Claudio Sabatino. Fotografare il tempo. Pompei e dintorni

Claudio Sabatino, Casa della caccia antica, Pompei, 2000

 

Dal 20 Gennaio 2018 al 15 Marzo 2018

Napoli

Luogo: Museo Archeologico Nazionale di Napoli - MANN

Indirizzo: piazza Museo Nazionale 18/19

Orari: tutti i giorni (tranne il martedì) ore 09.00-19.30. Le operazioni di chiusura iniziano alle 19.00

Curatori: Giovanna Calvenzi

Enti promotori:

  • MiBACT

Costo del biglietto: Intero € 12, Ridotto € 6, gratuito per i minori di 18 anni

Telefono per informazioni: +39 081 4422205

Sito ufficiale: http://https://www.museoarcheologiconapoli.it/it/



Claudio Sabatino espone al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Salone della Meridiana e Sala del Toro farnese, dal 20 gennaio al 15 marzo 2018 circa 80 opere che riassumono il lungo lavoro fotografico svolto tra gli scavi di Pompei e i dintorni della città antica e che rappresentano un vero e proprio documento storico-iconografico delle trasformazioni avvenute nel tempo  nel complesso rapporto esistente tra architettura antica e moderna. Un rapporto che sottolinea la contraddizione, da un lato, e la coesistenza, dall’altro, tra la quiete perenne delle testimonianze antiche rappresentate dalla città distrutta dal Vesuvio, riaffiorata immutata ed immutabile dalla lava, e il continuo rumore dell’evolversi della città nuova, il cui assetto urbano subisce i profondi cambiamenti imposti dalla modernizzazione.  Tante immagini che contribuiscono a mantenere vivo il dibattito sulla conservazione e la salvaguardia dei monumenti e dei luoghi antichi nel territorio, non solo campano, sempre più assediati, circoscritti e pervasi dalle architetture moderne. E proprio il tema della salvaguardia e della tutela è il tema trattato dal Direttore del Museo Archeologico Nazionale di Napoli che ospita la mostra.

Dice infatti Paolo Giulierini, Direttore del MANN:  “Il Museo è una creazione artificiosa dell'uomo che conserva in maniera quasi innaturale le opere contro il decadimento del tempo.
Può mutare negli allestimenti, ma generalmente assolve al compito di salvare i capolavori per destinarli alla fruizione delle generazioni presenti e future.”

Continua: “Tutela consapevole è prima di tutto ferma opposizione alle speculazioni edilizie ma anche, ad esempio, freno alle centinaia di scavi archeologici che non prevedano un piano di corretta conservazione di ciò che si decide di lasciare en plein air.”

E ancora: “L’allestimento e il catalogo, consentono di esaminare come in molti luoghi simbolo (Terme di Caracalla, Pompei, Napoli, Area Flegrea) ci siano un “prima” e un “dopo” spesso antitetici, che rivelano da un lato i cedimenti di un'azione di tutela troppo minacciata da politiche di espansione edilizia, dall'altro il fatto che in Italia sia prevalsa un'attenzione maggiore per i luoghi espositivi piuttosto che per il territorio.”

E infine: “E quando parliamo di tutela non intendiamo solo quella relativa ai monumenti, ma anche quella delle nostre coscienze, che non possono e non devono tollerare la distruzione scellerata delle opere di chi ci ha preceduto.”

La curatrice della mostra, Giovanna Calvenzi, mette in risalto la meticolosità e la perizia del lavoro dell’artista, la sua scientificità e oggettività nel fotografare  rispettando i luoghi e il silenzio in cui si immergeva, cercando di violare il meno possibile l’intimità degli spazi alla ricerca dei tempi giusti e delle luci adatte ad immortalare quei momenti.

Dice infatti Giovanna Calvenzi: “Lui stesso ricorda di aver voluto procedere come un archeologo, prelevando campioni di realtà, scomponendola per ricostruire poi un quadro complessivo che desse conto dell’organizzazione strutturale degli spazi.”
Continua: “Sabatino usa un linguaggio diretto, frontale, che documenta, rispetta e che intenzionalmente non interpreta. Il suo modo di narrare risente della lezione americana del “linguaggio documentario”, suggerita già negli anni Trenta da Walker Evans che teorizzava il rispetto “oggettivo” del paesaggio.”
E ancora: “La lettura sistematicamente documentaria dei luoghi scelti,infatti,non si trasforma direttamente in denuncia bensì sottolinea il bisogno di Sabatino di constatare, di ricomporre anche attraverso una visione “democratica”, le contraddizioni della contemporaneità.”
Ma è inevitabile, d’altro canto, il coinvolgimento della passione e dell’amore anche in un fotografo così attento ai canoni dell’oggettività e, infatti, la Calvenzi conclude dicendo: “Ma nello stesso tempo la perfetta conoscenza dei luoghi, delle luci, dell’uso del colore trasformano l’intenzione “documentaria e non interpretativa” in una narrazione personale, intensa e partecipe.”

Claudio Sabatino è nato a Castellammare di Stabia (Napoli) nel 1967.
Si è laureato in architettura alla Facoltà di Architettura di Napoli nel 1998 ma già durante gli anni dell’università ha iniziato a occuparsi di fotografia, dedicandosi prevalentemente alla rappresentazione del paesaggio urbano. Ancora studente è tra gli autori selezionati per l’edizione
del 1997 di “Napoli Fotocittà” con il tema “Dintorni dello sguardo”. Nel 1998 vince il premio Savignano Immagine a Savignano sul Rubicone e nel 1999 il premio della Fondazione Marangoni a Firenze. Nel 2006 riceve una “menzione speciale” al Premio Internazionale Bari Photocamera.
 Le sue immagini vengono esposte alPalazzo della Ragione di Milano, alla Triennale di Milano e alla Fondazione Ragghianti di Lucca ma anche nel Festival Internazionale di Roma (2008 e 2006) e all’International meetings of photographydi Plovdiv, Bulgaria (2002). Dal 2002 alterna all’attività di ricerca la pratica della didattica. Vive tra Milano e Pompei.

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