Andrea de Carvalho. Baryons

© Andrea de Carvalho

 

Dal 06 Settembre 2015 al 10 Gennaio 2016

Sorrento | Napoli

Luogo: Wonderwall Art Gallery

Indirizzo: corso Italia 26

Orari: 10:30 - 13 / 16:30 - 20:30

Curatori: Manuela Esposito

Costo del biglietto: ingresso gratuito

Telefono per informazioni: +39 081 8770667

E-Mail info: wonderwallartgallery@gmail.com

Sito ufficiale: http://www.wonderwallartgallery.com



Wonderwall Art Gallery presenta, domenica 6 Settembre alle ore 19.00, “Baryons”, una mostra dedicata all’artista Andrea de Carvalho, autrice di opere grandiosamente sature, figura eclettica e avanguardista del panorama artistico contemporaneo.
L’esposizione, a cura di Manuela Esposito  con la collaborazione di Caterina Ianni e Antonino Stinga, realizzata con il patrocinio del Comune di Sorrento, offre una visione profondamente suggestiva sulle opere dell’artista brasiliana caratterizzate dall’uso distinto di materiali, come ceramica, ferro, pittura e object trouvé. In mostra saranno presentate opere inedite e altre precedentemente esposte alla III Biennale di Malindi e alla 54°Biennale di Venezia. Una rassegna che conferma l’impegno della città di Sorrento per la diffusione della cultura internazionale e che vede la presenza ispiratrice di un’artista internazionale la cui espressione creativa mantiene forte e vitale il rapporto con l’arte tradizionale del nostro Paese.
Per l’occasione, ancora una volta la Wonderwall Art Gallery si trasformerà in uno scenario metafisico dove l’artista interverrà e presenterà il suo universo creativo, un viaggio attraverso le sue sculture in un’atmosfera magica e enigmatica. Andrea de Carvalho, guidata da un’impetuosa forza espressiva, mette le sue mani sapienti al servizio della creazione:
“Baryons costituisce l’emblematico racconto d’innumerevoli rinascite. L’artista brasiliana Andrea de Carvalho, guidata da una poietica forza espressiva, pone le sue mani sapienti al servizio della creazione. Un imperativo attraverso cui elargisce di nuova esistenza ciò che è stato usato, dismesso, abbandonato. La riformulazione di metaforici detriti d’umanità, che una vota riemersi dall’oblio, si trasformano in emozione incontrollata.
Assemblare diventa un’esperienza irripetibile, il cui risultato si concretizza nell’inscindibilità delle parti, articolate secondo un principio compositivo d’armonia. Una gestualità, quale atto creativo in cui l’artista, sciamano di questo rituale, utilizza materiali saturi di suggestioni legate a vite trascorse, fruite attraverso diversi gradi di temporalità. Opere in cui riaffiorano “simultaneamente” ricordi di viaggi, la propria identità culturale d’origine, unita a quella adottiva italiana, sino ad un forte legame con l’arte, vissuto già dall’infanzia attraverso l’esempio della madre pittrice. Una condizione apparentemente viziata dal Caos che l’autrice domina seguendo un predefinito progetto compositivo.
L’opera Baryon, costituisce l’emblematica espressione del riformulare e ricomporre; un mosaico moderno, dalle più ammalianti sembianze, in cui coesistono all’unisono differenti identità culturali e/o materiali. L’immobilismo plastico di silenziosi automi metafisici, si sposa alla citazione di figure dall’enigmatica presenza e all’uso di materiali frammentati. Un manichino in ceramica, su cui si adagia una sagoma misteriosa, indossa un’ampia gonna composta da ritagli di stoffa-giornale. L’espressione di una perfetta armonia creativa, il cui comune denominatore è il lirismo espressivo di Andrea, capace di rendere le sue opere attuali e comunicative, senza mai lasciarle vincolate o schiave di una realtà remota, sconosciuta, irraggiungibile, come nella poetica surrealista.
L’esperienza di un’emozionante bellezza votata all’eccesso, poiché scandita dal ritmo compositivo di svariati materiali, figure, oggetti, colori o simboli, capaci di coesistere attraverso un unico respiro vitale, quello dell’artista.Un gigantesco cuore dal titolo Il Tempo che passa diviene l’esplosione vibrante di elementi che rappresentano quelle metaforiche note di una sinfonia formale, in cui potranno convivere termini dissonanti, contrari, senza intaccarne l’unità compositiva.
Ed ecco esplosivi diventare il substrato di questo cuore gigante, ed ancora smalti, forchette, coltelli, bulloni, monete, nastri, trasformarsi in parti anatomiche di volti in cui riconoscere primitive sagomeost-moderne come nel ciclo delle Cabeças.              
Mezzi busti in ceramica con lussuosi colori: dal rosso, all’oro e dal bianco al nero, in cui l’artista s’ispira a totem di civiltà primitive, per realizzare queste divinità contemporanee. Forme in cui l’applicazione di oggetti usuali, privati della loro funzione originaria, diverranno l’apparato decorativo di queste sculture. Un grandioso meccanismo della creazione esperito nel concetto di metamorfosi, rivelata attraverso una manualità in fieri. L’artefice, nel plasmare la materia, ora sotto forma di ceramica da modellare, ora di ritagli da ricucire o assemblare, vede comparire un’immagine definitiva, in cui si mescolano le più svariate suggestioni, forme, citazioni. Un atteggiamento che Andrea ha ereditato anche dall’ identità multiculturale del suo Brasile, riassumibile nell’significativo concetto di “tropicalismo”, utilizzato in funzione di un’estetica barocca dello stupore e dell’eccesso. Una poetica, il cui tratto distintivo si concretizza nella ricerca di un dinamismo formale sperimentato sin dall’uso di colori potentissimi, o materiali in grado di riflettere la luce.
In questo modo l’effetto di splendore movimenta l’intera composizione di un gigantesco lampadario barocco, così come l’utilizzo di pose, in sospensione tra l’oblio e l’essere al mondo, dinamizza la composizione formale di molti lavori, tra cui l’ironica serie delle mani in ceramica. Dei soggetti che sembrano voler trasmettere questo desiderio di esistere sotto forma di una gestualità estremamente comunicativa.
L’uso di elementi ingombranti, bizzarri o colorati, costituisce un altro escamotage per ricreare un ritmo formale, e rendere questi lavori simbolo di un’esistenza che rinasce sotto una nuova veste. Un’incontenibile forza generativa, sinonimo del concetto di Arte, che Andrea ripropone ad ogni nuova creazione, diviene l’espressione di quell’istinto da cui tutto ha origine, tra suggestioni erotiche, desideri implacabili, emozioni.
Tematiche, spesso oggetto o soggetto delle opere dell’autrice brasiliana, in cui l’Amore simboleggia quel fiat da cui tutto diventa un esserci per esistere. Un concetto riproposto anche nel gigantesco Lampadario Agua in cui l’uso dell’acqua non potrebbe non ricordare il concetto di vita inteso come nascita-origine. Opera dalla duplice funzionalità, in cui un lampadario barocco si trasforma in sorgente capace di rapire lo spettatore attraverso le sue imponenti dimensioni e suggestioni cromatiche”.
(Caterina Ianni da cat.)

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