David LaChapelle

David LaChapelle, Angelina Jolie, Lusty Spring, 2001, C–Print, 127x152,4 cm

David LaChapelle, Lu.C.C.A. - Lucca Center of Contemporary Art

 

Dal 29 Giugno 2012 al 04 Novembre 2012

Lucca

Luogo: Lu.C.C.A. - Lucca Center of Contemporary Art

Indirizzo: via della Fratta 36

Orari: da martedì a giovedì e domenica 10-19; venerdì e sabato 10-24; dal 1/9 da martedì a domenica 10-19

Curatori: Maurizio Vanni

Costo del biglietto: intero € 9, ridotto € 7

Telefono per informazioni: +39 0583 571712

E-Mail info: m.cicchine@luccamuseum.com

Sito ufficiale: http://www.luccamuseum.com


«Posso fare qualunque cosa. Se lo vedo nella mia mente riesco a ricrearlo. Amo il fatto che sia teatrale e
collaborativo».
David LaChapelle
«L’uomo ricorre alla vanità per mascherare le proprie insicurezze, per combattere un’inadeguatezza esistenziale,
per farsi notare e per farsi accettare dalla società».
Maurizio Vanni
Una grande mostra dedicata a uno degli artisti della fotografia più importanti a livello internazionale, David
LaChapelle, divenuto leggendario per la sua stravaganza e la sua originalità, sarà esposta al Lu.C.C.A. - Lucca
Center of Contemporary Art dal 29 giugno al 4 novembre 2012.
La mostra a cura di Maurizio Vanni, è prodotta da Arthemisia Group in collaborazione con Lu.C.C.A. - Lucca
Center of Contemporary Art. Il nuovo museo, all'interno dello storico Palazzo Boccella nel cuore della città di Lucca,
si è da tre anni affacciato al mondo dell’arte moderna e contemporanea in modo intraprendente e sensibile,
lungimirante nella presentazione dei propri eventi, rivelatrici di conoscenze e memorie come le mostre Jean
Dubuffet e l’Italia, State of Mind: Minimal Art/Panza Collection e Carte rivelatrici. I tesori nascosti della Collezione
Peggy Guggenheim da poco conclusasi con grande successo. La sua attenzione è rivolta anche alle nuove forme
di comunicazione artistica, in particolare alla fotografia cui dedica ogni anno un evento. Fino ad ora sono state
presentate al pubblico le mostre su Man Ray, Steve McCurry e Michel Comte. Quest’estate il Lu.C.C.A. presenterà
la prima tappa del tour italiano dedicato a David LaChapelle, che sarà l’evento clou della stagione.
Riuniti 53 scatti del geniale fotografo, che racconteranno il percorso antologico della sua produzione attraverso 10
serie quali: Star System, Deluge (Awakened), Earth Laughs in Flowers, After the Pop, Destruction and Disaster,
Excess, Plastic People, Dream evokes Surrealism, Art References e Negative Currency.
L’artista
Nato a Fairfield l’11 marzo 1963, è attivo nei campi della moda e della fotografia. Noto per il suo surrealismo, è
considerato uno dei fotografi più intuitivi di tutti i tempi.
La sua carriera da professionista è iniziata negli anni Ottanta collaborando con alcune gallerie: la sua prima
mostra si è tenuta nel 1984 alla Galleria 303 di New York. Poco dopo, David LaChapelle ha accettato di
collaborare con la rivista “Interview”, magazine fondato da Andy Warhol.
Così la prima opportunità di David LaChapelle è arrivata da un grande artista e scopritore di talenti che gli ha
aperto la porta principale di un nuovo universo tutto da scoprire: l’editoria. Nel corso della sua professione,
LaChapelle ha scattato cover e servizi speciali per riviste come “Vanity Fair”, “GQ”, “Vogue”, “The Face”, “Arena
Homme”, “Rolling Stones” e collaborato con aziende quali Tommy Hilfiger, Condé Nast, Nokia, L’Oréal, H&M,
Burger King e Diesel.
LaChapelle non è il fotografo dello scatto rubato, non è l’artista che vive con la macchina fotografica al collo in
attesa di un evento straordinario da immortalare, non è il reporter che rischia la vita per regalare l’attimo prima di
qualcosa che cambierà il mondo. È semplicemente un sismografo del proprio tempo che rende evidenti concetti e
considerazioni attraverso scatti concepiti come fossero grandi dipinti.
In molti suoi lavori l’approccio è più da pittore tradizionale che da fotografo. Egli non aspetta il momento speciale,
ma lo inventa o lo pianifica, magari bloccando l’intuizione con il disegno o dipingendone una bozza con gli
