Forever Young: The Dorian Gray Syndrome

Inès Sieulle, The Oasis I Deserve (una delle immagini sintetiche generate da programmi di IA simili a quelli utilizzati dall'applicazione Replika, nata per simulare la personalità di persone decedute)

 

Dal 14 Marzo 2024 al 02 Giugno 2024

Milano

Luogo: MEET Digital Culture Center

Indirizzo: Viale Vittorio Veneto 2

Orari: da martedì a domenica 15.00-19.00 (ultimo ingresso h. 18; chiuso il lunedì)

Curatori: Maria Grazia Mattei e Clement Thibault

Costo del biglietto: intero 12 €; ridotto (under 25/over 65) 10 €

Telefono per informazioni: +39.02.36.76.90.11

E-Mail info: team@meetcenter.it

Sito ufficiale: http://www.meetcenter.it


Da giovedì 14 marzo fino a domenica 2 giugno 2024, MEET Digital Culture Center – il Centro Internazionale per l’Arte e la Cultura Digitale nato a Milano con il supporto di Fondazione Cariplo – ospita la mostra collettiva Forever Young: The Dorian Gray Syndrome, a cura di Maria Grazia Mattei, fondatrice e presidente di MEET, e di Clement Thibault, direttore delle Arti visive e digitali presso il polo di innovazione culturale Le Cube Garges a Garges-lès-Gonesse, in Francia. 
L’esposizione inaugura il palinsesto del Milan Longevity Summit – Riscrivere il Tempo – Scienza e Miti nella corsa alla Longevità, ideato e coordinato da Viviana Kasam e realizzato da BrainCircle Italia, che dal 14 al 27 marzo porterà nel capoluogo lombardo 60 tra i più affermati studiosi del panorama internazionale per esporre le proprie ricerche sulla svolta demografica in atto e sulle possibilità di rallentare il processo di invecchiamento, anche attraverso l’arte
 
Forever Young: The Dorian Gray Syndrome offre una riflessione inedita sul tema, attraverso i lavori di 12 artisti della scena della Digital Art, per indagare nel profondo del digitale portando alla luce anche il modo in cui i temi trattati si riflettono sulla vita reale, in perfetta sintonia con il modus operandi di MEET. Un’analisi del modo in cui la società odierna implementa soluzioni tecnologiche innovative per creare rappresentazioni di sé in tempo reale, virtuali e in continua evoluzione.
 
«Oggi si assiste sempre più a una corsa alla “beautification”, cioè all’utilizzo di tecnologie e filtri per cercare di abbellirsi e rappresentarsi attraverso il digitale nella versione che si considera migliore di sé, arrivando anche a nascondersi, a ritoccarsi e a trasformarsi», sottolinea Maria Grazia Mattei, presidente di MEET e co-curatrice della mostra. «Il mondo digitale è una sorta di specchio ingannevole che riflette un’immagine eterna di noi stessi, sempre giovani e vitali. Tutto ciò denuncia la continua tendenza a vincere la paura del tempo che passa e della vecchiaia, fino ad arrivare a toccare il tema dell’immortalità. Proprio nel mondo del digitale, e in particolare con l’avvento dell’Intelligenza Artificiale, si è scatenata una riflessione sull’Oltre, sul sopravvivere alla persona fisica. Infondo è quello che l’uomo ha sempre cercato di fare con l’Arte, ossia creare un’opera per diventare immortale. Che si scriva, scolpisca o si suoni, ogni azione creativa è una pulsione a vincere quello che è un appuntamento ineluttabile».
 
Visitare questa collettiva significa vivere una vera e propria esperienza sul tema della “eterna giovinezza”, grazie alle opere – per la maggior parte interattive – di Inès Alpha, Robbie Cooper, Rodrigo Gomes, Damara Inglês, Aaron Jablonski, Ethel Lilienfeld, Mauro Martino, David OReilly, Chris Salter, Inès Sieulle, Esmay Wagemans, Lu Yang.
 
La mostra si sviluppa su tre piani che si intrecciano (The Dorian Gray ParadoxThe Digital BeyondThe Digital Human) alle quali fa da controcanto una riflessione critica che accompagna il visitatore lungo tutto il percorso di fruizione.
In The Dorian Gray Paradox si tocca il tema della beautification, ossia dell’uso della tecnologia per rappresentarsi attraverso il digitale nella versione che si considera migliore di sé; The Digital Beyond, invece, tratta il concetto di immortalità e dell’esistenza oltre se stessi; The Digital Human, infine, riflette la ricerca dell’individuo di trascendere i limiti dell’esistenza fisica attraverso la tecnologia, suscitando profonde domande sull'identità, sull'etica e sulla natura dell'umanità stessa.
Si parte, per esempio, dal lavoro di Inès Alpha, dove il visitatore – grazie all’Augmented Reality Filter (ARF) – si può specchiare nelle sculture di Esmay Wagemans e può vedere il proprio ritratto trasformato dal filtro che diventa parte integrante dell’opera. Fino ad arrivare alla Sala Immersiva con l’installazione interattiva di Chris Salter, dove l’immagine frontale di ogni visitatore viene catturata da una telecamera e, grazie all'apprendimento automatico, trasformata in pochi secondi da un'immagine 2D in una figura tridimensionale e dinamica che sarà proiettata in tempo reale sulle pareti della sala, andando a comporre una folla di individui immateriali, che si muovono, volano e interagiscono tra loro per tutta la durata della mostra.
A chiudere l’esposizione, un lavoro di Mauro Martino dal titolo L’immortalità del pensiero: una riflessione sul fatto che, in questa ricerca di una giovinezza continua, sono la mente, il cervello e la creatività dell’uomo a dover rimanere giovani, non l’aspetto fisico.
 
Forever Young: The Dorian Gray Syndrome è un primo appuntamento con un fenomeno che non è stato ancora studiato fino in fondo e che vuole smuovere riflessioni importanti sulla frenetica corsa alla bellezza e alla giovinezza che, per quanto fantasiosa e originale sia, ha riflessi sempre più importanti nella vita reale. I rischi non mancano e non sono solo legati agli stereotipi del mondo digitale, perché è un attimo passare dal vedersi eternamente giovani sullo schermo del computer o dello smartphone, al volerlo essere anche nella quotidianità, arrivando – nei casi più estremi – a vere e proprie fughe da quella che è la rappresentazione umana.
 
Durante i mesi della mostra, il tema di questa collettiva sarà approfondito anche attraverso eventi collaterali organizzati da MEET, di cui saranno dati aggiornamenti.
 

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