REALITY 80. Il “decennio degli effetti speciali”

© Maria Mulas | Maria Mulas, Edgarda Ferri, Giorgio Armani, Anna Riva, 1987

 

Dal 19 Dicembre 2018 al 23 Febbraio 2019

Milano

Luogo: Galleria Gruppo Credito Valtellinese

Indirizzo: corso Magenta 59

Curatori: Cristina Quadrio Curzio, Leo Guerra



Se Umberto Eco in piena Tangentopoli definì gli anni Ottanta come il ‘decennio degli effetti speciali’, REALITY ’80 si potrebbe immaginare come il caleidoscopio visivo dell’epoca. Analogamente al fantasmagorico strumento ottico, la mostra – che inaugura il 19 dicembre alla Galleria Gruppo Credito Valtellinese per la cura di Leo Guerra e Cristina Quadrio Curzio con la consulenza scientifica di Valentino Catricalà e Mario Piazza – si propone come l’avvicendamento in libera sovrapposizione cronologica e tematica di cultura, società, spettacolo, arti, design e grafica della ‘Milano da bere’.

Il tipo di narrazione del progetto espositivo è quello di un intreccio continuo di storie e figure riferibili al decennio 1980-1990 all’interno di una ripartizione tematica e allestitiva costruita per frammenti monumentali e reperti tratti da eventi salienti, come ad esempio il Pac-Man nel formato Arcade tower da sala giochi (proposto in mostra alla sommità di un podio praticabile) con cui il pubblico potrà effettivamente giocare, e la parata eteroclita di sorprese, gadget, regalissimi, inclusi nelle merendine della generazione dei paninari. 

Il tutto allineato lungo un asse temporale che inizia con il celeberrimo manifesto dell’amaro Ramazzotti (il pulsante start nella memoria collettiva: “Questa Milano da bere”) ottenuto da uno scatto di Mario De Biasi del 1986.

All’interno di questa ricostruzione per frammenti, lo spettatore spazia fra i modellini in scala di quel Panseca, opportunamente affiancati dalle sculture biodegradabili che ne hanno preparato il terreno concettuale, attraverso una selezione di opere provenienti dalla fucina artistica che fu la Brown Boveri di Milano (con lavori di Corrado Levi, Cosimo Barna, Claudio Déstito, Francesco Garbelli) e dalla speculare esperienza romana dell’ex Pastificio Cerere accostati dai dipinti in grande formato di Nathalie Du Pasquier, Salvo, Tino Stefanoni, sino a perdersi nel dedalo delle mappe segniche di Alessandro Mendini, nei meandri compositivi degli arazzi di Regina Lippl e negli intarsi dopofuturisti di Ugo Nespolo. 

In contrapposizione a questa sezione si trova allineata in lunga parete l’imponente teoria di manifesti politici tratti dal progetto di identità visiva curato da Ettore Vitale e Giuliano Vittori per l’Estate Romana.

La doppia sequenza è affiancata da una galassia di oggetti iconici del design Milan made dalla quale spiccano: gli abiti di scena di Antonella Ruggiero, quelli di Carlo Massarini per ‘Mister Fantasy’, i pezzi di Memphis per Ettore Sottsass e Peter Shire, la ‘Tonietta’ di Enzo Mari, la sedia ‘Galattica’ di Michele De Lucchi, la ‘Cabina dell’Elba’ di Aldo Rossi con il servizio da caffè ‘Palazzo’ per Alessi, torreggiante sulle vedute neo metafisiche di Arduino Càntafora. 

Un rilievo particolare assumono i nuovi pattern pervasivi degli anni ’80, dominati dall’estetica del punto, della retta, del triangolo, del piccolo segmento ripetuto, delle ‘formine vuote’ disseminate random ai margini di quasi tutti i manufatti grafici dell’epoca: dalle copertine di ‘Domus’ sotto la direzione di Alessandro Mendini dei primissimi anni ’80 – sostenute dalle immagini new-dada elaborate da Occhiomagico – agli impaginati di Christof Radl per Abet, alle cover degli ellepì e delle musicassette – poi ampiamente imitate con l’uniposca nelle compilation piratate su mixtape – disegnate da Mario Convertino, fino alla testata dei comics magazine ‘Frigidaire’, ‘Corto Maltese’ e ‘Alter Alter’.

Alfabeti visivi, Re-design, Design Banale, Cosmesi, Robot Sentimentale sono i titoli che introducono alla esuberante e vastissima produzione del progetto multidisciplinare del gruppo Alchimia verso un design neo-moderno. Nel manifesto teorico del gruppo, si legge: “Per noi vale l’ipotesi che debbano convivere metodi di ideazione e di produzione confusi, dove possano mescolarsi artigianato, industria, informatica, tecniche e materiali attuali e inattuali.” In mostra trova così cittadinanza la parata eclettica di esperimenti realizzati con materiali artigianali, di recupero, di massa, improbabili, provocatori, kitsch, spesso abbandonati allo stadio di prototipo quali: la ‘Pensione ideale’ (Franco Raggi), l’’Abito Sonoro’ con la performance ‘Persone Dipinte’ (Anna Gili), lo ‘Stilismo della moda’ (Cinzia Ruggeri) e soprattutto, ‘Il Mobile Infinito’ che nel 1981 annulla per eccesso sia le tipologie che la firma degli stessi progettisti, entrando con i Magazzini Criminali nella sperimentazione teatrale. Le attività emozionali, psichiche e antropologiche si espandono così nel Refettorio delle Stelline dall’arredo al libro, alla didattica, alla video arte e al suono (Matia Bazar). 

Volti, pose, tic, inflessioni comportamentali occhieggiano infine in una galleria di 50 scatti di Maria Mulas a documentare i party scintillanti degli anni del dopo terrorismo, che anticipano la messe di documenti, memorabilia, reperti video, giornali, libri, vignette satiriche, cataloghi d’arte e display commerciali a completamento dell’allestimento, in un crescendo cromatico bubble-gum che culmina con gli arredi in stile American Graffiti presi dal set di drive-in e con le divise da ‘sfitinzia’ e ‘gallodidio’ dei Paninari.

La mostra è accompagnata da un catalogo-album (22 x 30 cm, 164 pp., 220 ill.) edito dalla Fondazione Creval con un testo introduttivo dei curatori e saggi di Mario Piazza e Valentino Catricalà, arricchito da un’antologia di interviste ai protagonisti del decennio.

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