Gilberto Govi. L’attore, la maschera, il genovese

© Gilberto Govi

 

Dal 28 Aprile 2016 al 26 Giugno 2016

Genova

Luogo: Loggia di Banchi

Indirizzo: piazza Banchi



A cinquant’anni dalla morte, Gilberto Govi (1885-1966) continua a emanare una fascinazione irresistibile. Periodicamente vengono riproposte le registrazioni televisive dei suoi spettacoli, si pubblicano libri e articoli, escono DVD con programmi che lo riguardano.  Così viene tramessa anche  ai più giovani l’ammirazione per una personalità fuori dal comune.

Le varie manifestazioni riunite nel “Progetto Govi 2016” intendono appunto onorare questo persistente vitalità di Govi  e nello stesso tempo tentare  una lettura più organica di quella che è stata la sua multiforme attività in teatro, nel cinema e alla televisione. 

Govi è stato certamente il fondatore del teatro dialettale genovese. Ma i suoi personaggi hanno scavalcato gli angusti limiti del localismo, per attingere una significazione più vasta. Non a caso le tournées delle sue compagnie hanno toccato tutte le maggiori città della penisola, da Bolzano a Palermo, da Torino a Napoli, da Milano a Roma, fino a spingersi in Argentina e a Parigi, suscitando sempre entusiastici consensi. E la  lingua parlata all’ombra della Lanterna, pur considerata da molti impervia, con lui non è mai stata un ostacolo alla comprensione. Gli acrobatismi di una strepitosa mimica facciale,  quel malizioso roteare di pupille, gli stralunati toni e ritmi delle battute, i “caratteri” bislacchi così vividamente portati in palcoscenico, travolgevano fulmineamente lo spettatore e ne suscitavano la risata. Ma non si trattava soltanto di una incisiva figurazione esteriore, ammaliante per l’alto virtuosismo scenico,  bensì del riflesso di una importante verità sottostante.

Nelle sue rappresentazioni, nei suoi protagonisti e nelle sue storie, infatti,  si può afferrare l’’autobiografia di una città. Una autobiografia, beninteso,  non documentaria, ma umana e fantastica; e una città immaginaria, per quanto riconoscibile in alcuni tratti esemplari, proiezione di un talento prodigioso, fedele a una tenace memoria di vicoli e piazzette animate, scagni in penombra, traffici sui moli, imprenditori avari,  armatori tutti d’un pezzo, furbi mediatori marittimi, capifamiglia vessati da mogli aggressive, ragazze da marito a caccia di buoni partiti.

Non bisogna però giudicare Govi sulla base del suo repertorio. Certe trame oggi ci possono apparire lise, l’ideologia talvolta caduca, la società  rispecchiata irrimediabilmente obsoleta. Ma questa non è altro che  la superficie di un fenomeno formato da molti strati. 

Govi non è stato un interprete di testi, bensì un “attore creatore”. La partitura drammaturgica costituiva per lui solo materiale da manipolare per una invenzione originale, che si attuava espressamente sul palcoscenico. Valentinetti, Morucchio, Palmerini, Orengo, Canesi, i commediografi da lui più frequentemente rappresentati, ma pure Bacigalupo che ha firmato i leggendari Manezzi pe majà ‘na figgia, non sono che punti di partenza.

Per capire Govi il riferimento non è il lavoro sul personaggio di Alberto Sordi che, nelle sue commedie filmiche ben strutturate dagli sceneggiatori, con sottolineature appena un po’ accentuate rispetto al reale, illustra le distorsioni di una società cialtrona attraverso individui e vicende attendibili, in cui si incappa ovunque, dal bar sotto casa  al posto di lavoro.

Govi ci invita a un viaggio più spericolato.

Nelle sue esibizioni spira infatti una salutare doppiezza, che è il segno della grande arte comica dell’“attore solitario”, da Petrolini a Totò. Pur muovendosi in una cornice corale, costui  si scava una nicchia nella quale si prende i suoi tempi,  dilata le battute in una metrica recitativa incontinente, infrange i canoni della verosimiglianza e della coerenza, si mette di traverso a un ordinato sviluppo delle psicologie e degli intrecci. E con questa indipendenza e autonomia rispetto ai copioni scritti,  troppo spesso intrisi di moralismo e conformismo, sabota  le convenzioni filistee e la vocazione all’ammaestramento dei suoi autori, per sbucare nei territori libertari dell’assurdo, dello sberleffo,  dell’energia turbolenta, in cui il senso pieno, compatto, costruttivo  della discorsività ufficiale viene posto in sospensione o deriso.

