Quadri da stanza. Dipinti emiliani dal XVI al XIX secolo

Alessandro Tiarini, Quadri da stanza. Dipinti emiliani dal XVI al XIX secolo, Bologna
Dal 8 November 2014 al 20 December 2014
Bologna
Luogo: Galleria d’Arte Fondantico - Casa Pepoli Bentivoglio
Indirizzo: via de' Pepoli 6/e
Orari: da lunedì a sabato 10-13 / 16-19
Telefono per informazioni: +39 051 265980
E-Mail info: info@fondantico.it
Sito ufficiale: http://www.fondantico.it
È con la consueta passione e consolidata esperienza (oltre 30 anni di attività) che la Galleria d’Arte Fondantico di Tiziana Sassoli organizza nella prestigiosa sede di Casa Pepoli Bentivoglio (via de’ Pepoli 6/E, Bologna) il ventiduesimo “Incontro con la pittura”, tradizionale mostra autunnale dedicata all’arte antica nella quale saranno esposti quaranta dipinti realizzati da importanti maestri bolognesi ed emiliani attivi dal Cinquecento all’Ottocento.
Si segnalano in apertura le opere di tre dei più importanti esponenti della scuola ferrarese del XVI secolo: con il fortunato tema devozionale della Sacra Famiglia si confrontano Benvenuto Tisi detto il Garofano e Ippolito Scarsella detto lo Scarsellino;di mano di Giuseppe Mazzuoli detto il Bastarolo è invece una Madonna col Bambino d’intenso naturalismo. Stravagante e al contempo raffinato è il piccolo rame del bolognese Francesco Cavazzoni che apre la strada alla nutrita serie di dipinti realizzati nel XVII secolo da noti maestri emiliani e bolognesi come Francesco Albani, autore di una toccante tela a lume di candela con Santa Caterina e l’eremita, Giovanni Battista Viola, seguace dei Carracci e specialista nella pittura di paesaggio e Guido Cagnacci, di cui si presenta un inedito San Sebastiano. Ad arricchire la notevole quadreria secentesca intervengono le prove di alcuni tra i migliori allievi di Guido Reni: Giovan Giacomo Sementi, Simone Cantarini e Pier Francesco Cittadini, di quest’ultimo si espongono due opere: un dipinto che racconta il mito del Ratto di Europa e una ricca Natura morta; Vincenzo Spisanelli, fedele seguace di Denys Calvaert, Alessandro Tiarini, autore dell’importante tela con La morte di Didone già custodita nella collezione di Francesco Ghisilieri, Lorenzo Pasinelli, presente con un luminoso quadro “da stanza” raffigurante La Vergine con cherubini e Carlo Cignani, il maggior pittore bolognese nella fase di trapasso tra XVII e XVIII secolo, con un dipinto d’impareggiabile tenerezza e illusionismo raffigurante il ben noto episodio biblico Giuseppe e la moglie di Putifarre.
Il Settecento si apre con un raffinato ovale su rame di Giovan Gioseffo Dal Sole, esposto accanto ad un’accostante Madonna che veglia il Bambino di Donato Creti e alla Nascita della Vergine di Aureliano Milani preparatoria per la grande tela (1741) in Santa Maria Maggiore a Roma. Peculiare espressione della pittura di gusto rococò sono le Allegorie delle Stagionidi Nicola Bertuzzi detto l’Anconitano, mentre l’ultima stagione del Settecento bolognese è rappresentata da due importanti modelli preparatori dei fratelli Gandolfi: di Gaetano è quello per la giovanile Santa Maria Maddalena (1757) custodita nell’Oratorio del Suffragio a Bazzano; di Ubaldo, invece, la piccola tela, altrettanto fresca e luminosa, per l’Annunciazione (1777) della Pinacoteca Civica di Cento. Fortemente segnata dai modi dei Gandolfi è la Sacra famiglia con San Giovannino del forlivese Giacomo Zampa, l’artista che meglio esprime le propensioni della cultura romagnola allo scadere del secolo.
L’accattivante tema del paesaggio è illustrato nelle smaglianti coppie di tele di Giuseppe Zola e di Carlo Lodi, mentre quello della natura morta, genere assai apprezzato in ambito collezionistico, è affrontato da specialisti come il Pittore di Rodolfo Lodi, attivo allo scadere del XVII secolo, il piacentino Felice Boselli, il modenese Francesco Malagoli e il centese Giuseppe Artioli, pittore egemone della singolare Accademia degli Encausti fondata a Mantova nel 1784.
La mostra si chiude con quattro frizzanti tempere su carta di Felice Giani,importanteesponente della corrente neoclassica, bozzetti preparatori perla decorazione della volta del Teatro di Cerere di Imola edificato intorno al 1810, e con la memorabile veduta di Piazza Maggiore eseguita nel 1829 da Antonio Basoli, l’artista di maggior spicco nella Bologna della prima metà dell’Ottocento.
