene, il perlustratore di sogni, visionario fuori del tempo. In mostra, con la sua pittura sensuale, ci conduce in un sogno di perfezione, anime purificate, essenze sublimi, come Athena, la Madre, la Vanitas.


Casimiro Piccolo, Il gran visir

Non c’è nessun mistero delle cose dietro i lavori del giovanissimo Christian Avram, l’artista rumeno che fa tacere gli oggetti. Non c’è nulla di più di quello che si vede. Un lampadario sulla testa, una porta chiusa, una poltrona coperta, una cucina con il televisore acceso rappresentano la solitudine e l’abitudine dell’uomo nelle cose.
A restituire regalità e potenza a un’umanità di soli neri, nella quale rientriamo anche noi, Tiziana Rivoni. Le sue teste di mori, liberati da ogni dipendenza e pregiudizio, trasmettono un’idea di fratellanza che ci fa percepire simili i dissimili, chiudendo il percorso.

La mostra a Palazzo Doebbing è visitabile dal martedì alla domenica dalle 10 alle 18. La biglietteria chiude mezz’ora prima.



Cristian Avram, Nostalgia for the light, 2018, Olio su tela, 100 x 70 cm | Courtesy Boccanera Gallery Trento Milano

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