Dal 17 settembre nella capitale
Riapre il Museo della Scuola Romana: la città sotto la lente dei grandi maestri, da Mario Mafai e Antonietta Raphaël a Donghi

Francesco Trombadori, Il Campidoglio visto dal Foro, 1945, Olio su tela, 83 x 71 cm, Collezione BNL BNP Paribas.
Samantha De Martin
17/09/2025
Roma - L’interno di un tram, tratteggiato con tocco veloce in un acquerello di Alberto Ziveri, irrompe assieme all’atmosfera buia e popolare dei postriboli. Il gazometro di via Ostiense, immortalato da Renzo Vespignani, con il suo moderno stile materico cede al passaggio dei treni nella zona periferica di Portonaccio, mentre i disastri provocati dalla guerra, con le macerie e le vittime dei bombardamenti, irrompono tra le vedute di una città in trasformazione.
Questo focus speciale su Roma, pensato per offrire un diverso sguardo sulla città, raccontandone il paesaggio e i grandi cambiamenti urbanistici e sociali avvenuti tra le due guerre mondiali, è solo una porzione del Museo della Scuola Romana, che riapre al pubblico, nel Casino Nobile dei Musei di Villa Torlonia, a conclusione del progetto di riallestimento promosso e curato dalla Sovrintendenza Capitolina e realizzato in collaborazione con Zètema Progetto Cultura.
All’iniziativa ha contribuito BNL BNP Paribas che ha messo a disposizione 60 opere del proprio patrimonio artistico, tra le quali appunto l’esclusiva serie di vedute della Capitale, meglio conosciuta come “Collezione Roma”.
Queste 54 opere di identico formato (cm 20x26) sono state realizzate tra il 1946 e il 1948, da artisti quali Mario Mafai, Filippo de Pisis, Renato Guttuso, Giorgio de Chirico, Alberto Savinio, giovani talenti come Afro, Fausto Pirandello, Renzo Vespignani e altri, chiamati a confrontarsi sul tema “Aspetti della città di Roma”. A permetterle di arrivare fino a noi è stata una felice intuizione del celebre scrittore, sceneggiatore e giornalista Cesare Zavattini che la ideò e commissionò per il produttore cinematografico Ferruccio Caramelli. La collezione, dal 1983, è entrata a far parte della raccolta d’arte di BNL BNP Paribas che conta ad oggi oltre 6 mila opere.
Giorgio de Chirico, Palatino, 1946-1947, Olio su cartoncino telato, 26 x 20 cm, Collezione BNL BNP Paribas
A quasi vent’anni dalla prima inaugurazione, ripensato adesso secondo più moderni criteri museografici, didattici e d’inclusività, il Museo della Scuola Romana accoglie il pubblico con un racconto costruito per sezioni tematiche che individuano contesti, movimenti ed espressioni artistiche di quegli anni.
Il Museo era stato istituito nel 2006 grazie alla collaborazione tra Roma Capitale e un gruppo di studiosi, collezionisti ed eredi di artisti già attivi nell’Associazione Archivio della Scuola Romana fondata nel 1983 dalla gallerista Netta Vespignani al fine di valorizzare il patrimonio figurativo prodotto a Roma nel periodo compreso tra le due guerre nell’ambito del variegato ambiente artistico denominato “Scuola Romana”, uno dei momenti più vitali dell’arte italiana del Novecento.
L’intesa virtuosa tra pubblico e privato, con l’acquisizione di opere in donazione e in comodato, ha permesso di dare origine ad uno spazio museale pubblico dedicato a un importante momento della storia dell’arte della città di Roma, rendendo fruibili capolavori che altrimenti sarebbero rimasti custoditi nelle collezioni private.
Il progetto scientifico, curato da Federica Pirani, Claudio Crescentini, Antonia Rita Arconti, Annapaola Agati ed Elena Scarfò, guarda a un allestimento, opera di Stefano Busoni e Andrea Pesce Delfino, che abbraccia oltre 150 opere tra dipinti, sculture, disegni e incisioni del Novecento appartenenti alla collezione permanente o acquisite in comodato d’uso (da privati o da altre istituzioni). Non mancano capolavori solitamente non visibili al pubblico e poco noti, per lo più conservati presso i depositi della Sovrintendenza o in collezioni private. Si passa attraverso il “Ritorno all’ordine” e la rilettura della tradizione italiana di artisti come Carlo Socrate e Quirino Ruggeri, ci si incanta al cospetto del “Realismo magico” di Antonio Donghi, Francesco Alessandro Di Cocco, Francesco Trombadori, Riccardo Francalancia, e dell’espressionismo visionario di Ferruccio Ferrazzi, mentre non manca l'arte anti-accademica di Mario Mafai, Antonietta Raphaël, Scipione, maestri della Scuola di Via Cavour.
Enrico Prampolini, Piazza di Spagna, 1946-1947, Olio su tela, 26 x 20 cm, Collezione BNL BNP Paribas
Il realismo documentario di Eva Quajotto, Antonio Barrera, Domenico Quattrociocchi e Odoardo Ferretti, cede al nuovo linguaggio realista maturato, a ridosso della Seconda Guerra Mondiale, da parte di autori come Alberto Ziveri, Fausto Pirandello, Renato Guttuso e il giovane Renzo Vespignani. La scultura si racconta invece attraverso le voci di Pericle Fazzini, Mirko Basaldella, Leoncillo Leonardi, e un maestro dell’incisione come Luigi Bartolini. Il dialogo è reso ancora più interessante dalle voci femminili di Edita Broglio, Leonetta Cecchi Pieraccini, Adriana Pincherle, Katy Castellucci, Pasquarosa, Maria Immacolata Zaffuto e Maria Letizia Giuliani Melis.
Questo focus speciale su Roma, pensato per offrire un diverso sguardo sulla città, raccontandone il paesaggio e i grandi cambiamenti urbanistici e sociali avvenuti tra le due guerre mondiali, è solo una porzione del Museo della Scuola Romana, che riapre al pubblico, nel Casino Nobile dei Musei di Villa Torlonia, a conclusione del progetto di riallestimento promosso e curato dalla Sovrintendenza Capitolina e realizzato in collaborazione con Zètema Progetto Cultura.
All’iniziativa ha contribuito BNL BNP Paribas che ha messo a disposizione 60 opere del proprio patrimonio artistico, tra le quali appunto l’esclusiva serie di vedute della Capitale, meglio conosciuta come “Collezione Roma”.
Queste 54 opere di identico formato (cm 20x26) sono state realizzate tra il 1946 e il 1948, da artisti quali Mario Mafai, Filippo de Pisis, Renato Guttuso, Giorgio de Chirico, Alberto Savinio, giovani talenti come Afro, Fausto Pirandello, Renzo Vespignani e altri, chiamati a confrontarsi sul tema “Aspetti della città di Roma”. A permetterle di arrivare fino a noi è stata una felice intuizione del celebre scrittore, sceneggiatore e giornalista Cesare Zavattini che la ideò e commissionò per il produttore cinematografico Ferruccio Caramelli. La collezione, dal 1983, è entrata a far parte della raccolta d’arte di BNL BNP Paribas che conta ad oggi oltre 6 mila opere.