In che modo e fino a che punto il “mito” di Govi interpella oggi la stagione del “dopo Govi” nel campo dello spettacolo?

La linea ligure della comicità, che ha trovato la sua consacrazione in  Villaggio, Grillo, Solenghi, Bizzarri e Lastrico,, non discende direttamente da Govi, ma ciò che le conferisce identità forte, cioè l’esaltazione della performance singola anche nell’ambito di un’articolata orchestrazione, lo  scardinamento della normalità, l’oralità divagante, le “parti”  fuori asse, il gioco col linguaggio, il lazzo improvvisato, le insistite inflessioni di un vernacolo nativo, sarebbero impensabili senza il lievito di quella straordinaria esperienza. 

IL PROGRAMMA 

5 maggio
CONVEGNO “Govi da ieri a domani”

Sede: Palazzo della Borsa (via XX settembre, 44)
Ore  10,00/13,00 – 14,30/18,00

Interventi:
Vito Molinari:  Govi, il comico
Eugenio Buonaccorsi:  Govi e la tecnica dell’attore 
Lorenzo Coveri: Govi e il dialetto 
Roberto Cuppone:  Govi e  la drammaturgia veneta
Giulio BaffiGovi e il teatro napoletano 
Silvana Zanovello:  Govi, un’icona oltre la genovesità
Claudio Bertieri:  Govi e il cinema 
Piero Campodonico:  Govi com’era 
Gian Domenico Ricaldone: Govi al Museo Biblioteca dell’Attore
Giunio LavizzariIl dopo Govi sulle scene dialettali 
Jurij FerriniMettere in scena Govi oggi 
Mauro Pirovano:  Da Govi, senza Govi
Luca Bizzarri:  Il mio maestro di dialetto 
Maurizio Lastrico:  Govi e il genovese oltre Genova

Prossimi eventi:                                                                                                                                                                   
6 maggio Ore 17,30
Rassegna Cinematografica
“Colpi di Timone”, 1942, regia di Gennaro Righelli
Palazzo della Borsa  - Sala delle Grida
Ingresso gratuito

12 maggio 
Ore 17,30
Rassegna Cinematografica
“Che tempi”, 1947, regia di Giorgio Bianchi
Palazzo della Borsa  - Sala delle Grida
Ingresso gratuito

18 maggio 
Ore 17,30
Rassegna Cinematografica
“Il diavolo in convento”, 1950, regia di Nunzio Malasomma
Palazzo della Borsa  - Sala delle Grida
Ingresso gratuito

18 maggio 
Ore 20,30
Le compagnie FITA (Federazione Italiana Teatro Amatoriale) del teatro in genovese presentano lo spettacolo 
 “Piggiasse o mà do Rosso o cartà”
Teatro della Corte
 
31 maggio Ore 17,30
Rassegna Cinematografica 
"Lui, lei e il nonno", 1961, regia di Anton Giulio Majano
Cinema America
Ingresso gratuito
 
21 giugno Ore 17,30 
PREMIO GOVI
Sede: Palazzo Tursi
Il Sindaco consegna il premio all’attore Luca Zingaretti per la valorizzazione del dialetto nelle sue interpretazioni
14 luglio Ore 20,30
Le compagnie FITA (Federazione Italiana Teatro Amatoriale) del teatro in genovese presentano lo spettacolo 
 “Piggiasse o mà do Rosso o cartà”
Porto Antico - Piazza delle Feste 
 
...inoltre

28 maggio Ore 9,30
Visite gratuite al cimitero di Staglieno "Staglieno delle celebrità" con visita alla tomba di Govi
 
4 giugno Ore 9,30
Visite gratuite al cimitero di Staglieno "Staglieno delle celebrità" con visita alla tomba di Govi
 


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