Segno astrazione. Il tratto a-temporale di Giacomo Failla

Giacomo Failla, Orient, 2019, acrilico su tela, cm. 100x100

 

Dal 18 Febbraio 2022 al 27 Marzo 2022

Palermo

Luogo: RISO - Museo Regionale d’Arte Moderna e Contemporanea

Indirizzo: Via Vittorio Emanuele 365

Orari: da martedì a sabato ore 9 |18,30. Domenica ore 9 |13

Curatori: Giacomo Fanale

Costo del biglietto: 6 euro

Sito ufficiale: http://www.museoartecontemporanea.it


Giacomo Failla vive in Sicilia circondato dal mare. Le onde del mare vanno e vengono incessantemente. Sembra che gli stessi schemi si ripetano, ma ogni onda non è la stessa. Ogni onda cambia di momento in momento. Tutte le onde sono un flusso attraverso il cerchio infinito di nascita, morte e rinascita. Nakajima Hiroyuki
Ridurre all’essenziale, ma ritrovare tra le pieghe di più vite sovrapposte gli stimoli per andare avanti. Durante la pandemia Giacomo Failla[Catania,1954] si è interrogato sulla necessità (e l’urgenza) di un “segno” grafico “ forte , spogliato da sovrastrutture. Sono nate così opere che ritornano alla materia ma la ritrovano come una compagna fedele; altre ispirate al rapporto intenso che lo lega all’artista visuale giapponese Nakajima Hiroyuki, che definisce la gestualità “una sua forma convertita in linee e forme sulla carta mediante il pennello”. La personale delle opere di Giacomo Failla nate negli ultimi anni si inaugura il 18 febbraio alle ore 18 a Palazzo Belmonte Riso, sede espositiva del Museo Regionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Palermo e sarà fruibile fino al 27 marzo, inserita nel programma della Settimana delle Culture.

Curata da Giacomo Fanale, Segno astrazione. Il tratto a-temporale di Giacomo Failla racchiude anche le sue ultime opere complesse, ottenute con l’uso del cartone rigenerato e pressato, in modo da ottenere effetti materici tridimensionali; oltre ad alcuni pezzi realizzati per Fragments of Solitude, a cura di Samson Surasidhi Panich a Bangkok.  Failla recupera elementi che rivelano quella stratificazione che gli è cara sin dalle origini delle sue prime composizioni formali, quando elementi di riutilizzo materico caratterizzavano complesse astrazioni geometriche, totem metallici, lavori con le sabbie. 
 
In questi tempi in cui le certezze vacillano – sottolinea l’assessore dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà – il ritorno all’essenza cui ci conduce l’arte di Giacomo Failla è un invito a ricercare il cuore delle cose. La linea che il governo sta seguendo va non a caso nella valorizzazione del patrimonio culturale della Sicilia in tutte le sue poliedriche espressioni, nel quale si concentra l'essenza della nostra Isola nella sua dimensione più profonda”.
La ricerca di un tratto riconoscibile – elemento che lega tutto il suo universo artistico – caratterizza Archetipi frammentati, opera site specific, pensata dall'artista in dialogo con la teoria di armadi sospesi a soffitto realizzata da Jannis Kounellis nel  2008 a Palazzo Belmonte Riso. É anche il primo passo per un progetto più ampio sull’interpretazione contemporanea dei siti monumentali e archeologici, che Failla svilupperà in Sicilia, seguito dal videomaker Andrea Di Silvestro e dal fotografo Giampiero Caminiti: installazioni site specific temporanee da cui nasceranno un’accurata documentazione fotografica e un cortometraggio.
La Settimana delle Culture prosegue con attività proposte con il contributo degli artisti e
delle più rilevanti istituzionali presenti sul territorio e avvia una nuova edizione che vuole segnare un momento di rinascita dopo mesi di limitazioni nelle attività sociali e culturali - interviene Salvo Viola, presidente della Settimana delle Culture -. Il segno di Giacomo Failla è quello di un artista che esprime pienamente quell’identità di appartenenza attraverso lavori ultimi maturati durante la pandemia, in cui è evidente una profonda e radicata  riflessione”.
 
É un lavoro a togliere, a grattare, a livellare le stratificazioni dei secoli: Failla conferma le sue radici, riconoscendo nei caratteri delle proprie trame grafico-pittoriche lo stesso segno impresso in passato, testimonianze che hanno superato le ritrosie nei secoli di una terra che si rigenera ad ogni passo, ma mantiene la memoria. É una riflessione continua, dai grandi apparati barocchi ai palazzi nobiliari, alle ville suburbane o ai capannoni industriali, alle installazioni luminose delle sagre. E la terra: a partire dalle sciare di lava dell’Etna, Failla raccoglie la sabbia lavica che diventa materia per le sue tele. “A questa appartenenza, che definisce una precisa identità culturale, si ispira l’opera di Giacomo Failla, che dalla necessità di lasciarsi assecondare, oltre che ammaliare dalla stessa ricerca delle proprie tradizioni, è condotto, con una sensibilità non comune, linfa del suo esistere come artista figlio di questa terra, a riscoprire la validità di quella identità che ambisce ad essere universale” scrive Giacomo Fanale nel testo in catalogo.

Giacomo Failla [1954] nasce a Catania dove tuttora vive e lavora. Diverse sono le sue personali e collettive in Italia ed all’estero, soprattutto in Germania dove ha esposto più volte dal 2007; l’ultima nel 2015 alla Galerie KunstKontor di Norimberga, seconda tappa di Hologram a cura di Anna Maria Ruta e Giacomo Fanale, dopo Palazzo Ziino a Palermo. Nel 2012 espone al Padiglione Italia alla 54° Biennale di Venezia; nel 2013 è presente all’Art Market di Budapest; nel 2014 partecipa ad Artisti di Sicilia a cura di Vittorio Sgarbi a Palazzo Sant’Elia di Palermo e al Castello Ursino di Catania. È del 2021 Fragments of Solitude, a cura di Samson Surasidhi Panich a Bangkok.
 



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