Omaggio ad Arturo Toffetti

Marcello Maloberti, Raptus, 2009

 

Dal 10 Settembre 2014 al 21 Settembre 2014

Bergamo

Luogo: GAMeC - Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea

Indirizzo: via San Tommaso 53

Orari: da martedì a domenica 10-13 / 15-19

Curatori: Giacinto Di Pietrantonio, Stefano Raimondi

Costo del biglietto: ingresso gratuito

Telefono per informazioni: +39 035 399528

E-Mail info: info@gamec.it

Sito ufficiale: http://www.gamec.it/it


Dal 10 al 21 settembre 2014 la GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo è lieta di presentare al pubblico le opere di importanti artisti contemporanei che sono entrate a far parte della Collezione Permanente del museo grazie al Fondo intitolato ad Arturo Toffetti.
La prima esposizione in onore del collezionista bergamasco risale al 2008, e da allora – grazie a questo generoso contributo che permette da un lato la realizzazione della mostra e dall’altro di acquisire un’opera dell’artista ospitato – numerose sono state le personali di artisti contemporanei accolte nelle sale della GAMeC, alcuni dei quali presentavano la loro prima esposizione in un’istituzione italiana.
L’omaggio che la GAMeC rende ad Arturo Toffetti e alla sua famiglia intende restituire al pubblico l’importante testimonianza di come la sezione d’arte contemporanea della Collezione Permanente del museo, negli ultimi anni, si sia arricchita di opere di celebri artisti internazionali.