acquarelli. Così crea un suo personalissimo set con gli scenari che ha ben chiari in mente cercando di realizzare
qualcosa di esclusivo, ovvero fotografare ciò che razionalmente non sarebbe considerato fotografabile.
La mostra
La mostra è suddivisa in dieci sezioni tematiche e propone le serie fotografiche di LaChapelle la cui scelta degli
argomenti rispecchia il suo desiderio di raccontare, creando un palinsesto dove sistemare le figure proprio come
un pittore che prepara, con dovizia e attenzione maniacale, una scena dal vivo prima di disegnarla.
La prima serie è Star System, che esplica come l’immagine pubblica di un personaggio famoso non solo si
sovrapponga alla sua vera identità, ma ne condizioni pesantemente il rapporto con le persone e con le cose in
ogni momento della sua vita.
LaChapelle, nella serie dedicata alle persone note provenienti dal mondo della musica, della moda e del cinema,
accende i riflettori su vizi, passioni e fobie di artisti che non possono più permettersi di avere una vita privata. Pose
ammiccanti ed esibizioni giocose mescolano sensualità, ironia e gusto kitsch. Come in Elton John: Egg on His
face dove la star, in un’ambientazione particolarmente umile, ha le uova della sua colazione sugli occhi, mentre
mantiene una postura solenne; mentre in Lady Gaga: Metropolis, la cantante sembra essere la protagonista di
uno spot pubblicitario per un concerto su un altro pianeta e invece nell’opera dedicata a Paris Hilton, la sua
esplosiva bellezza esaltata da luci teatrali e dai fumi tipici di un concerto rock ricorda che tutto ha un prezzo.
La seconda serie intitolata Deluge è un monito a una società diventata vittima delle sue stesse regole,
imprigionata dalle consuetudini non scritte che devono essere rispettate da coloro che cercano di ritagliarsi un
effimero posto al sole. Da questo concetto della realtà, scaturisce un lavoro come Cathedral, dove un gruppo di
persone di età differenti pregano dentro una chiesa immersa nell’acqua.
Una vera e propria “neo-Apocalisse”, dove l’acqua – simbolo di sorgente di vita e centro di rigenerazione – mina la
solennità dei luoghi sacri dello sfarzo e purifica la società dai vizi.
Questa serie nasce dallo studio di LaChapelle della Cappella Sistina, che porterà l’artista ad accentuare il suo
approccio pop e a rivedere, in chiave contemporanea – oltre ad alcune scene del capolavoro di Michelangelo –
alcuni momenti fondamentali dell’arte del passato.
Ai fiori è dedicata la terza serie Earth laughs in Flowers, un interessante percorso che arriva dalla conoscenza
dei grandi maestri del passato. Il titolo è tratto dal poema Hamatreya di Ralph Waldo Emerson, in cui i fiori
corrispondono alla risata della terra contro l’arroganza, l’ignoranza e la prepotenza degli esseri umani.
Ne conseguono lavori che si trasformano in racconti che approfondiscono gli aspetti fugaci e le problematiche
sociali come le opere The Lovers e America, che esprimono qualcosa che va ben oltre la semplice iconografia.
Prendendo come riferimento le composizioni floreali seicentesche, l’artista contamina e completa all’insegna del
contemporaneo.
Nella quarta serie After the Pop e nella quinta serie Destruction and Disaster i riferimenti iconografici con
Warhol sono espliciti, ma l’esito del lavoro è più ironico e cerebrale. In After the Pop il mondo bersagliato da segni
e simboli diviene codice per dialogare con la gente e l’artista si concentra sull’inserimento provocatorio dell’oggetto,
artefatto e proposto su scala monumentale, in contesti improbabili. Mentre in Destruction and Disaster l’immagine
è strutturata con la messa in scena di visioni rovinose e scenari di distruzione, con modelle che in modo surreale
fuoriescono – illese e tristemente bellissime – da scenari completamente distrutti, incendi, crolli e calamità naturali.
La sesta serie Excess propone ossessioni ed eccessi sessuali ad appannaggio di persone che, almeno in
apparenza, sono assolutamente normali. LaChapelle mette in scena fantasie erotiche, voyeurismi, esibizionismi,
feticismo, attitudini sadiche, masochiste e bondage evidenziando come questo tipo di eccessi siano legati al
desiderio di auto-affermazione di ogni persona, unito a un piacere cerebrale non necessario.
