Al Museo Archeologico Regionale dal 20 giugno al 19 ottobre
L' "altro" Picasso, tra scenografia, ceramica e letteratura. Un ritorno alle origini da scoprire ad Aosta

Pablo Picasso, Minotauro cieco guidato da una giovane con una colomba II, Incisione della “Suite Vollard” 23 ottobre 1934, Incisione su carta Vergé de Montval con filigrana di Vollard Foglio: 45 x 33.8 cm, Impronta lastra: 23,7 x 29,8 cm
Samantha De Martin
13/06/2025
Aosta - C’è l’eredità della cultura fenicia, romana e araba, incontrate durante l’infanzia a Malaga, sulle sponde del Mediterraneo.
E c’è il dialogo costante con il passato, l’uso l’innovativo delle tecniche tradizionali, come la ceramica, l’incisione, il design scenografico. Le ricette di cucina apprese in famiglia e i tejeringos. E ancora gli approfondimenti connessi alla poesia, le suggestioni dedicate al rapporto con i fotografi suoi contemporanei e alla ricezione della sua opera nell’Italia degli anni Cinquanta.
È un racconto che intreccia storia, arte e memoria, rivelando un Picasso intimo, un artista vissuto in una continua ricerca, ma anche profondamente consapevole delle proprie origini, quello che emerge nella mostra L’altro Picasso. Ritorno alle origini, attesa nelle sale espositive del Museo Archeologico Regionale di Aosta dal 20 giugno al 19 ottobre, a cura di Helena Alonso, J. Óscar Carrascosa e Daria Jorioz.
L’ampio patrimonio culturale immateriale che fa da background all’esperienza di Picasso restituisce attraverso le cento opere in mostra una visione meno conosciuta di questo straordinario maestro, in un vitale eterno ritorno alle radici mediterranee e alle origini familiari e culturali che lo accompagneranno fino alla fine, sopraggiunta in un giorno di aprile del 1973.
Patrocinata dall’Ambasciata di Spagna a Roma, l’esposizione esplora la profonda influenza delle origini e tradizioni familiari sull’opera di Picasso, accompagnando i visitatori in un percorso che vuole ricostruire la vicenda creativa del maestro anche attraverso le esperienze dell’infanzia, il dialogo costante con il passato e l’innovativo uso delle tecniche tradizionali.
Ne scaturisce un racconto che intreccia storia, arte e memoria, rivelando un Picasso intimo, un artista innovativo, vissuto in una continua ricerca, ma anche profondamente consapevole delle proprie origini.
Ci sono le incisioni, come la serie Il capolavoro sconosciuto o un’acquaforte tratta dalla Suite Vollard, dove il mondo classico riemerge davanti ai nostri occhi, e ci sono i risvolti meno famosi, come il contributo offerto da Picasso alle arti sceniche, con le scenografie per il balletto Il cappello a tre punte. La passione per la letteratura fa capolino invece nella serie di incisioni La Sepoltura del conte di Orgaz e nelle sue poesie. La letteratura esercitò grande influenza sulla sua produzione plastica, specialmente quella ispirata ai classici greci e romani. Rappresentava il terreno comune su cui si basava il sodalizio con poeti come Apollinaire, Max Jacob o Paul Éluard.
La moglie del mugnaio, Riproduzione da l'opera “La Femme du Meunier. Etude pour le Tricorne, 1919, by Pablo Picasso” 1920 Pochoir, 22.1 x 28.7 cm Fundación Archivo Manuel de Falla, Granada © Succession Picasso, by SIAE 2025
Una parte significativa dell’esposizione è dedicata alle incisioni destinate a illustrare diverse opere letterarie, dai classici alle creazioni dei suoi amici. Una sezione documenta l’importante ruolo del linguaggio nell’opera di Picasso, in cui la parola è il veicolo creativo usato per rendere conto delle sue origini e dei suoi ricordi attraverso un mezzo di espressione surrealista: la pratica della scrittura automatica.
A questo si aggiunge un’ampia selezione di ceramiche. A partire dal 1946 Picasso trova in questa tecnica millenaria un intero universo creativo da esplorare. A 65 anni si sente come un bambino nello scoprire e indagare una forma d’arte che gli permette di conciliare gli aspetti stilistici e tecnici di disegno, incisione e scultura.
Nella Malaga della sua infanzia, dove Picasso conosce i laboratori di ceramica nei pressi della casa di famiglia, il padre José Ruiz Blasco, professore di disegno e curatore del museo cittadino, è il suo primo maestro, permettendo alle doti artistiche del piccolo Pablo di emergere e svilupparsi. Nella sua casa di Malaga, circondato dalla madre, dalle sorelle e dalle zie, il piccolo Pablo scopre la musica tradizionale spagnola, le canzoni, i distici e le danze, ma anche le ricette di cucina della famiglia e i tejeringos, una variante dei churros, cui farà riferimento diversi decenni più tardi negli esercizi di scrittura automatica svolti a Parigi.