Giorgio de Chirico, Palatino, 1946-1947, Olio su cartoncino telato, 26 x 20 cm, Collezione BNL BNP Paribas
A quasi vent’anni dalla prima inaugurazione, ripensato adesso secondo più moderni criteri museografici, didattici e d’inclusività, il Museo della Scuola Romana accoglie il pubblico con un racconto costruito per sezioni tematiche che individuano contesti, movimenti ed espressioni artistiche di quegli anni.
Il Museo era stato istituito nel 2006 grazie alla collaborazione tra Roma Capitale e un gruppo di studiosi, collezionisti ed eredi di artisti già attivi nell’Associazione Archivio della Scuola Romana fondata nel 1983 dalla gallerista Netta Vespignani al fine di valorizzare il patrimonio figurativo prodotto a Roma nel periodo compreso tra le due guerre nell’ambito del variegato ambiente artistico denominato “Scuola Romana”, uno dei momenti più vitali dell’arte italiana del Novecento.
L’intesa virtuosa tra pubblico e privato, con l’acquisizione di opere in donazione e in comodato, ha permesso di dare origine ad uno spazio museale pubblico dedicato a un importante momento della storia dell’arte della città di Roma, rendendo fruibili capolavori che altrimenti sarebbero rimasti custoditi nelle collezioni private.
Il progetto scientifico, curato da Federica Pirani, Claudio Crescentini, Antonia Rita Arconti, Annapaola Agati ed Elena Scarfò, guarda a un allestimento, opera di Stefano Busoni e Andrea Pesce Delfino, che abbraccia oltre 150 opere tra dipinti, sculture, disegni e incisioni del Novecento appartenenti alla collezione permanente o acquisite in comodato d’uso (da privati o da altre istituzioni). Non mancano capolavori solitamente non visibili al pubblico e poco noti, per lo più conservati presso i depositi della Sovrintendenza o in collezioni private. Si passa attraverso il “Ritorno all’ordine” e la rilettura della tradizione italiana di artisti come Carlo Socrate e Quirino Ruggeri, ci si incanta al cospetto del “Realismo magico” di Antonio Donghi, Francesco Alessandro Di Cocco, Francesco Trombadori, Riccardo Francalancia, e dell’espressionismo visionario di Ferruccio Ferrazzi, mentre non manca l'arte anti-accademica di Mario Mafai, Antonietta Raphaël, Scipione, maestri della Scuola di Via Cavour.

Enrico Prampolini, Piazza di Spagna, 1946-1947, Olio su tela, 26 x 20 cm, Collezione BNL BNP Paribas
Il realismo documentario di Eva Quajotto, Antonio Barrera, Domenico Quattrociocchi e Odoardo Ferretti, cede al nuovo linguaggio realista maturato, a ridosso della Seconda Guerra Mondiale, da parte di autori come Alberto Ziveri, Fausto Pirandello, Renato Guttuso e il giovane Renzo Vespignani. La scultura si racconta invece attraverso le voci di Pericle Fazzini, Mirko Basaldella, Leoncillo Leonardi, e un maestro dell’incisione come Luigi Bartolini. Il dialogo è reso ancora più interessante dalle voci femminili di Edita Broglio, Leonetta Cecchi Pieraccini, Adriana Pincherle, Katy Castellucci, Pasquarosa, Maria Immacolata Zaffuto e Maria Letizia Giuliani Melis.
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