Lumen Ray

Lumen Ray, Jerome Zodo Contemporary, Milano
Dal 13 Febbraio 2013 al 30 Marzo 2013
Milano
Luogo: Jerome Zodo Contemporary
Indirizzo: via Lambro 7
Orari: da lunedì a venerdì 10-19
Curatori: Alessandro Turci
Telefono per informazioni: +39 02 20241935
Sito ufficiale: http://www.jerome-zodo.com
La galleria Jerome Zodo Contemporary è lieta presentare Lumen Ray, progetto curatoriale che vede per la prima volta
insieme: James Clar, Matteo Fato, Raul Gabriel, Lori Hersberger, Guillaume Leingre, Alistair McClymont, Yari Miele, Tony
Oursler, Ivano Sossella, Morgane Tschiember e United Visual Artists.
Il percorso è un cammino attraverso la luce, naturale, autentica, riflessa, metaforica o reale – lume della ragione, risveglio di coscienze. Prendendo spunto dalla riflessione di Hans Sedlmayr (La luce nelle sue manifestazioni artistiche, 1960,“Studium
Generale”) in cui riconsidera storiograficamente l'arte come una sub specie lucis, la mostra accoglie una dialettica ed un
impegno alla multiformità del medium luminoso secondo l'eterogeneità di pratiche artistiche e generazionali.
L'interpretazione di quell’energia che consente di riconoscere come nostra la realtà che ci circonda, crea nuove ed infinite
prospettive, definendosi Lumen come lo splendore che nasce da cose lucenti ed insieme misura del flusso materico; e Ray
come l'aspetto tecnologico che muta l’opera, da rappresentazione sulla luce naturale a sorgente di emissione fotonica.
Lumen Ray è un racconto atemporale e libero, sovversivo e mutante, un confronto tra scienza e coscienza, ove le varie
considerazioni artistiche che lo esprimono generano multiformi rapporti di luce/spazio, luce/oggetto, luce/materia.
L'andamento assimila diverse letture: dall’universale di Alistair McClymont nella descrizione “astronomica” di Eclipse
(2012), una sequenza bianco/nero del reale rapporto di luce tra sole-terra-luna e ancora luce-tempo di Unix Time, come
alternativa al calendario gregoriano in versione i-pad fino al divertissement di riflessioni “riflettenti” in cui l’energia a volte
“trattenuta” viene in seguito “rilasciata” dalle fluorescenze di Yari Miele ed accostata alla pittura istantanea di Matteo Fato.
Dal materiale all’immateriale, il raggio filtra con movimento elegante attraverso le aperture virtuali di Grey Area (2013) del
collettivo inglese United Visual Artists per poi ampliarsi in spettro di cielo e solidificarsi nel Light (2013) di Raul Gabriel
invadendo con il proprio peso lo spazio espositivo, sino all'autonegazione che infine lo cancellerà con un semplice gesto di
alchemica pittura nei makeitpossible (2013) di Ivano Sossella. Dal bidimensionale al tridimensionale, una goccia di luce
solidifica nelle Bubbles (2012) di Morgane Tschiember, mentre le porzioni neon di Lori Hersberger divengono effetti
esplosivi attraverso l’ironia della Bomb di Tony Oursler. Tra tocchi fluo gli sguardi seguono curiosi la scena offuscarsi durante
la performance Why Be Blue (2012) dell'artista francese Guillaume Leingre che imprime il proprio segno come in una
camera oscura, lasciando nella penombra il messaggio di duplice riflesso nel The End (2012) dell'americano James Clar.
insieme: James Clar, Matteo Fato, Raul Gabriel, Lori Hersberger, Guillaume Leingre, Alistair McClymont, Yari Miele, Tony
Oursler, Ivano Sossella, Morgane Tschiember e United Visual Artists.
Il percorso è un cammino attraverso la luce, naturale, autentica, riflessa, metaforica o reale – lume della ragione, risveglio di coscienze. Prendendo spunto dalla riflessione di Hans Sedlmayr (La luce nelle sue manifestazioni artistiche, 1960,“Studium
Generale”) in cui riconsidera storiograficamente l'arte come una sub specie lucis, la mostra accoglie una dialettica ed un
impegno alla multiformità del medium luminoso secondo l'eterogeneità di pratiche artistiche e generazionali.
L'interpretazione di quell’energia che consente di riconoscere come nostra la realtà che ci circonda, crea nuove ed infinite
prospettive, definendosi Lumen come lo splendore che nasce da cose lucenti ed insieme misura del flusso materico; e Ray
come l'aspetto tecnologico che muta l’opera, da rappresentazione sulla luce naturale a sorgente di emissione fotonica.
Lumen Ray è un racconto atemporale e libero, sovversivo e mutante, un confronto tra scienza e coscienza, ove le varie
considerazioni artistiche che lo esprimono generano multiformi rapporti di luce/spazio, luce/oggetto, luce/materia.
L'andamento assimila diverse letture: dall’universale di Alistair McClymont nella descrizione “astronomica” di Eclipse
(2012), una sequenza bianco/nero del reale rapporto di luce tra sole-terra-luna e ancora luce-tempo di Unix Time, come
alternativa al calendario gregoriano in versione i-pad fino al divertissement di riflessioni “riflettenti” in cui l’energia a volte
“trattenuta” viene in seguito “rilasciata” dalle fluorescenze di Yari Miele ed accostata alla pittura istantanea di Matteo Fato.
Dal materiale all’immateriale, il raggio filtra con movimento elegante attraverso le aperture virtuali di Grey Area (2013) del
collettivo inglese United Visual Artists per poi ampliarsi in spettro di cielo e solidificarsi nel Light (2013) di Raul Gabriel
invadendo con il proprio peso lo spazio espositivo, sino all'autonegazione che infine lo cancellerà con un semplice gesto di
alchemica pittura nei makeitpossible (2013) di Ivano Sossella. Dal bidimensionale al tridimensionale, una goccia di luce
solidifica nelle Bubbles (2012) di Morgane Tschiember, mentre le porzioni neon di Lori Hersberger divengono effetti
esplosivi attraverso l’ironia della Bomb di Tony Oursler. Tra tocchi fluo gli sguardi seguono curiosi la scena offuscarsi durante
la performance Why Be Blue (2012) dell'artista francese Guillaume Leingre che imprime il proprio segno come in una
camera oscura, lasciando nella penombra il messaggio di duplice riflesso nel The End (2012) dell'americano James Clar.
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