Figlio del pittore Giovanni, che risulta attivo a Torino nell’ultimo quarto del Trecento, Giacomo Jaquerio iniziò a lavorare nei primissimi anni del secolo successivo, anche se le informazioni in nostro possesso non chiariscono se si riferiscano ancora al padre o a qualche altro membro della famiglia, come il fratello Matteo.
Il primo documento certo relativo Giacomo Jaquerio è la sua firma, scoperta solo nel 1914 sugli affreschi dell’abbazia di Sant’Antonio di Ranverso, databili intorno al 1410, epoca in cui l’artista doveva già essere a capo di un’ampia bottega a giudicare dalle numerose scene dipinte per questa chiesa.
Grazie al suo mecenate, Amedeo VIII di Savoia, Jaquerio fu attivo in diversi territori del regno e dipinse anche a Ginevra (ci restano gli Angeli musicanti affrescati per la cattedrale e oggi conservati staccati nel Musée d’Art e d’Histoire della città svizzera), avendo così modo di ampliare la sua cultura gotico internazionale.
Oltre ai cicli di Ranverso a Jaquerio e alla sua bottega furono assegnati gli affreschi del castello di Fenis in Valle d’Aosta, alcune miniature e le due tavole con le Storie di san Pietro, oggi nel Museo civico d’arte antica di Torino, parte di un più ampio polittico.
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