Dal 2 marzo al 30 giugno al Kunstmuseum

A Basilea la carica delle donne pittrici

Sofonisba Anguissola, Autoritratto, 1554, Olio su tavola, 14.5 x 19.5 cm,  Kunsthistorisches Museum Wien, Gemäldegalerie
 

Samantha De Martin

26/01/2024

Ci sono stati momenti della storia nei quali il successo non sempre è stato legato al talento del pennello.
Tra il 1500 e il 1800 le donne pittrici erano molto più numerose di quanto si possa immaginare, ma forgiare una carriera da artista non era semplice e bisognava sfidare talvolta la società imbattendosi in circostanze favorevoli.
A offrire uno spaccato di questi secoli e a ripercorrere la carriera delle singole donne attraverso i rapporti e i contrasti con i loro padri e fratelli è una mostra intitolata Ingenious Women.
Protagoniste di questo percorso atteso al Kunstmuseum di Basilea dal 2 marzo al 30 giugno saranno cento opere di 19 artiste attive tra il XVI e il XVIII secolo.
Per secoli fu impedito a queste donne di unirsi alle corporazioni o di iscriversi alle accademie d'arte. La maggior parte di queste proveniva da famiglie che fornivano loro una formazione professionale. Catharina van Hemessen, la prima ad aver ritratto una donna (se stessa) al lavoro, oggi nella Collezione del Kunstmuseum, imparò probabilmente a dipingere nella bottega di suo padre.


Marietta Robusti (la Tintoretta), Autoritratto con Jacopo Strada, 1567-68, Olio su tela,  Gemäldegalerie Alte Meister, Staatliche Kunstsammlungen Dresden

Nel caso di Marietta Robusti, alias La Tintoretta, sappiamo che aiutò il padre Jacopo in giovane età prima di diventare un pittrice a pieno titolo. Altre protagoniste, meno fortunate di lei, lavorarono nell'ombra, assistendo i loro parenti. Il loro personale stile, talvolta difficile da identificare, si fondeva talvolta con quello dei loro maestri. Fu questo il destino di Michaelina Wautier.
I documenti dimostrano invece che il marito dell'olandese Rachel Ruysch, il pittore Juriaen Pool, non solo le diede il permesso di dipingere, ma le sue nature morte superarono quelle del compagno che la supportava materialmente nel suo lavoro. Così fu la prima donna a essere inserita nella corporazione dei pittori dell'Aia. Ma fu un’eccezione dal momento che, nella maggior parte dei casi, il matrimonio - come ebbe modo di sperimentare la pittrice olandese Judith Leyster, significava rinunciare alle proprie aspirazioni professionali sottomettendosi alle autorità dei mariti.
Sebbene alcune affiancassero i propri coniugi nel laboratorio, per molte di loro i bambini e la famiglia occupavano ormai gran parte del tempo. Questo spinse altre artiste come Maria van Oosterwijk a scegliere di rimanere single.

Meno numerose, ma altrettanto straordinarie furono poi le donne pittrici senza alcun legame con l'arte, ma che impararono il mestiere tardi. Molte di loro provenivano da famiglie nobili e borghesi. Sofonisba Anguissola si formò presso il pittore Bernardino Campi. Gli sforzi del padre, finalizzati a “commercializzare”, le consentirono di ottenere successo fino a conquistare la corte reale spagnola. Se Catharina Treu fu la prima docente presso un'accademia tedesca grazie al mecenatismo del conte Palatino Carlo Teodoro, Angelika Kauffmann è presumibilmente la più conosciuta artista e insegnante donna, contando tra i riconoscimenti l'appartenenza alla Royal Academy di Londra.
Eppure queste donne non avrebbero potuto raggiungere i loro successi senza il supporto degli uomini che le circondavano.

In mostra a Basilea i visitatori incontreranno ritratti e nature morte, soggetti dominanti nella produzione delle artiste tra Cinque e Settecento. Di tanto in tanto qualcuna si cimenta nella pittura storica, il genere di rango più alto.
Non ci sono soggetti “tipicamente femminili”. I motivi sono soprattutto un riflesso dei tempi e dei luoghi particolari nei quali visse un'artista.


Rachel Ruysch, Natura morta con ramo di rose, scarabeo e ape, 1741, 24.5 x 20 cm, Olio su tela, montato su legno di rovere, Kunstmuseum Basel

Per quanto riguarda i committenti, i Paesi Bassi e la Germania videro l'ascesa di una clientela borghese, mentre l'aristocrazia rimase dominante in Italia e Spagna dove la Chiesa era ancora fonte di importanti commissioni. Le richieste incidevano anche sui formati, decisamente più piccoli in alcune parti del nord Europa. Ritratti e nature morte floreali si trovano nelle opere di artiste sia nel nord che nel sud.

Nelle cinque gallerie del Kunstmuseum Basel le diciannove artiste sono esposte in base alle origini geografiche. Se la prima galleria è dedicata alle pittrici italiane Sofonisba Anguissola, Lavinia Fontana, Marietta Robusti detta Tintoretta ed Elisabetta Sirani, una stanza più piccola accoglie le nature morte di Fede Galizia, Louise Moillon e Anne Vallayer-Coster. Seguono le olandesi Catharina van Hemessen, Michaelina Wautier e Judith Leyster, mentre la quarta sala si concentra sulla natura morta settentrionale, con opere di Rachel Ruysch, Maria van Oosterwijk, Maria Sibylla Merian e Alida Withoos. La tedesca Katharina Treu, Dorothea Therbusch e la svizzera Anna Waser, Anna Barbara Abesch e Angelika Kauffmann chiudono il percorso.

La mostra dedica un particolare excursus alle artiste attive nel mondo della stampa, nei laboratori di famiglia. Le stampe riportano dettagliate informazioni sui nomi dei produttori. Al primo piano dell’Hauptbau ritroveremo tre principali rappresentanti: Diana Scultori, figlia dell'omonima famiglia mantovana-romana di incisori, Magdalena de Passe, collaboratrice dell'impresa di suo padre Crispijn de Passe a Colonia e poi a Utrecht, e Maria Katharina Prestel che sposò il suo insegnante Johann Gottlieb Prestel.
La mostra è una coproduzione del Bucerius Kunst Forum, Amburgo, e del Museo d'arte di Basilea. Il percorso espositivo riunisce prestiti da collezioni pubbliche e private internazionali, dalla Galleria degli Uffizi di Firenze al Kunsthistorisches Museum di Vienna, dal Rijksmuseum di Amsterdam alla Staatsgalerie di Stoccarda.

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