The Last Swiss Holocaust Survivors

The Last Swiss Holocaust Survivors, Memoriale della Shoah, Milano

 

Dal 23 Maggio 2019 al 27 Giugno 2019

Milano

Luogo: Memoriale della Shoah

Indirizzo: piazza Edmund J. Safra

Orari: lunedì dalle 9.30 alle 19.00, dal martedì al giovedì dalle 9.30 alle 14.30 e la prima domenica del mese dalle 10 alle 18.00

Curatori: Gamaraal Foundation e realizzato in collaborazione con il Consolato Svizzero

Costo del biglietto: La mostra non prevede alcun costo aggiuntivo a quello del biglietto per accedere al Memoriale stesso



The Last Swiss Holocaust Survivors: in mostra dal 23 maggio al 27 giugno 2019 le storie di alcuni sopravvissuti al Memoriale della Shoah di Milano. Un percorso, a cura della Gamaraal Foundation e realizzato in collaborazione con il Consolato Svizzero, alla scoperta delle storie di coloro che sopravvissero alla Shoah e ora vivono in Svizzera.

È stata inaugurata giovedì 23 maggio, presso lo spazio mostre Bernardo Caprotti del Memoriale della Shoah di Milano, la mostra itinerante “The Last Swiss Holocaust Survivors” che, dopo Milano, sarà allestita a Tirana, St. Gallen, Neuhausen e Haifa. Attraverso l’esibizione di fotografie e video, il percorso esplora il dramma e la sofferenza di coloro che, provenienti da vari Paesi nel mondo, con la fine della Guerra hanno trovato in Svizzera una nuova casa. La mostra si rivolge soprattutto ai giovani, per educarli e sensibilizzarli al valore della tolleranza. Particolare attenzione è posta sugli ultimi momenti che i sopravvissuti hanno condiviso con parenti ed amici prima di essere inghiottiti dall’orrore della Shoah, ricordi accompagnati da un incancellabile e profondo dolore. “A Ravensbrück mia madre ha sempre cercato di proteggermi. Implorava gli «Extrakommando» per farsi dare una porzione di zuppa in più, che poi avrebbe dato a me. Anche in condizioni disumane sono riuscito a imparare a leggere, scrivere e a fare le tabelline. Mia madre mi disse: «Un giorno ti servirà». Era meraviglioso, significava «tu sopravvivrai».” – queste le parole di Gabor Hirsch, deportato all’età di 15 anni ad Aushwitz e sopravvissuto, riportate su uno dei pannelli della mostra.

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