Off site/ not in place #1:

Off site/ not in place #1:, MAC - Museo d'arte contemporanea di Lissone
Dal 17 May 2013 al 5 June 2013
Lissone | Milano
Luogo: MAC - Museo d'arte contemporanea di Lissone
Indirizzo: viale Padania 6
Orari: martedì, mercoledì e venerdì 15-19; giovedì 15-23; sabato e domenica 10-12/ 15-19
Curatori: Simone Frangi
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 039 2145174
E-Mail info: museo@comune.lissone.mb.it
Sito ufficiale: http://www.comune.lissone.mb.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/4
La rassegna che il MAC di Lissone dedica alle video-produzioni delle ultime generazioni continua la sua programmazione in collaborazione con Viafarini DOCVA. A cadenza mensile, per circa un trimestre, si avvicenderanno tre diversi progetti curatoriali che, attraverso una selezione di artisti presenti nell'archivio portfolio di Viafarini DOCVA e nell'archivio online Arthub.it promosso da UnDo.Net, articoleranno altrettante letture intorno agli snodi più importanti della video art.
Ad aprire questa stagione fuori le mura di Viafarini DOCVA, lo screening program «F» a cura di Simone Frangi che vede coinvolti gli artisti Francesco Bertocco e Alessandra Messali. Il mese di giugno sarà invece dedicato alla selezione di Barbara Meneghel e il mese di Luglio a quella di Cecilia Guida, in collaborazione con Arthub.it
Nel 1974 Orson Welles presenta al pubblico F for fake, il suo ultimo lavoro cinematografico, che viene salutato dalla critica come un vero e proprio pastiche di porzioni documentarie, finzioni cinematografiche e dichiarazioni programmatiche in cui "non si sa più a cosa credere". Facendo defilare una serie di personaggi concettuali – tra cui Picasso, la sua ultima compagna Oja Kodar, il falsario Elmyr de Hory, presenti tutti in modo ambiguo, presi tra la recitazione cinematografica e la spontaneità del documentario – Welles costruisce un universo confuso, in cui l'arte si associa ironicamente alla ciarlataneria. Attraverso un dialogo serrato tra i lavori di Francesco Bertocco ed Alessandra Messali, lo screening program «F» vuole ripartire da questa figura dell'artificio per riconquistare l'universo del video come "una forma di magia, di illusionismo, forse un trucco, un insieme di verità e menzogna, di vero e di falso".
In una proiezione a monitor in doppio canale e un video a dispositivo cinematografico, Francesco Bertocco presenta la sua recente ricerca sul dispositivo psicanalitico del role play, vere e proprie messe in scena in cui i futuri analisti testano possibili interazioni terapeutiche con diversi soggetti patologici, impersonati dai medici stessi. Un'indagine sulla pasta caricaturale di questa "ricreazione di realtà" che si completa con l'esplorazione, quasi analitica, dei set vuoti in cui queste "realtà artificiali" prendono corpo. In un mediometraggio quasi ipnotico, Alessandra Messali documenta invece una sua recente operazione artistica in cui, chiedendo ai coetanei del suo paese d'origine di interpretare di nuovo e con le stesse intenzioni una recita infantile presentata vent'anni prima, produceva un cortocircuito d'identità e di ruoli. Giocando sulle dinamiche e sull'estetica della recitazione amatoriale, il video dell’artista mette in atto un grottesco re-enactment, in cui dei trentenni sono trasfigurati dagli atteggiamenti enfatici che li caratterizzavano da bambini. Di Alessandra Messali è anche un secondo video, dal metodo quasi chirurgico, che indugia sulla gestualità dei ricercatori del Museo di Storia Naturale di Venezia: la telecamera palpa l'atmosfera sospesa di un luogo di pura finzione, che ha l'ambizione di produrre un'immagine del mondo naturale, a patto di congelarne la vita.
Ad aprire questa stagione fuori le mura di Viafarini DOCVA, lo screening program «F» a cura di Simone Frangi che vede coinvolti gli artisti Francesco Bertocco e Alessandra Messali. Il mese di giugno sarà invece dedicato alla selezione di Barbara Meneghel e il mese di Luglio a quella di Cecilia Guida, in collaborazione con Arthub.it
Nel 1974 Orson Welles presenta al pubblico F for fake, il suo ultimo lavoro cinematografico, che viene salutato dalla critica come un vero e proprio pastiche di porzioni documentarie, finzioni cinematografiche e dichiarazioni programmatiche in cui "non si sa più a cosa credere". Facendo defilare una serie di personaggi concettuali – tra cui Picasso, la sua ultima compagna Oja Kodar, il falsario Elmyr de Hory, presenti tutti in modo ambiguo, presi tra la recitazione cinematografica e la spontaneità del documentario – Welles costruisce un universo confuso, in cui l'arte si associa ironicamente alla ciarlataneria. Attraverso un dialogo serrato tra i lavori di Francesco Bertocco ed Alessandra Messali, lo screening program «F» vuole ripartire da questa figura dell'artificio per riconquistare l'universo del video come "una forma di magia, di illusionismo, forse un trucco, un insieme di verità e menzogna, di vero e di falso".
In una proiezione a monitor in doppio canale e un video a dispositivo cinematografico, Francesco Bertocco presenta la sua recente ricerca sul dispositivo psicanalitico del role play, vere e proprie messe in scena in cui i futuri analisti testano possibili interazioni terapeutiche con diversi soggetti patologici, impersonati dai medici stessi. Un'indagine sulla pasta caricaturale di questa "ricreazione di realtà" che si completa con l'esplorazione, quasi analitica, dei set vuoti in cui queste "realtà artificiali" prendono corpo. In un mediometraggio quasi ipnotico, Alessandra Messali documenta invece una sua recente operazione artistica in cui, chiedendo ai coetanei del suo paese d'origine di interpretare di nuovo e con le stesse intenzioni una recita infantile presentata vent'anni prima, produceva un cortocircuito d'identità e di ruoli. Giocando sulle dinamiche e sull'estetica della recitazione amatoriale, il video dell’artista mette in atto un grottesco re-enactment, in cui dei trentenni sono trasfigurati dagli atteggiamenti enfatici che li caratterizzavano da bambini. Di Alessandra Messali è anche un secondo video, dal metodo quasi chirurgico, che indugia sulla gestualità dei ricercatori del Museo di Storia Naturale di Venezia: la telecamera palpa l'atmosfera sospesa di un luogo di pura finzione, che ha l'ambizione di produrre un'immagine del mondo naturale, a patto di congelarne la vita.
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