Torre della Specola

Bologna, via Zamboni, 33

 
  • Dove: Bologna, via Zamboni, 33
  • Indirizzo: via Zamboni, 33
  • Telefono: +39.051.2099610
  • Apertura: il Museo della Specola, ospitato nell'omonima Torre e appartenente al Sistema Museale di ateneo (SMa) dell’università di Bologna è visitabile, su prenotazione, dal martedì alla domenica. Le visite sono esclusivamente guidate e rivolte a un massimo di 15 persone (per gruppo) e si tengono nei seguenti orari: 10:30, 12:00 e 15:00 , dal martedì al venerdì;10:30, 12:00 e 16:00, sabato domenica e giorni festivi. il Museo è chiuso tutti iunedì e nei seguenti giorni: 1 gennaio, 1 maggio, 15 agosto, 24 e 25 dicembre.
  • Costo: i biglietti si possono acquistare al seguente sito https://sma.unibo.it/it/il-sistema-museale/museo-della-specola , contenente anche alcune informazioni sul Museo.
    nB - la salita alla torre consta di 277 gradini ed è quindi sconsigliata a chi soffre di problemi di cuore, ma anche di vertigini e di claustrofobia.
  • Trasporti: Bus n. 14 – 19 – 20 – 25 – 27 – 28 – 36 – 37 – c.
  • Durata Visita: 1 ora circa
 
DESCRIZIONE:
La torre della Specola, fu edificata tra il 1712 e 1726 sulla sommità di Palazzo Poggi, per volere del conte Luigi Ferdinando Marsili (1658-1730) che, nel 1712, in tale palazzo, aveva dato vita all’Istituto delle Scienze. Marsili trasferì nella torre tutti i suoi strumenti astronomici, tuttora visibili, ed essa divenne quindi un osservatorio. La costruzione del primo telescopio di Loiano (Bologna), voluta dall’allora direttore della Specola Guido Horn d’Arturo (1879-1967) e avvenuta nel 1936, tolse di fatto alla torre il primato nel campo delle osservazioni. Tuttavia, fu lo stesso Horn a realizzare all’interno della torre uno specchio ta tasselli, tuttora visibile, che utilizzò per compiere le sue osservazioni fino all’inizio degli anni Cinquanta. Negli anni Novanta la torre venne trasformata in un Museo e le sue stanze, che fino ad allora erano state luoghi di studio e di ricerca, consentono oggi ai visitatori di compiere una sorta di viaggio nel tempo che li mette in diretto contatto con gli strumenti astronomici utilizzati dall’antichità ai giorni nostri.
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