Ruth Beraha. Non sarai mai solo

Ruth Beraha, Charlie

 

Dal 30 Aprile 2019 al 29 Settembre 2019

Livorno

Luogo: Museo della Città – Luogo Pio Arte Contemporanea

Indirizzo: piazza del Luogo Pio

Curatori: Paola Tognon

Enti promotori:

  • Comune di Livorno

Telefono per informazioni: +39 0586 824551

E-Mail info: museodellacitta@comune.livorno.it



Non sarai mai solo è il titolo della mostra personale, e della performance site specific dell’artista Ruth Beraha (Milano 1986) per il Museo della Città – Luogo Pio Arte Contemporanea di Livorno che si inaugura il 30 aprile 2019 in occasione del primo compleanno del Museo.
L’artista presenta a Livorno una ricerca intorno ai temi dello sport e della discriminazione entrambi giocati sull’ambiguità delle rappresentazioni e dei loro rimandi visivi e semantici. Sei opere e una performance che esprime la ricerca e il lavoro di molti mesi con il coinvolgimento del territorio.

Vincitrice della residenza alla Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia nel 2017, menzione speciale nel 2018 al Premio Francesco Fabbri per le arti contemporanee, e vincitrice del Premio Fattori Contemporaneo 2018 inserito come premio speciale del Musei civici di Livorno nel Combat Prize, Ruth Beraha realizza a Livorno un progetto site specific che indaga l’idea di comunità e di fede, solidarietà e inclusione, tra i membri di un gruppo legati da un credo comune. Il filo conduttore dello sport, le sue pratiche e le sue risultanze si combina nel progetto con il tema della discriminazione: entrambi sviluppati dall’artista con processi di decodifica volutamente ambigui e capaci di raccogliere e sottoporre alla nostra attenzione contrapposizioni e paradossi sociali come intimi.

All’inaugurazione, alcuni cori della tifoseria del Livorno Calcio vengono interpretati dal Coro Rodolfo del Corona diretto da Luca Stornello, in una performance che accentua l’armonia e ribadisce in chiave letterale l’entità corale della fede calcistica, resa possibile dal contributo musicale di Lorenzo Esposito Fornasari. Dopo l’inaugurazione, l’opera prende la forma di un’installazione audio, fruibile in cuffia su una seduta da stadio da una persona per volta. La fruizione solitaria del coro sposta l’accento su quegli aspetti della curva che la rendono esclusiva per chi non condivide la fede calcistica e i principi degli ultrà, così come per altre fedi. Il titolo dell’opera in questo senso può essere letto sia come una promessa di solidarietà, sia come minaccia espressa da un gruppo fortemente identitario, accomunato dalla fede calcistica così come da altre fedi.

La targa posta dall’artista all’ingresso del Museo incisa su una lastra di ottone accoglie i visitatori con la frase “vietato l’ingresso agli ebrei e agli omosessuali”. Io non posso entrare (autoritratto), 2018 (inciampo 05), è una piccola targa specchiante che porta un odioso messaggio, da collocare sulla soglia di un negozio, un’abitazione, così come una mostra, con l’obiettivo di sollecitare riflessioni e quesiti sui razzismi quotidiani dentro e fuori di noi.

Autoritratto (Politisch, Juden, Asoziale und Schwarze) del 2017
(inciampo 06) sono due stampe fotografiche, un dittico in cui l’artista riflette di nuovo sulla discriminazione e sui segni e il sistema semiologico di identificazione nei campi nazisti.

Un sacco da boxe in pelle nera che pende da una forca: Muhammad (autoritratto) è un omaggio al pugile più grande di sempre, Muhammad Ali, e, con lui, a tutti i più noti campioni con la pelle nera. L'opera, allo stesso tempo, evoca ogni persona famosa o non famosa, chiamata Muhammad, come il profeta dell’Islam. Il risultato è un cortocircuito che in una sola immagine riecheggia il sacrificio di una passione e uno degli sport più esplicitamente violenti ma rispettati del nostro tempo.

