1968. Un Anno

Walter Albini, Collezione Cina per Cole of California - Mare Moda Capri, Primavera/Estate 1969. Stampa fotografica in bianco e nero su carta bromuro d’argento, mm. 298×239

 

Dal 20 Ottobre 2018 al 04 Agosto 2019

Parma

Luogo: CSAC – Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma

Indirizzo: Strada Viazza di Paradigna 1

Costo del biglietto: 10 euro

Telefono per informazioni: +39 0521 607791

E-Mail info: servizimuseali@csacparma.it

Sito ufficiale: http://https://www.csacparma.it



Sabato 20 ottobre alle ore 11.00 apre allo CSAC – Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma la mostra 1968. Un Anno, un grande racconto che si concentra, attraverso un taglio rigorosamente sincronico, su un anno chiave della storia del Novecento, restituito attraverso un’indagine all’interno dell’archivio dello CSAC, il cui primo nucleo nasce proprio nel 1968 e che oggi, a cinquant’anni di distanza, vanta una raccolta di oltre 12 milioni di materiali originali nell’ambito della comunicazione visiva e della ricerca artistica e progettuale italiana a partire dai primi decenni del XX secolo.
 
Attraverso idee, utopie, opere, progetti e oggetti datati o correlati all'anno 1968, individuati all’interno dei diversi fondi conservati allo CSAC, questa mostra vuole far emergere le trasformazioni nel sistema della comunicazione, i mutamenti socio-antropologici (i nuovi miti e i nuovi riti), e una nuova riflessione sul corpo e sull’ambiente, che esplosero in quell’anno. Ambiti e linguaggi differenti sono così affiancati per affrontare le contaminazioni e la coesistenza di differenti culture.
 
Con la mostra 1968. Un Anno – a cinquant’anni esatti dall’esposizione dedicata a Concetto Pozzati, organizzata dall’Istituto di Storia dell’Arte dell’Università di Parma, che darà inizio al primo nucleo di opere della futura Sezione Arte dello CSAC – non si vuole suggerire uno sguardo univoco ma una serie di contraddizioni, confronti e nuove prospettive. Si intende proporre una riflessione sul tempo e sul concetto di sincronia che un grande archivio costituito da tracce di processi di ideazione, progettazione e realizzazione, è in grado di mettere in discussione.
 
L’ossatura della mostra all’interno del suggestivo spazio della Chiesa abbaziale di Valserena è costituita da una lunga timeline, composta da oggetti, immagini e cronache, affiancata da una sequenza di approfondimenti dedicati alla trasformazione del sistema delle immagini e delle differenti scale del progetto degli spazi e del territorio.
 
Emilio Vedova, Mario Schifano, Giosetta Fioroni, Mario Ceroli, Concetto Pozzati, Claudio Verna, Aldo Borgonzoni, Fabrizio Plessi, Rafael Canogar e William Xerra sono alcuni dei protagonisti di quella ricerca artistica che nel 1968 costituisce un punto di riferimento fondamentale per altri progetti legati all’immagine: come i reportage e le sperimentazioni fotografiche di Uliano Lucas, Nino Migliori, Mario Cresci, Carla Cerati, Ugo Mulas, a confronto con la cronaca registrata dalla agenzia Publifoto Roma; oppure le differenti strade del progetto grafico, pubblicitario e editoriale, che vede proprio nel 1968 la nascita del nuovo font Forma per la fonderia Nebiolo da parte di Aldo Novarese affiancato da un team composto da Franco Grignani, Giancarlo Iliprandi, Bruno Munari, Ilio Negri, Till Neuburg, Luigi Oriani e Pino Tovaglia; o ancora l’esplosione della cultura beat e underground, con il progetto di Ettore Sottsass per la rivista “Pianeta Fresco”. Il linguaggio della satira sarà invece rappresentato da autori quali Renato Calligaro e Roberto Perini.
 
I molteplici canali della comunicazione televisiva sono raccontati attraverso i progetti di Armando Testa per Carosello, ma anche dai padiglioni RAI di Achille e Pier Giacomo Castiglioni e di Archizoom, oppure con la trasformazione degli apparecchi radio e TV prodotti da Brionvega.
 
La riflessione sul corpo è rappresentata a differenti scale: dal gioiello all’abito, dall’ideazione di nuovi luoghi della cultura giovanile alla ridefinizione della scena e alla riappropriazione dello spazio pubblico. Il confronto di molteplici sistemi di segni e iconografie avviene attraverso manifesti, progetti di abiti e gesti, reportage fotografici: dall’immaginario cinematografico e per la scena teatrale con i costumi provenienti dall’archivio della sartoria di Piero Farani (per il film Barbarella e per la prosa Giulietta e Romeo, Il Barone di Birbanza e Il cavaliere inesistente) alle sfilate happening ideate per Mare Moda Capri (Walter Albini) all’affermazione dell’uomo moda (Carlo Palazzi) e della maglieria (Albertina, Krizia).
 
