Willy Leiser (1918-1959): Grafica, pittura, scultura. La vita, l’opera e gli anni con Teresa Giupponi

Willy Leiser, Autoritratto, 1948/1949, olio su tavola

 

Dal 09 Giugno 2020 al 11 Ottobre 2020

Rancate | Mondo

Luogo: Pinacoteca cantonale Giovanni Züst

Indirizzo: via Pinacoteca Züst 2

Orari: Giugno, settembre, ottobre: 9-12 / 14-17. Luglio – agosto: 14-18. Chiuso il lunedì. Festivi aperto. Visite guidate su prenotazione anche fuori orario

Costo del biglietto: intero: CHF/€ 10.- ridotto (pensionati, studenti, gruppi): CHF/€ 8.-

Telefono per informazioni: +41 (0)91 816 47 91

E-Mail info: decs-pinacoteca.zuest@ti.ch

Sito ufficiale: http://www.ti.ch/zuest



Da molti anni la Pinacoteca Züst si adopera per illustrare e valorizzare le realtà culturali e gli artisti, talvolta dimenticati o trascurati, che hanno costituito la storia artistica e culturale del Cantone Ticino.

Questa esposizione presenta unicamente le opere di Willy Leiser (Bienne, 1918-Sala Capriasca, 1959) – mettendole a confronto con quelle di sua moglie Teresa Giupponi (Sciaffusa, 1922- Sala Capriasca, 1993) – conservate presso la Fondazione Leiser-Giupponi, che ha sede nella casa-atelier dei coniugi, a Sala Capriasca. I due artisti, ancora oggi quasi del tutto sconosciuti, si erano stabiliti in Capriasca nel 1943, dove avevano casa e atelier: Willy Leiser, formatosi presso uno scultore ornatista del legno e la Kunstgewerbeschule di Bienne, fu anche grafico, pittore e incisore. Teresa Leiser Giupponi, appartenente a una famiglia originaria della bergamasca, autodidatta, imparò direttamente dal marito le tecniche artistiche, in particolare l’incisione. Entrambi ebbero quindi una formazione non accademica che paradossalmente diede loro, oltre che a capacità tecniche e artigianali solide e raffinate, parecchia libertà nell’elaborazione di un linguaggio artistico peculiare e innovativo, vicino alle esperienze postcubiste e astratte dei primi anni Cinquanta del Novecento.

I coniugi Leiser furono piuttosto estranei alla realtà artistica ticinese. Per quel che se ne sa oggi, le loro conoscenze furono limitate: frequentarono lo scultore Max Weiss, lucernese d’origine che abitava a Tremona, la pittrice Cornelia Forster che come loro risiedeva a Sala Capriasca, l’architetto Beppe Brivio, lo xilografo Aldo Patocchi e lo scultore Remo Rossi. Solamente tra gli anni Sessanta e Settanta Teresa Giupponi Leiser partecipò a poche esposizioni collettive di artisti ticinesi.

Come giudicare quindi la loro presenza nella storia delle vicende artistiche e culturali del Ticino? La loro opera, come quella di molti altri artisti legati alle avanguardie stabilitisi nel nostro Cantone durante la prima metà del Novecento, appare estranea alla dimensione locale e lombarda, riflettendo soprattutto la più avanzata cultura figurativa elvetica contemporanea: e tuttavia la storia artistica, architettonica e culturale del Ticino è fatta anche di queste presenze. Per la qualità e la modernità delle loro opere e la brevità delle loro carriere, i Leiser furono rapide, brillanti e solitarie meteore nell’affollata costellazione artistica ticinese.

I Leiser furono invece molto attivi sulla vivace scena culturale di Bienne, in quel periodo in piena espansione e rinnovamento. Esposero in gallerie private ma anche in importanti rassegne artistiche locali, nazionali e in qualche caso internazionali (come la seconda esposizione nazionale svizzera di scultura en plein air, denominata Plastik im Freien/ La sculpture en plein air di Bienne del 1958). Realizzarono anche innovativi interventi artistici su edifici pubblici e privati della regione (asilo nido di Bienne del 1954; la parete dell’istituto scolastico di Lengnau del 1957).

In un primo settore la mostra presenta gli esordi di Willy Leiser: accanto ad alcune magnifiche incisioni, vi sono alcune opere ad olio che risentono specialmente della tradizione francese (Cézanne). Attorno al 1950 si registrano il mutamento e la svolta neocubista in direzione di Picasso e Braque. Con il ritorno infine al suo primo mezzo espressivo, la scultura, Leiser raggiunge la piena maturità formale ed espressiva. La morte precoce interrompe questa sua evoluzione. L’esposizione vuole anche mettere a confronto le opere di Willy con quelle contemporanee della moglie Teresa che forse, anche perché meno influenzata dalle costrizioni della carriera artistica, fu più anticonformista nelle sue scelte, aderendo subito all’arte non figurativa.

L’esposizione e il catalogo accolgono le fotografie dell’atelier e delle opere scattate nel maggio del 1959, appena morto lo scultore, dal fotografo biennese Claude Fleury, come pure un suo testo che ricorda in maniera vivace quel lontano avvenimento. Il contributo del critico di Gian Franco Ragno attesta l’importanza di queste fotografie che rendono vivo e presente un passato artistico lontano. Completa il catalogo, che contiene i testi del curatore, l’introduzione critica alla prima esposizione di Willy Leiser, pronunciata dalla storica dell’arte Maria Will al vernissage dell’esposizione tenutasi a Cagiallo nel 2010: attesta l’entusiasmo di chi scopre per la prima volta le opere di un bravo artista.

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