Sandro Arduini. Frammenti

© Sandro Arduini
Dal 1 September 2016 al 14 September 2016
Pescara
Luogo: Museo Vittoria Colonna
Indirizzo: via Antonio Gramsci
E-Mail info: info@angelus-novus.it
Sito ufficiale: http://www.angelus-novus.it/
E’ stata appena inaugurata, al Museo “Vittoria Colonna” di Pescara, la mostra personale di pittura Frammenti (“Miti e Saltimbanchi”) dell’artista aquilano Sandro Arduini presentata nell’Auditorium dal critico d’arte Antonio Gasbarrini il quale scrive in catalogo:
«Nel 1979, vale a dire circa quarant’anni fa, Sandro Arduini realizzava a San Demetrio ne’ Vestini il monumentale murale all’aperto Il Mezzogiorno del mondo, ancora ben fruibile ai giorni nostri e in un buono stato di conservazione prima del sisma.
L’iniziativa culturale, da me coordinata, registrò inoltre la presentazione del mio libro Del presunto anarchico Umberto Postiglione che proprio a San Demetrio aveva insegnato negli anni Venti dopo il suo rientro dalla tumultuosa esperienza anarchica americana (del tutto occultata dolosamente dai vari studiosi abruzzesi che sino all’uscita del libro si erano occupati esclusivamente della sua “secondaria” figura di “poeta dialettale”).
Una stringata notazione critica sul murale, ci suggerisce di affermare che vi predomina una sintassi geometrica ellittico-paraboidale da cui trae origine una simbologia allegorica generata da linee-forza strutturate su piani molteplici. Irradiati dal centro di una vera e propria resurrezione: un cristo di oggi (con la c minuscola: operaio, contadino, squatter, emarginato…) tenta di liberarsi, riuscendovi, dalle fasce e dalle catene della costrizione. Sulla parte destra giace il mondo della paura, della schiavitù e dei pregiudizi; in quella sinistra veglia quello dell’arte e della cultura. Cristo di oggi, fucilato alla Goya, capace però di risorgere a nuova vita con le inoffensive, quanto rivoluzionarie armi del lavoro, dello studio e della emancipazione. Tutto scorre da un vertice all’altro, tutto è strettamente amalgamato dalle volute di piani astrattizzanti, tessuto connettore di volti e di mani, di corpi e di oggetti. Anche se le gambe del cristo sono mutilate, l’ascesa e la liberazione sono praticabili nonostante le apparenze fisiche sembrino affermare il contrario.
L’arte di Sandro Arduini non è stata mai attratta dalla formalizzazione di un’immagine perfetta, armonica, colta nel fiorire di un equilibrio classicheggiante. Al contrario la spigolosa, scheggiata bruttezza fisica è sempre accompagnata dalle bellezza interiore di una creatura il cui essere-nel-mondo non va misurato esteticamente, ma socialmente e civilmente.
Con questa mostra personale Frammenti, Sandro Arduini si ricollega idealmente al suo splendido “affresco”, abbinando – per la prima volta nella storia dell’arte – due tematiche iconografiche non aventi, in apparenza, alcuna parentela in comune.
E, se quella stessa storia dell’arte (non solo occidentale) è piena zeppa di opere ispirate ai miti, sulle dita di qualche mano possono contarsi, in ambito estetico, lavori dedicati ai saltimbanchi: il ludico, carnascialesco Casotto dei saltimbanchi del Tiepolo lo spettrale Saltimbanchi di Daumier e, su tutti, i vari quadri, dalla forte venatura malinconica, dedicati da Picasso al mondo circense dei clown e dei saltimbanchi (da non dimenticare comunque, in questo ambito, il nome di un altro artista abruzzese, Giovanni Melarangelo).
Un immediato confronto sincronico tra i vari titoli ci consente di entrare nel vivo di questa mostra: Apollo e
Marsia, Gigantomachia, Divinità olimpiche, Perseo, Menade, Dike a riposo, Divinità solare, Icaro, Minotauro, Minosse… Saltimbanco azzurro, I saltimbanchi e il sole, Saltimbanco pensante, Saltimbanco che si sbenda, Saltimbanchi a colloquio, Saltimbanchi a riposo…
All’eloquenza oppositiva delle parole – fondanti una sorta di muro, crinale issato tra Dei ed Eroi da un lato, e gli “umanissimi” Saltimbanchi dall’altro – fa riscontro nell’arte di Sandro Arduini un’unità stilistico-poetica in cui la plasticità di masse lievitanti, l’andirivieni di zigzaganti segni vettoriali, la prevalente matericità del colore ed una rigorosa, invisibile geometria sottostante il singolo impaginato pittorico, alla fin fine vengono quasi ad annullare ogni differenza esistenziale tra i protagonisti di questo unitario ciclo dall’apparente volto gianico.
Per quanto riguarda i Miti, rilevavo già nel mio testo in catalogo della sua mostra-installazione Sotto il segno del Minotauro (tenuta nel 2005 nello spazio di Angelus Novus a L’Aquila), “Gli arcinoti episodi mitici – pur non essendo stati mai traditi né nello spirito, né tanto meno nella lettera di una classicità preservataci da Sandro Arduini con la sua eroicizzante figurazione imbevuta di rimandi michelangioleschi e raffaelliani, tessuta quasi da un groviglio segnico dai connotati lessicali modernizzanti – rivivono come d’incanto in questo contrappunto visivo giocato fondamentalmente su due tonalità: calda (terre di Siena, gialli, rossi, arancioni) e fredda (celesti, azzurri, blu oltremare, grigio, verde)”.
Quelle stesse tonalità, di fatto, costituiscono il basso continuo che fa da ponte tra le due rive di un unico fiume immaginifico, nei Saltimbanchi alimentato da esibite membra possenti quasi sempre colte di sorpresa non già mentre stanno esibendosi in questo o quel numero di repertorio, ma allorché sembrano quasi raccolte nell’intimità di pensieri sconfinati e gesti raggelati.
Ci si soffermi in proposito su Saltimbanchi a colloquio: si è in presenza di un vero e proprio ossimoro visuale effigiato dall’artista aquilano con un’indubbia maestria compositiva. Tra gli spazi irrigiditi da quei cubi disposti scenograficamente, i due saltimbanchi (attorniati da azzurrognoli panneggi appena scossi da qualche pennellata di rosso), con i loro occhi socchiusi e le labbra serrate stanno sì dialogando, ma esclusivamente con il loro struggente pathos imbevuto di taumaturgici silenzi: rubati, per noi, a Dei ciarlieri e violenti».
Orario: dal martedì al sabato 15.30-20
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