Fossili, il passato ritrovato

Scheletro parziale di Psittacosaurus mongoliensis, dinosauro ornitischio, Cretaceo inferiore, Mongolia

 

Dal 06 Novembre 2021 al 31 Dicembre 2021

Serrapetrona | Macerata

Luogo: Palazzo Claudi

Indirizzo: Via Rave 7

Orari: sabato dalle ore 15.30 alle 18.30; domenica e festivi dalle ore 10,30 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 18.30; negli altri giorni su prenotazione

Enti promotori:

  • Regione Marche

Costo del biglietto: Ingresso gratuito

Telefono per informazioni: +39 0733 908321


Il 6 novembre si apre l’esposizione “Fossili, il passato ritrovato”, nuova tappa per scoprire lo straordinario patrimonio di reperti rinvenuti nella cittadina marchigiana nel 2006. 
Dal mini-dinosauro all’enorme uovo dell’uccello-elefante, un viaggio affascinante tra questi antichissimi narratori di mondi perduti.
Un evento voluto dal Comune di Serrapetrona, sostenuto dalla Regione Marche e realizzato con il fondamentale apporto scientifico della Sapienza Università di Roma.
 
Si apre un nuovo affascinante capitolo nel percorso di valorizzazione del cosiddetto “tesoro di Serrapetrona”, patrimonio di reperti dall’inestimabile valore scientifico. Dal 6 novembre 2021 e per tutto il 2022 Palazzo Claudi, a Serrapetrona (Macerata), ospiterà la mostra paleontologica “Fossili, il passato ritrovato”, voluta dal Comune di Serrapetrona, sostenuta dalla Regione Marche e realizzata con il fondamentale apporto scientifico della Sapienza Università di Roma - Dipartimento di Scienze della Terra; l’evento ha ricevuto inoltre il sostegno di: Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle Marche, Unione Montana dei Monti Azzurri, Fondazione Cassa di Risparmio della Provincia di Macerata, Fondazione Claudi e Fìdoka.
 
Il tesoro di Serrapetrona è composto da reperti archeologici e paleontologici provenienti dal sequestro di una collezione privata detenuta illegalmente e rinvenuta a Serrapetrona nel dicembre 2006. Da allora è stata avviata l’attività di studio e valorizzazione a cura della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle Marche e della Sapienza Università di Roma; per rendere fruibile al grande pubblico questo ampio patrimonio è stato avviato un percorso di musealizzazione che ha già preso forma in tre esposizioni tenute nel 2010, 2012 e 2017. La nuova mostra segna una nuova importante tappa di questo percorso. 
 
"La Regione ha sostenuto questa iniziativa con risorse destinate ad eventi di rilievo regionale – dichiara Giorgia Latini, assessore alla Cultura della Regione Marche -. Questa mostra ha carattere scientifico e culturale e, coinvolgendo le scuole, si arricchisce di un contenuto educativo. In riferimento all’intera collezione, va ricordato che il piano triennale della cultura ha dedicato attenzione al patrimonio archeologico, evidenziando l'opportunità di creare una rete che contribuisca a valorizzarlo e a farlo conoscere ai più, non soltanto agli addetti ai lavori, anche grazie all'utilizzo di fondi comunitari. Tesori come quello di Serrapetrona meritano la massima attenzione anche per le ricadute che possono avere sul turismo. Siamo una Regione ricca di luoghi di interesse e collezioni come questa contribuiscono a renderci più attrattivi".
 
Un momento importante per la comunità di Serrapetrona: “Ancora una volta la cultura è segno di rinascita – sottolinea il sindaco Silvia Pinzi –; dopo il terremoto del 2016 e una pandemia ancora non sconfitta, rilanciamo con forza questo progetto che oltre ad avere un alto valore scientifico punta a valorizzare il territorio e le sue tante risorse. Il tesoro di Serrapetrona è molto più ampio rispetto a quanto mostrato nelle esposizioni e l’obiettivo, a cui l’Amministrazione sta già lavorando, è creare un Polo museale permanente”.
 
La mostra invita ad immergersi in un appassionante viaggio nel tempo grazie alla guida di antichissimi e preziosi narratori di mondi perduti: i fossili, ovvero resti o tracce di organismi animali o vegetali del passato conservati negli strati della crosta terrestre. Sono in mostra circa 50 esemplari provenienti da tutto il mondo, appartenenti ad ere lontanissime (fino a 500 milioni di anni fa) sino ad epoche più recenti.
La parte paleontologica della collezione di Serrapetrona, fin dal suo ritrovamento, è oggetto di studio da parte di un team di ricerca della Sapienza guidato da Umberto Nicosia: “I fossili - spiega il professor Nicosia – hanno un ruolo fondamentale perché hanno permesso agli studiosi di ricostruire i vari cambiamenti avvenuti nel tempo. La mostra racconta questa straordinaria capacità mettendo in evidenza anche altri aspetti: la curiosità, la sorpresa, o la semplice bellezza in sé che questi affascinanti testimoni del passato generano in un osservatore “laico”, stimolando, in chi guarda, una naturale poetica della meraviglia”.
 
L’esposizione accompagna il visitatore alla scoperta dei fossili, raccontando come si formano, illustrando la loro capacità di spiegare l’evoluzione, di testimoniare la biodiversità e di mostrarci animali estinti, spesso impressionanti, come i gigantostraci, predatori marini vissuti 400 milioni di anni fa, simili a giganteschi scorpioni (in mostra il fossile di un esemplare rinvenuto negli Stati Uniti).
Tra i fossili più sorprendenti c’è l’enorme uovo dell’ “uccello-elefante”. Il processo di fossilizzazione ha consentito la conservazione di quelle che oggi sono le uova più grandi del mondo (pari a circa 150 uova di gallina): sono uova provenienti da enormi “uccelli” (erano in realtà incapaci di volare), simili agli struzzi, che popolavano la terra fino a poche centinaia di anni fa; per le loro dimensioni, che potevano raggiungere i 3 metri di altezza, vengono chiamati “uccelli-elefante”. Si conoscono attualmente meno di 30 uova di questo tipo, conservate intere, in tutto il mondo; l’esemplare di Serrapetrona è stato rinvenuto in Madagascar e risale al 1700 d.C.
I fossili aiutano anche a sfatare alcune credenze, come quella sulla dimensione dei dinosauri, che nel nostro immaginario sono sempre enormi: spesso questi animali erano invece piccoli, come testimonia lo scheletro di un dinosauro “ornitischio” proveniente dalla Mongolia e risalente al Cretaceo inferiore (tra i 145 e i 99 milioni di anni fa).
I fossili sono spesso vere e proprie opere d’arte naturali; la mostra consente di ammirare alcuni bellissimi esemplari, come le ammoniti (molluschi estinti dalla caratteristica conchiglia a spirale) che colpiscono per l’armonia delle forme, o gli insetti perfettamente conservati nell’ambra.
 

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