Salvatore D'Addario e Lino Stronati. Astigmatismi Culturali
Dal 11 Giugno 2014 al 21 Giugno 2014
Jesi | Ancona
Luogo: Palazzo dei Convegni
Indirizzo: corso Matteotti
Orari: da martedì a domenca 17-20,30
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 393 9438424
E-Mail info: rogigli@gmail.com
Sito ufficiale: http://www.comune.jesi.an.it
Inaugura mercoledì 11 giugno, alle 18,30, la mostra “Astigmatismi Culturali”, doppia personale degli artisti Salvatore D’Addario e Lino Stronati – Stroli ospitata a Palazzo dei Convegni, in corso Matteotti a Jesi. Salvatore D’Addario, di Camerano (an), insegna all’Istituto d’Arte di Ancona ed espone le sue opere pittoriche e scultoree già dal 1970. Il suo percorso artistico annovera importanti mostre a livello nazionale – Roma Milano - e internazionale – Austria, Egitto, Cina, Romania.
Lino Stronati, in arte Stroli, vive ed opera a Jesi. Il suo linguaggio, elaborato in pochi anni da autodidatta, si contaddistingue per l'originalità e l’energia travolgente del suo espressionismo. Espone dal 2009 e ha già all’attivo numerose mostre collettive e personali a Sarnano, a Assisi, a Roma, presso l’Ambasciata di Cuba, ancora a Roma, con il Premio Seraphicum e l’esposizione all’Ambasciata dell’Iraq presso la Santa Sede, e al Museo d’Arte Moderna di Kiev. Le 40 opere che la mostra propone esprimono due esperienze molto diverse e di grande interesse che, come sostiene il critico Fabio Ciceroni, “[…] non obbligano più a chiedersi cos’è ? ma piuttosto chi è? ed io chi sono?”.
Il filo che lega le opere dei due artisti, è il lavoro che li vede entrambe impegnati a rivelare sofferenze fisiche e psicologiche, lotte per la sopravvivenza del pensiero o, addirittura, per la sopravvivenza fisica. Il nucleo centrale delle mostra, infatti, è composto da una serie di ritratti dedicati da Salvatore D’Addario a grandi pensatori e artisti del 900 come Ionesco, Burroughs, Erofeev, Verdiglione ritagliati, scontornati e posti fuori dalla piano, in una sorta di astigmatismo dal pensiero corrente. Ombre scure che lasciano un vuoto di interrogativi. È l’ebbrezza che il libero arbitrio, di fronte a uno spazio bianco, trasforma in inquietudine, rendendo consapevoli di un altro pensiero possibile che D’Addario suggerisce e configura. È, appunto, la rappresentazione della forza delle idee e del pensiero che spesso viene a destabilizzare gli equilibri sociali e che, quindi, viene biasimato, limitato, combattuto, a volte con la violenza, l’allontanamento o la prigionia. A ciò si unisce la riflessione sui grandi cambiamenti sociali e sul dramma delle popolazioni migranti che la serie “miraggi”, presentata da Stroli, propone. Un viaggio spesso tragico che Stroli evoca in modo sorprendente e potente giocando sul contrasto tra gioiose, spensierate, coloriture e tragici simboli, in un’orditura che intreccia, come una crema spalmata su una familiare fetta di pane, scie sinistre e residui di umani spostamenti senza nome.
Lino Stronati, in arte Stroli, vive ed opera a Jesi. Il suo linguaggio, elaborato in pochi anni da autodidatta, si contaddistingue per l'originalità e l’energia travolgente del suo espressionismo. Espone dal 2009 e ha già all’attivo numerose mostre collettive e personali a Sarnano, a Assisi, a Roma, presso l’Ambasciata di Cuba, ancora a Roma, con il Premio Seraphicum e l’esposizione all’Ambasciata dell’Iraq presso la Santa Sede, e al Museo d’Arte Moderna di Kiev. Le 40 opere che la mostra propone esprimono due esperienze molto diverse e di grande interesse che, come sostiene il critico Fabio Ciceroni, “[…] non obbligano più a chiedersi cos’è ? ma piuttosto chi è? ed io chi sono?”.
Il filo che lega le opere dei due artisti, è il lavoro che li vede entrambe impegnati a rivelare sofferenze fisiche e psicologiche, lotte per la sopravvivenza del pensiero o, addirittura, per la sopravvivenza fisica. Il nucleo centrale delle mostra, infatti, è composto da una serie di ritratti dedicati da Salvatore D’Addario a grandi pensatori e artisti del 900 come Ionesco, Burroughs, Erofeev, Verdiglione ritagliati, scontornati e posti fuori dalla piano, in una sorta di astigmatismo dal pensiero corrente. Ombre scure che lasciano un vuoto di interrogativi. È l’ebbrezza che il libero arbitrio, di fronte a uno spazio bianco, trasforma in inquietudine, rendendo consapevoli di un altro pensiero possibile che D’Addario suggerisce e configura. È, appunto, la rappresentazione della forza delle idee e del pensiero che spesso viene a destabilizzare gli equilibri sociali e che, quindi, viene biasimato, limitato, combattuto, a volte con la violenza, l’allontanamento o la prigionia. A ciò si unisce la riflessione sui grandi cambiamenti sociali e sul dramma delle popolazioni migranti che la serie “miraggi”, presentata da Stroli, propone. Un viaggio spesso tragico che Stroli evoca in modo sorprendente e potente giocando sul contrasto tra gioiose, spensierate, coloriture e tragici simboli, in un’orditura che intreccia, come una crema spalmata su una familiare fetta di pane, scie sinistre e residui di umani spostamenti senza nome.
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