Questo ventiduesimo “Incontro con la pittura” si rivelerà come sempre un’importante occasione per far conoscere al pubblico dipinti di notevole interesse scientifico, capaci di affascinare non solo gli studiosi e i collezionisti, ma anche quello dei tanti appassionati di pittura antica. Come nelle edizioni precedenti, anche in quest’esposizione saranno presenti capolavori inediti e di grande interesse, accanto ad altri già pubblicati da autorevoli studiosi e talvolta esposti in mostre italiane e internazionali. La presentazione delle opere nel catalogo è curata con il consueto rigore scientifico dal professor Daniele Benati dell’Università di Bologna, che coordina il lavoro di un nutrito gruppo di specialisti.
Si segnalano in apertura le opere di tre dei più importanti esponenti della scuola ferrarese del XVI secolo: con il fortunato tema devozionale della Sacra Famiglia si confrontano Benvenuto Tisi detto il Garofano e Ippolito Scarsella detto lo Scarsellino;di mano di Giuseppe Mazzuoli detto il Bastarolo è invece una Madonna col Bambino d’intenso naturalismo. Stravagante e al contempo raffinato è il piccolo rame del bolognese Francesco Cavazzoni che apre la strada alla nutrita serie di dipinti realizzati nel XVII secolo da noti maestri emiliani e bolognesi come Francesco Albani, autore di una toccante tela a lume di candela con Santa Caterina e l’eremita, Giovanni Battista Viola, seguace dei Carracci e specialista nella pittura di paesaggio e Guido Cagnacci, di cui si presenta un inedito San Sebastiano. Ad arricchire la notevole quadreria secentesca intervengono le prove di alcuni tra i migliori allievi di Guido Reni: Giovan Giacomo Sementi, Simone Cantarini e Pier Francesco Cittadini, di quest’ultimo si espongono due opere: un dipinto che racconta il mito del Ratto di Europa e una ricca Natura morta; Vincenzo Spisanelli, fedele seguace di Denys Calvaert, Alessandro Tiarini, autore dell’importante tela con La morte di Didone già custodita nella collezione di Francesco Ghisilieri, Lorenzo Pasinelli, presente con un luminoso quadro “da stanza” raffigurante La Vergine con cherubini e Carlo Cignani, il maggior pittore bolognese nella fase di trapasso tra XVII e XVIII secolo, con un dipinto d’impareggiabile tenerezza e illusionismo raffigurante il ben noto episodio biblico Giuseppe e la moglie di Putifarre.
Il Settecento si apre con un raffinato ovale su rame di Giovan Gioseffo Dal Sole, esposto accanto ad un’accostante Madonna che veglia il Bambino di Donato Creti e alla Nascita della Vergine di Aureliano Milani preparatoria per la grande tela (1741) in Santa Maria Maggiore a Roma. Peculiare espressione della pittura di gusto rococò sono le Allegorie delle Stagionidi Nicola Bertuzzi detto l’Anconitano, mentre l’ultima stagione del Settecento bolognese è rappresentata da due importanti modelli preparatori dei fratelli Gandolfi: di Gaetano è quello per la giovanile Santa Maria Maddalena (1757) custodita nell’Oratorio del Suffragio a Bazzano; di Ubaldo, invece, la piccola tela, altrettanto fresca e luminosa, per l’Annunciazione (1777) della Pinacoteca Civica di Cento. Fortemente segnata dai modi dei Gandolfi è la Sacra famiglia con San Giovannino del forlivese Giacomo Zampa, l’artista che meglio esprime le propensioni della cultura romagnola allo scadere del secolo.
L’accattivante tema del paesaggio è illustrato nelle smaglianti coppie di tele di Giuseppe Zola e di Carlo Lodi, mentre quello della natura morta, genere assai apprezzato in ambito collezionistico, è affrontato da specialisti come il Pittore di Rodolfo Lodi, attivo allo scadere del XVII secolo, il piacentino Felice Boselli, il modenese Francesco Malagoli e il centese Giuseppe Artioli, pittore egemone della singolare Accademia degli Encausti fondata a Mantova nel 1784.
La mostra si chiude con quattro frizzanti tempere su carta di Felice Giani,importanteesponente della corrente neoclassica, bozzetti preparatori perla decorazione della volta del Teatro di Cerere di Imola edificato intorno al 1810, e con la memorabile veduta di Piazza Maggiore eseguita nel 1829 da Antonio Basoli, l’artista di maggior spicco nella Bologna della prima metà dell’Ottocento.
Questo ventiduesimo “Incontro con la pittura” si rivelerà come sempre un’importante occasione per far conoscere al pubblico dipinti di notevole interesse scientifico, capaci di affascinare non solo gli studiosi e i collezionisti, ma anche quello dei tanti appassionati di pittura antica. Come nelle edizioni precedenti, anche in quest’esposizione saranno presenti capolavori inediti e di grande interesse, accanto ad altri già pubblicati da autorevoli studiosi e talvolta esposti in mostre italiane e internazionali. La presentazione delle opere nel catalogo è curata con il consueto rigore scientifico dal professor Daniele Benati dell’Università di Bologna, che coordina il lavoro di un nutrito gruppo di specialisti.
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simone cantarini
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