Queste le mostre realizzate grazie al Fondo Toffetti e le relative acquisizioni
Inter Pares – a cura di Alessandro Rabottini – è stata la prima della serie di mostre in onore di Arturo Toffetti,ospitata alla GAMeC nella primavera del 2008. I tre ambienti che costituivano la personale di Kris Martin, concepita appositamente per lo spazio espositivo del museo, rappresentavano altrettante tappe di un viaggio interiore che tocca il bisogno umano di conoscenza e il senso di frustrazione che ad esso si accompagna, la speranza e il mistero, la compassione e la percezione di un destino comune. Nella prima sala erano presenti due sculture della serie Idiot:Idiot III (2006) e Idiot V (2007), opera che è entrata in seguito a far parte della Collezione Permanente della Galleria e che riprende la figura dostojevskiana dell'idiota come metafora di una condizione esistenziale estrema, cioè quella dell'artista e, più in generale, di una condizione della conoscenza che riguarda tutta l'umanità, colta in un'eterna contraddizione tra illuminazione e fallimento.
La mostra Raptus, personale dell’artista Marcello Maloberti (2009) – a cura di Alessandro Rabottini – accoglieva un'imponente installazione composta da oggetti, suoni, luci e immagini che hanno creato una molteplicità di paesaggi – rurali, urbani e umani – incastrati l'uno dentro l'altro come scatole cinesi, e che si sono espansi sino a dominare gli spazi GAMeC. Anche in questo caso, lo spazio pubblico è divenuto una forma di ritratto psicologico, la dimensione interiore ha invaso il paesaggio, come se quest'ultimo fosse uno schermo di proiezione soggettiva.
Gran parte dei lavori esposti ruotavano intorno al dispositivo del collage, inteso non solo come tecnica ma,soprattutto, come una modalità operativa che sta alla base di tutto il lavoro di Marcello Maloberti. Di questi, un trittico che porta lo stesso titolo della personale è entrato a far parte della Collezione Permanente della GAMeC a conclusione della mostra. Anche in questo lavoro, le immagini e le forme convivono e si sovrappongono con una forte vitalità, come se tutta la realtà fosse oggetto di un'azione di prelievo e di accostamento all'insegna del disordine percettivo, della similitudine formale e del paradosso linguistico.
Le rappel des oiseaux, personale dell’artista Latifa Echakhch – a cura di Alessandro Rabottini – è stata ospitata alla GAMeC tra ottobre 2010 e gennaio 2011, realizzata in collaborazione con il FRAC Champagne-Ardenne di Reims. A conclusione della mostra, una delle tre opere della serie Frame è entrata a far parte della Collezione Permanente del museo: il lavoro è composto da un tappeto tradizionale di cui è stata rimossa la zona interna, per conservarne solo i bordi. Come spesso accade nel lavoro di Latifa Echakhch, un oggetto comune dal valore culturale molto forte – come in questo il tappeto di preghiera – viene in un certo senso svuotato dall’interno e trasportato su un altro piano di significato, in cui valore iconico e astrazione si fondono l’uno nell’altra.
Nella primavera 2011, due sono state le mostre in onore di Arturo Toffetti, entrambe a cura di Alessandro Rabottini: Bounty nello spazio, la prima personale in un’istituzione pubblica di Matteo Rubbi, e give more than you take, dell’artista tailandese Pratchaya Phinthong.
Matteo Rubbi ha concepito una mostra composta da più interventi che hanno coinvolto il contesto locale sia dal punto umano e sociale che storico. Alcuni di essi erano del tutto inediti, mentre altri erano la continuazione e lo sviluppo su scala maggiore di lavori già presentati. A conclusione della mostra, l’artista ha donato al museo l’imponente Bounty – riproduzione in scala 1:1 di una parte dello scafo della celebre fregata mercantile realizzata dai docenti di A.B.F. - Azienda Bergamasca Formazione di Bergamo e di Curno e dagli stessi visitatori della mostra durante una serie di workshop di falegnameria.
In occasione della mostra-omaggio ad Arturo Toffetti, viene presentata Carte du cieluna speciale mappa del cielo notturno realizzata dall’artista durante una serie di workshop nella città di Nizza.
La personale di Pratchaya Phinthong, realizzata in collaborazione con il CAC - Centre d'art contemporain di Brétigny, si compose di due momenti, il primo dei quali si è tenuto - tra dicembre 2010 e febbraio 2011 - nelle sale del Centro d’arte contemporanea alle porte di Parigi.
A completare la mostra a Bergamo, una serie di opere che, pur non presenti nell’originaria sede di Brétigny, contestualizzavano questo progetto all’interno di un più ampio corpus di lavori. Tra questi, Birds find refuge in Panmunjom, parte della Collezione Permanente del museo: Panmunjom è un villaggio sulla linea di confine de facto tra la Corea del Nord e la Corea del Sud. Fu in questo villaggio che, nel 1953, venne firmato l’armistizio che pose fine alla Guerra di Corea e che sancì il ritorno alla situazione iniziale e, di conseguenza, la divisione tra i due Stati. Il villaggio, dopo essere stato spopolato, oggi non esiste più e, al suo posto, si trova una zona cuscinetto abitata solo dalla natura selvaggia. Pratchaya Phinthong ha commissionato a un pittore professionista due quadri tra loro perfettamente identici, e che rappresentano tre volatili in un nido. Le
opere sono tra loro autonome ma possono essere allestite come dittico, creando una dialettica di separazione e conciliazione