È sempre in questo ambiente che subisce il fascino per il mondo dei tori. Alle corride frequentate con il padre Picasso tornerà a più riprese da adulto nel sud della Francia, rievocando una festa mediterranea di tradizione millenaria. Il toro diventa il suo alter ego, un potente simbolo di erotismo.
A partire dal 21 giugno la mostra sarà aperta tutti i giorni dalle 9 alle 19.
E c’è il dialogo costante con il passato, l’uso l’innovativo delle tecniche tradizionali, come la ceramica, l’incisione, il design scenografico. Le ricette di cucina apprese in famiglia e i tejeringos. E ancora gli approfondimenti connessi alla poesia, le suggestioni dedicate al rapporto con i fotografi suoi contemporanei e alla ricezione della sua opera nell’Italia degli anni Cinquanta.
È un racconto che intreccia storia, arte e memoria, rivelando un Picasso intimo, un artista vissuto in una continua ricerca, ma anche profondamente consapevole delle proprie origini, quello che emerge nella mostra L’altro Picasso. Ritorno alle origini, attesa nelle sale espositive del Museo Archeologico Regionale di Aosta dal 20 giugno al 19 ottobre, a cura di Helena Alonso, J. Óscar Carrascosa e Daria Jorioz.
L’ampio patrimonio culturale immateriale che fa da background all’esperienza di Picasso restituisce attraverso le cento opere in mostra una visione meno conosciuta di questo straordinario maestro, in un vitale eterno ritorno alle radici mediterranee e alle origini familiari e culturali che lo accompagneranno fino alla fine, sopraggiunta in un giorno di aprile del 1973.
Patrocinata dall’Ambasciata di Spagna a Roma, l’esposizione esplora la profonda influenza delle origini e tradizioni familiari sull’opera di Picasso, accompagnando i visitatori in un percorso che vuole ricostruire la vicenda creativa del maestro anche attraverso le esperienze dell’infanzia, il dialogo costante con il passato e l’innovativo uso delle tecniche tradizionali.
Ne scaturisce un racconto che intreccia storia, arte e memoria, rivelando un Picasso intimo, un artista innovativo, vissuto in una continua ricerca, ma anche profondamente consapevole delle proprie origini.
Ci sono le incisioni, come la serie Il capolavoro sconosciuto o un’acquaforte tratta dalla Suite Vollard, dove il mondo classico riemerge davanti ai nostri occhi, e ci sono i risvolti meno famosi, come il contributo offerto da Picasso alle arti sceniche, con le scenografie per il balletto Il cappello a tre punte. La passione per la letteratura fa capolino invece nella serie di incisioni La Sepoltura del conte di Orgaz e nelle sue poesie. La letteratura esercitò grande influenza sulla sua produzione plastica, specialmente quella ispirata ai classici greci e romani. Rappresentava il terreno comune su cui si basava il sodalizio con poeti come Apollinaire, Max Jacob o Paul Éluard.

La moglie del mugnaio, Riproduzione da l'opera “La Femme du Meunier. Etude pour le Tricorne, 1919, by Pablo Picasso” 1920 Pochoir, 22.1 x 28.7 cm Fundación Archivo Manuel de Falla, Granada © Succession Picasso, by SIAE 2025
Una parte significativa dell’esposizione è dedicata alle incisioni destinate a illustrare diverse opere letterarie, dai classici alle creazioni dei suoi amici. Una sezione documenta l’importante ruolo del linguaggio nell’opera di Picasso, in cui la parola è il veicolo creativo usato per rendere conto delle sue origini e dei suoi ricordi attraverso un mezzo di espressione surrealista: la pratica della scrittura automatica.
A questo si aggiunge un’ampia selezione di ceramiche. A partire dal 1946 Picasso trova in questa tecnica millenaria un intero universo creativo da esplorare. A 65 anni si sente come un bambino nello scoprire e indagare una forma d’arte che gli permette di conciliare gli aspetti stilistici e tecnici di disegno, incisione e scultura.
Nella Malaga della sua infanzia, dove Picasso conosce i laboratori di ceramica nei pressi della casa di famiglia, il padre José Ruiz Blasco, professore di disegno e curatore del museo cittadino, è il suo primo maestro, permettendo alle doti artistiche del piccolo Pablo di emergere e svilupparsi. Nella sua casa di Malaga, circondato dalla madre, dalle sorelle e dalle zie, il piccolo Pablo scopre la musica tradizionale spagnola, le canzoni, i distici e le danze, ma anche le ricette di cucina della famiglia e i tejeringos, una variante dei churros, cui farà riferimento diversi decenni più tardi negli esercizi di scrittura automatica svolti a Parigi.
È sempre in questo ambiente che subisce il fascino per il mondo dei tori. Alle corride frequentate con il padre Picasso tornerà a più riprese da adulto nel sud della Francia, rievocando una festa mediterranea di tradizione millenaria. Il toro diventa il suo alter ego, un potente simbolo di erotismo.
A partire dal 21 giugno la mostra sarà aperta tutti i giorni dalle 9 alle 19.
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