Plastic People è la settima serie di foto che riprende la questione dello stereotipo fisico, di un tipo di bellezza
che va raggiunta ad ogni costo perché è la società che lo richiede. Ne scaturiscono da una parte corpi gonfiati dal
body building, dall’altra l’utilizzo sistematico della chirurgia plastica per ritocchi invasivi – spesso ciò che viene
considerato bello si trasforma in ridicolo e grottesco – che degenera in una sindrome ossessiva.
Le muse ideali di LaChapelle diventeranno Pamela Anderson, Courtney Love e Amanda Lepore. Corpi dai tratti
ampiamente deformati, violati, quasi disumani.
L’ottava serie Dream evokes Surrealism, oltre ad essere legata all’universo della cosciente illusione, ha molti
riferimenti e citazioni letterarie: ad esempio nell’opera Kirsten Dunst: Bell Jar la figura in posa dentro una
campana di vetro è l’attrice Kirsten Dunst, protagonista del film Il giardino delle vergini suicide, diretto nel 1999 da
Sofia Coppola e tratto dal romanzo di Jeffrey Eugenides.
La nona serie Art References presenta Birth of Venus, ispirata alla Nascita di Venere del Botticelli. L’opera è
proposta da LaChapelle come un regale simbolo d’amore, un sentimento puro, lontano dal materialismo, con
un’ironica conchiglia all’altezza del pube invece dei lunghi capelli biondi utilizzati dall’artista fiorentino. Anche lo
scatto intitolato Angelina Jolie: Lusty Spring si ispira a un’opera antica: l’Estasi di Santa Teresa di Gian Lorenzo
Bernini, tra le opere più importanti del Barocco. La foto raffigura il momento della transverberazione, attimo in cui
Dio prende il cuore della Santa.
Nell’opera dell’artista italiano, il volto è dolcissimo, rivolto al cielo, gli occhi e le labbra socchiusi.
Nello scatto di LaChapelle, il corpo raccolto e teso è celato mentre il viso rivolto verso l’alto con la bocca aperta e
gli occhi chiusi rivela uno stato di grazia, un’estasi che coinvolge, anche in questo caso, più l’anima e il cuore che il
corpo.
Nell’ultimo ciclo di fotografie esposte in mostra dal titolo Negative Currency, l’artista utilizza di nuovo una
tecnica già sperimentata agli inizi degli anni Novanta: un proiettore all’interno della camera oscura e alcune
banconote in dollari al posto del negativo. Ne risulta una stampa fucsia che rivela, in contemporanea, entrambi i
lati della banconota come si può vedere nella fotografia Negative Currency: One Hundred Dollar Bill Used as
Negative 1990-2008.
Nei suoi lavori recenti, utilizzando banconote americane e cinesi come negativo virtuale, fa riferimento diretto al
collasso mondiale, che dal 2008 ha piegato le attività economiche del mondo, basato sui falsi capitali e sulle
comodità apparenti. Di nuovo una lucida citazione di Andy Warhol, ma soprattutto la volontà feroce di percepire le
cose oltre la loro apparenza.
La mostra spiega in chiave di racconto il percorso dell’opera di LaChapelle, che da prima dello scatto, si trasforma
in un regista che comunica ai corpi e alle anime da immortalare il pensiero del suo lavoro.
Il suo operare è impegnativo e faticoso, ma emotivamente coinvolgente sia per se stesso che per i suoi modelli.
Per tutti la vanità è una forma di auto-devozione dissociata dalla realtà e dai contesti quotidiani. L’ironia dei suoi
scatti scaturisce dall’imprevedibilità di una composizione che, spinta all’eccesso, esalta il vizio della vanità, intesa
come vanitas, ovvero ammonimento all'effimera condizione dell'esistenza, quindi non fine a se stessa ma che
perpetua l’operato umano nello scorrere dei secoli.
L’evento è stato realizzato in partnership con Robilant + Voena e Fred Torres Collaborations.
Eventi collaterali >
Ogni venerdì, a partire dal 13 luglio fino al 31 agosto inclusi, Maurizio Vanni proporrà una Visita guidata
speciale con performance teatrale in cui si racconterà il pensiero di LaChapelle attraverso le differenti serie
fotografiche prodotte nel corso della sua carriera per percepire la coerenza, la sensibilità, l’impertinenza e
l’essenza della realtà di un artista che può essere considerato come un sismografo del proprio tempo.

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