.
Realizzata in collaborazione con il Museum für Gegenwartskunst di Basilea e a cura di Alessandro Rabottini, On Transfiguration – ospitata alla GAMeC nell’autunno 2011 – è stata la prima mostra mai dedicata da un’istituzione italiana al lavoro diTim Rollins & K.O.S. (Kids of Survival). Al centro del percorso espositivo vi erano opere recenti ispirate ai colloqui filosofici latini di Giordano Bruno che trattano il tema delle infinite possibilità della materia, oltre a una selezione di lavori di differenti periodi nati dalle riflessioni su testi quali Pinocchio di Collodi, Sogno di una notte di mezza estate e Macbeth di William Shakespeare e Amerika di Franz Kafka.
Ai lavori ispirati agli scritti di Giordano Bruno si è aggiunta De Maximo et Immen (After Giordano Bruno. Bergamo, 2011), una nuova serie di opere su carta realizzate a Bergamo durante un workshop che l’artista statunitense ha condotto nel settembre 2011 con alcuni studenti del Liceo Scientifico delle Scienze Applicate ‘G. Natta’, a sottolineare come tutto il suo lavoro nasca sulla base dei principi dell’educazione e della collaborazione. Dal 2012 l’opera fa parte della Collezione Permanente della Galleria.
Nel 2013 il museo ha ospitato una personale di Giuseppe Gabellone, a cura di Alessandro Rabottini. Il lavoro di Gabellone si concentra sulla relazione tra scultura e fotografia, tra bidimensionalità e tridimensionalità, tra l’immagine e la sua fisicità conducendo il medium fotografico e il concetto di scultura su nuovi piani di linguaggio.
Per l’artista, l’immagine è come una costruzione che si situa a metà strada tra astrazione e realtà; un procedimento tipico del suo lavoro consiste nel concepire e realizzare strutture, sculture e oggetti che però esistono soltanto in quanto immagini fotografiche. Questa caratteristica del lavoro di Gabellone mette in questione la fotografia come forma di registrazione della realtà a favore di un’idea della fotografia come forma di invenzione della realtà stessa. Ed è questo uno dei motivi per cui, nelle sue immagini, coesistono elementi prosaici e realistici – come scenari industriali e urbani – con forme e atmosfere che evocano un immaginario metafisico e surreale. Come nel caso di Untitled, l’opera donata dall’artista per la Collezione Permanente della GAMeC, che è parte di una serie di fotografie realizzata a Parigi e nei suoi dintorni tra il 2007 e il 2008. La fotografia mostra una scultura antropomorfa, sostenuta da un’imponente base metallica e collocata sui tetti parigini. Una figura corrosa dalla ruggine ed erosa dal tempo, inserita in un paesaggio contemporaneo che presenta – al contempo – una Parigi industriale.
Infine, le più recenti personali in onore del collezionista bergamasco sono state At the end of the line, di Andrea Mastrovito, e Ritratti – Bic Data Blue di Giuseppe Stampone.
At the end of the line, a cura di Sara Fumagalli e Stefano Raimondi, presentava un insieme di lavori inediti realizzati da Andrea Mastrovito per lo Spazio Zero del museo: una sintesi di elementi espressivi della ricerca condotta dall'artista negli ultimi anni, in particolare la rilettura personale e intima di temi e questioni relative alla storia, al mito, alla società, alla relazione con lo spazio e con l’identità dei luoghi espositivi.
Una sottile linea rossa univa il disegno all'animazione, alla musica, alla pittura, alla scultura e di nuovo al disegno, tecnica alla base di tutte le opere in mostra.
Per la Collezione Permanente del museo, Andrea Mastrovito ha donato 145 m, un’opera del 2011 esposta nella grande mostra realizzata in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia Il Belpaese dell’Arte. Etiche ed Estetiche della Nazione.
Il lungo frottage, appositamente concepito per la mostra, svela i natali bergamaschi dell’artista e la sua grande passione per la squadra di calcio della sua città, l’Atalanta, spesso citata nelle sue opere. Per realizzare l’opera, Mastrovito ha avvolto la recinzione dello stadio cittadino con un rotolo di carta lungo 145 m e alto 1,5 m.Attraverso lo sfregamento della matita sulla carta, la superficie della recinzione ha dato vita ad un disegno dalla trama geometrica ripetuto per tutta la lunghezza del rotolo: una metafora dell’asetticità che ha interessato lo stadio una volta isolato dalla città a causa della recinzione, installata per ragioni di sicurezza.
La mostra Ritratti – Bic Data Blue, a cura di Giacinto Di Pietrantonio, presentava un corpus di cento ritratti inediti, realizzati con la penna Bic, che raffiguravano i più importanti e influenti artisti della contemporaneità (da Ai Weiwei a William Kentridge; da Marina Abramovi? a Shirin Neshat; da Jannis Kounellis a Maurizio Cattelan, a Enzo Cucchi) e che rivelavano, al contempo, la volontà dell’artista di lavorare come “pittore di corte”, identificando con questa definizione il più ampio e complesso sistema dell’arte. Stampone ha messo così in atto una sorta di ‘archiviazione del sapere’, proponendo al pubblico una reinterpretazione di stampo enciclopedico che muove una riflessione sul significato dell’essere artista.
L’opera che entra a far parte della Collezione Permanente del museo è un lavoro inedito di Stampone realizzato con la penna Bic, tecnica che accomuna diversi lavori della sua ricerca artistica.

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