Mamma Roma

Mamma Roma, Palladio Museum, Vicenza
Dal 8 February 2014 al 18 May 2014
Vicenza
Luogo: Palladio Museum
Indirizzo: contra’ Porti 11
Orari: da martedì a domenica 10-18
Curatori: Studio Scandurra
Enti promotori:
- Regione del Veneto
- dalla Fondazione Cariverona e dalla Fondazione Giuseppe Roi
Telefono per informazioni: +39 0444 323014
E-Mail info: accoglienza@palladiomuseum.org
Sito ufficiale: http://www.palladiomuseum.org/it/
Il Palladio Museum ha prodotto una mostra dedicata alle visioni della Roma antica, mettendo in scena immagini dai film di Pier Paolo Pasolini accanto ad una eccezionale donazione di preziosi libri, mappe e vedute di Roma antica riuniti in quarant’anni di ricerche da Alberto Caldana, una singolare figura di collezionista-studioso.
In una lettera del 1343 Francesco Petrarca racconta di aver scalato le grandiose volte delle terme di Diocleziano, in cerca di silenzio e aria fresca, e per ammirare dall’alto le rovine di Roma. Esse testimoniavano la grandezza della città ma anche, paradossalmente, che era stata distrutta. Ciò faceva riflettere sulla fragilità delle realizzazioni umane, e insieme rafforzava il desiderio di recuperare ed emulare le opere degli antichi: una resurrezione e un riscatto su cui si fondò il Rinascimento. Un segno opposto hanno invece le rovine che fanno da sfondo ai ragazzi di vita dei film di Pasolini, ruderi muti che nessuno più capisce, soffocati dall’avanzare delle periferie senza memoria.
Fra le opere esposte accanto agli sguardi pasoliniani di Mamma Roma (1962) e La Ricotta (1963) una rarissima copia dell’Antiquae Urbis Romae, il primo testo a stampa che tenti una ricostruzione della Roma antica, concepito nell’ambiente intorno a Raffaello Sanzio. E ancora la celebre veduta di Roma di Pirro Ligorio del 1561, il Campo Marzio di Piranesi (1762) che diventerà una delle immagini chiave dell’immaginario del Postmoderno per Tafuri e Aldo Rossi, le piante topografiche ottocentesche di Roma e del Lazio di Luigi Canina (con esemplari postillati dall’autore) e la Forma Urbis Romae di Rodolfo Lanciani in ben 46 tavole (1893-1901).
La mostra è un viaggio per visitare con l’immaginazione una città straordinaria ma perduta, che per secoli gli architetti – e Palladio in particolare – indagarono ossessivamente per ritrovare il graal di una nuova architettura. La mostra è allestita nella galleria delle esposizioni temporanee del Palladio Museum concepito da Guido Beltramini, Howard Burns e Alessandro Scandurra come museo-laboratorio sulla cultura dell’architettura. Le opere in mostra potranno quindi essere confrontate con i disegni autografi di studio di monumenti antichi tracciati da Palladio nei suoi soggiorni a Roma, presenti in originale nelle altre sale del Palladio Museum.
“Con le visioni di Roma inauguriamo un anno di importanti mostre al Palladio Museum: – dichiara Amalia Sartori, presidente del CISA Andrea Palladio – in giugno sarà la volta di Thomas Jefferson e il palladianesimo americano e ad ottobre di Donato Bramante e l’arte della progettazione, in occasione del quinto centenario della morte del padre dell’architettura rinascimentale”.
La mostra è accompagnata dall’uscita di un poderoso volume “Roma antica. Piante topografiche e vedute generali” frutto dell’erudizione dello stesso Alberto Caldana, affiancato da specialisti come Mario Bevilacqua (Università di Firenze), Marcello Fagiolo (Università di Roma La Sapienza) e Clemente Marigliani.
I materiali in mostra sono stati donati da Alberto Caldana al Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio a costituire una raccolta intitolata al donatore e a suo fratello Luigi.
In una lettera del 1343 Francesco Petrarca racconta di aver scalato le grandiose volte delle terme di Diocleziano, in cerca di silenzio e aria fresca, e per ammirare dall’alto le rovine di Roma. Esse testimoniavano la grandezza della città ma anche, paradossalmente, che era stata distrutta. Ciò faceva riflettere sulla fragilità delle realizzazioni umane, e insieme rafforzava il desiderio di recuperare ed emulare le opere degli antichi: una resurrezione e un riscatto su cui si fondò il Rinascimento. Un segno opposto hanno invece le rovine che fanno da sfondo ai ragazzi di vita dei film di Pasolini, ruderi muti che nessuno più capisce, soffocati dall’avanzare delle periferie senza memoria.
Fra le opere esposte accanto agli sguardi pasoliniani di Mamma Roma (1962) e La Ricotta (1963) una rarissima copia dell’Antiquae Urbis Romae, il primo testo a stampa che tenti una ricostruzione della Roma antica, concepito nell’ambiente intorno a Raffaello Sanzio. E ancora la celebre veduta di Roma di Pirro Ligorio del 1561, il Campo Marzio di Piranesi (1762) che diventerà una delle immagini chiave dell’immaginario del Postmoderno per Tafuri e Aldo Rossi, le piante topografiche ottocentesche di Roma e del Lazio di Luigi Canina (con esemplari postillati dall’autore) e la Forma Urbis Romae di Rodolfo Lanciani in ben 46 tavole (1893-1901).
La mostra è un viaggio per visitare con l’immaginazione una città straordinaria ma perduta, che per secoli gli architetti – e Palladio in particolare – indagarono ossessivamente per ritrovare il graal di una nuova architettura. La mostra è allestita nella galleria delle esposizioni temporanee del Palladio Museum concepito da Guido Beltramini, Howard Burns e Alessandro Scandurra come museo-laboratorio sulla cultura dell’architettura. Le opere in mostra potranno quindi essere confrontate con i disegni autografi di studio di monumenti antichi tracciati da Palladio nei suoi soggiorni a Roma, presenti in originale nelle altre sale del Palladio Museum.
“Con le visioni di Roma inauguriamo un anno di importanti mostre al Palladio Museum: – dichiara Amalia Sartori, presidente del CISA Andrea Palladio – in giugno sarà la volta di Thomas Jefferson e il palladianesimo americano e ad ottobre di Donato Bramante e l’arte della progettazione, in occasione del quinto centenario della morte del padre dell’architettura rinascimentale”.
La mostra è accompagnata dall’uscita di un poderoso volume “Roma antica. Piante topografiche e vedute generali” frutto dell’erudizione dello stesso Alberto Caldana, affiancato da specialisti come Mario Bevilacqua (Università di Firenze), Marcello Fagiolo (Università di Roma La Sapienza) e Clemente Marigliani.
I materiali in mostra sono stati donati da Alberto Caldana al Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio a costituire una raccolta intitolata al donatore e a suo fratello Luigi.
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