La scala si amplia rispetto al progetto architettonico e territoriale: lo spazio dell’abitare è ridefinito da nuovi oggetti esito di sperimentazioni materiche (la poltroncina Jumbo di Alberto Rosselli) e da riflessioni metodologiche sul progetto di design come quelle di Enzo Mari. La città con le sue periferie cresce attraverso importanti interventi come il Gallaratese di Aymonino, o il quartiere Paolo VI di Taranto della Nizzoli Associati, mentre Giò Ponti riflette sulla forma del grattacielo. Le nuove infrastrutture che stanno trasformando l’Italia come i tratti autostradali con i suoi autogrill (come quello di Renzo Zavanella), oppure il concorso per il ponte sullo Stretto di Messina (qui rappresentato dalle proposte di Giuseppe Samonà e Pierluigi Nervi), o la trasformazione delle coste con la creazione di insediamenti turistici (come la Costa Smeralda di Luigi Vietti e i villaggi Touring di Roberto Menghi).
 
Anche la Sala delle Colonne dell’Abbazia di Valserena sarà parte del percorso espositivo, con una selezione di materiali legati al 1968 attraverso i quali lo CSAC metterà in scena scambi e interazioni con altri archivi del territorio.
 
1968. Un Anno è curata da un gruppo di ricerca coordinato da Francesca Zanella e composto dai curatori dello CSAC Paolo Barbaro, Mariapia Branchi, Claudia Cavatorta, Lucia Miodini, Paola Pagliari, Simona Riva, da Elena Fava e dalle ricercatrici dell’Università di Parma Sara Martin e Cristina Casero, con la collaborazione di Francesca Asti e Giulia Daolio.
 
Grafica e Allestimento della mostra sono a cura di Daniele Ledda (xycomm) ed Elisabetta Terragni (Studio Terragni Architetti).
 
Orari
Lunedì: chiuso
Martedì: chiuso con possibilità di prenotazione per gruppi su appuntamento
Mercoledì, giovedì e venerdì 15.00-19.00
Sabato e domenica 10.00-20.00

Incontri 

Giovedì 22 novembre alle ore 17.00 si terrà Ce n'est qu'un début – 1968 Un archivio, un anno di teatro a Parma, un colloquio tra Gigi Dall'Aglio, Paola Donati e Roberta Gandolfi dove ci si confronterà sulle tracce che emergono dall’archivio storico della Fondazione Teatro Due, in particolare dal fondo del FITU (1953 – 1975, 41 buste), che testimonia la fitta rete di relazioni internazionali dietro le quinte di ogni edizione, e del fondo del CUT (1962 – 1975, 8 buste), che comprende corrispondenza e materiale promozionale specialmente intorno agli spettacoli prodotti e all’esperienza di decentramento culturale denominata “Quartiere aperto”, in collaborazione con il Comune di Parma.

Sabato 24 novembre
, sempre alle ore 17.00,  si parlerà di Tra la via Emilia e il veld. Cenni storici su  68 dimenticati. Chiara Torcianti affronterà Le radici di una società civile globale nel 68: il caso della amicizia tra Reggio Emilia e l'Africa Australe: a partire da una preliminare riflessione storiografica sulla validità del "paradigma 68" per quanto concerne il continente africano, analizzerà le condizioni politico-sociali ed economiche che permisero al comune di Reggio Emilia di esprimere un'inedita tipologia di solidarietà popolare a favore di alcuni movimenti di liberazione dell'Africa Australe. Sin dal 1970 venne così alimentato il legame solidale con il Fronte di liberazione del Mozambico (Frelimo). Con il 1977, invece, attraverso un innovativo Patto di Solidarietà, il comune reggiano si impegnò a sostenere l'African National Congress sudafricano. Nelle peculiari forme di mobilitazione della società civile, attuate da Reggio Emilia, si possono altresì ravvisare le radici stesse di quella "coscienza globale" che sarebbero esplose sul finire del XX secolo. Giacomo Prencipe approfondirà invece la dimensione locale del '68 a Reggio Emilia con i suoi protagonisti e avvenimenti. A partire dai documenti, recentemente versati nell'archivio di Istoreco grazie all'associazione Pollicino GNUS, si approfondirà il livello cittadino e provinciale del Sessantotto. In particolare, la lezione si soffermerà sul fermento nelle scuole superiori, con bollettini e volantini originali, l'attività anarchica dei circoli reggiani e le relazioni tra i movimenti di protesta e il Partito Comunista Reggiano.
 
Entrambi gli incontri sono ad ingresso libero e si terranno allo CSAC, sala polivalente.
 


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