Una serie di mazze da baseball colorate, realizzate in vetro di Murano soffiato, compongono l’opera Run Home (autoritratto) del 2018 (inciampo 08). La fragilità e la preziosità del materiale entrano in aperto conflitto con la natura dell’oggetto, nato per colpire. La sensualità tattile della materia contrasta con la violenza potenziale attuata o subita. Idealmente, se si provasse a usare una delle mazze per colpire qualcosa o qualcuno, il manico si spaccherebbe tra le mani di chi tentasse di fendere il colpo. L’opera si inserisce all’interno della ricerca sull’ambiguità di ciò che è considerato male, attuata cercando di riportare all’interno del sé quelle parti oscure che generalmente vengono tenute lontane, ma che formano, sommate a ciò che consideriamo bene, un essere umano nella sua interezza.

Di nuovo una riflessione autobiografica, questa volta su un tradimento, su un amico che è diventato nemico, come il gioco del calcio, e altri sport che lo hanno preceduto, che hanno danneggiato la schiena dell’artista: una passione infinita finita male. Charlie (inciampo 09) è una scultura in marmo di Carrara realizzata agli inizi del 2019, “qualcosa che sembra quello che non è”.

Il percorso della mostra personale Non sarai mai solo di Ruth Beraha (inciampi 05, 06, 07, 08, 09, 10) è visibile fino al 29 settembre 2019 insieme agli altri inciampi del progetto a cura da Paola Tognon nel Museo della Città – Luogo Pio Arte Contemporanea. Gli inciampi sono progetti, opere e installazioni site specific di artisti contemporanei che frammentano la continuità delle collezioni, in modo inaspettato, sensibilizzando il nostro passo davanti a inedite risonanze e contrapposizioni.

Queste opere vanno ad aggiungersi all’installazione di Eva Frapiccini Il pensiero che non diventa azione avvelena l'anima (inciampo 01) e al progetto site specific All’imbrunire di Alfredo Pirri (inciampi 02, 03, 04) inaugurate rispettivamente il 14 marzo e il 6 aprile e a tutti gli inciampi presentati in occasione del primo compleanno del Museo, con le opere di Helena Hladilova e Francesco Carone dal fondo React, i ritratti fotografici realizzati da Claudio Barontini a Lindsay Kemp e l’omaggio all’artista livornese Renato Spagnoli.

Il progetto inciampi avanzerà con nuovi inserimenti fino al 1 giugno e durerà fino al 29 settembre 2019.

Ruth Beraha (Milano 1986, vive e lavora tra Bologna e Milano) studia la pittura ad olio presso bottega e si laurea in Storia dell’Arte nel 2010. Si trasferisce poi a Gerusalemme, dove frequenta la Bezael Academy of Arts and Design e nel 2014 si specializza in Arti Visive e Curatoriali presso NABA a Milano. Nel 2012 è assistente di Chiara Fumai e dopo cinque anni come direttrice di produzione video, nel 2017 collabora con Giorgio Andreotta Calò e Roberto Cuoghi per il Padiglione Italia alla 57esima Biennale Arte di Venezia.
Tra le sue mostre più recenti vi sono le personali Pensiero Stupendo (autoritratto), 2018 al museo di Ca’ Rezzonico di Venezia e Muhammad (autoritratto) all’interno del progetto MONO a LocaleDue, Bologna. Partecipa a diverse collettive, tra cui That’s it al MAMbo di Bologna, Take Me (I’m Yours) all’Hangar Bicocca di Milano e ad altri importanti progetti artistici in Italia e all'estero. Nel 2017 vince la residenza della Fondazione Bevilacqua La Masa a Venezia; nel 2018 la menzione speciale Premio Francesco Fabbri per le arti contemporanee e il Premio Fattori Contemporaneo all’interno del Combat Prize, Livorno. Per la prima volta quest’anno al premio livornese corrisponde un progetto monografico con opere site specific.

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