Uno:Uno. A tu per tu con l'opera. Vincenzo Foppa. Pala Bottigella

Vincenzo Foppa, Pala Bottigella

 

Dal 23 Novembre 2014 al 23 Novembre 2014

Pavia

Luogo: Musei Civici del Castello Visconteo

Indirizzo: piazza Castello

Orari: h 16.30

Enti promotori:

  • Musei Civici del Castello Visconteo - Settore Cultura del Comune di Pavia
  • Associazione Amici dei Musei Pavesi

Costo del biglietto: ingresso gratuito

Telefono per informazioni: +39 0382 399770

E-Mail info: museicivici@comune.pv.it

Sito ufficiale: http://www.museicivici.pavia.it


Un’opera d’arte al mese, per un anno ricco di cultura. Uno:Uno. A tu per tu con l’opera, l’iniziativa organizzata dai Musei Civici del Castello Visconteo, Settore Cultura del Comune di Pavia, in collaborazione con l’Associazione Amici dei Musei Pavesi, chiude in grande bellezza il primo ciclo di incontri. 
L’appuntamento è fissato per domenica 23 novembre 2014, ore 16.30, con la Pala Bottigella di Vincenzo Foppa (Brescia, 1427/ 30 - 1515/ 16), uno dei capolavori della Pinacoteca Malaspina di Pavia, di recente restauro. Il dipinto sarà presentato al pubblico da Caterina Zaira Laskaris.
I nostri Musei sono ricchi di arte, di storia e di opere di straordinario valore, a volte non sufficientemente conosciute anche nella nostra stessa città – dichiara l’Assessore alla Cultura Giacomo Galazzo –. Questa bella iniziativa apre le porte dei musei e lo fa in un modo nuovo e originale, tentando di invogliare il visitatore a tornare periodicamente a visitarli proprio perché luogo di esperienze artistiche sempre nuove e stimolanti. 
La Pala Bottigella sarà affiancata fino al 21 dicembre 2014 da un video focus che consentirà di approfondirne l'iconografia, la storia dei  committenti, la provenienza, privilegiando il contatto diretto con l'opera e una fruizione "slow". 

Pala Bottigella
Madonna col Bambino in trono e i santi Matteo, Giovanni Battista, Stefano, Girolamo; i beati Fra Domenico da Catalogna e Sibillina de’ Biscossi; i committenti Giovan Matteo Bottigella e Bianca Visconti 
Tempera su tavola, 176 x 122 cm

Il dipinto, uno dei capolavori della Pinacoteca Malaspina di Pavia, fu realizzato per volere di Giovan Matteo Bottigella e destinato all’altare della cappella gentilizia della famiglia Bottigella nella chiesa del convento domenicano di San Tommaso a Pavia, dove si conservava il corpo miracolosamente intatto della beata Sibillina de’ Biscossi. 
Nel 1786, in seguito alla soppressione del convento, il dipinto e tutti i beni mobili vennero ritirati dall’erede Baldassarre Bottigella. Nel 1887, gli ultimi eredi della famiglia, Siro e Luigi Vico, donarono la pala alla Civica Scuola di Pittura di Pavia, che la cederà al Museo Civico di Storia Patria, in occasione di una permuta tra dipinti antichi e moderni delle due istituzioni. 
La tavola raffigura la Madonna in trono col Bambino che volge le braccia verso il committente Giovan Matteo Bottigella, inginocchiato, caratterizzato da una preziosa veste damascata dalla quale spuntano appena le mani a reggere il copricapo. Alle spalle del Bottigella, in atto di presentarlo alla Madonna, sono posti il beato Domenico di Catalogna, fondatore del nuovo Ospedale San Matteo di Pavia, morto tra il 1477 e il 1478, san Matteo e san Giovanni Battista. 
Sul lato opposto, presentata dalla beata Sibillina, da san Gerolamo e da santo Stefano troviamo la moglie del Bottigella, Bianca Visconti, raffigurata di profilo e a mani giunte, con il capo coperto di un velo bianco che ricade morbidamente su una spalla, sopra la veste scura. La scena è inserita all’interno di un ambiente molto particolare, del quale sono stati sottolineati gli echi bramanteschi, coperto da una volta a crociera dipinta a cielo stellato. 
L'opera riveste un ruolo di capitale importanza nel panorama della pittura lombarda rinascimentale, dal momento che costituisce uno dei primi esempi in area regionale di una grande pala a superficie unica, nella quale i personaggi sono raggruppati in uno spazio reso unitario dall’uso della prospettiva, anziché divisi in scomparti, come succedeva nei polittici tardogotici. La Pala Bottigella attesta inoltre la straordinaria capacità di Vincenzo Foppa di tradurre in termini più naturali le figure, come si rileva dall’inedita vivacità con cui il Bambino si sporge dal grembo materno per giocare con il copricapo che il committente tiene tra le mani. 
L’autografia di Foppa per la Pala Bottigella è unanimemente riconosciuta, mentre rimane ancora in discussione la questione della datazione dell’opera. Entro il 1486-1487 comunque l’opera era terminata, come conferma un atto notarile del 26 maggio 1487 in cui Filippo Bottigella - il padre Giovan Matteo Bottigella era morto da sette mesi - dichiara di pagare la doratura e la pittura della cornice-reliquiario. 
In vista dell'impegnativo intervento di restauro che ha interessato la pala (sia sul fronte, sia sul retro, con l'eliminazione della vecchia parchettatura) tra il 2008 e il 2010, sono state eseguite nuove riflettografie e analisi dei pigmenti mediante fluorescenza x condotte dall'Istituto Nazionale di Ottica (INOA) di Firenze e dall'Ente per le Nuove Tecnologie, l’Energia e l’Ambiente (ENEA) di Roma. Le analisi, oltre a caratterizzare i materiali originali e quelli introdotti nei successivi restauri, “hanno dimostrato che i due beati ai lati della pala non sono stati dipinti sopra le figure retrostanti”: sembrerebbe dunque da escludere l’ipotesi che in un primo momento i beati Domenico da Catalogna e Sibillina Biscossi non fossero stati previsti. 
Molto interessanti i risultati della riflettografia, che ha rivelato per il committente una precedente impostazione di tre quarti rispetto a quella di profilo (come dimostra il disegno preparatorio del piede destro del Bottigella in forte scorcio davanti alla pedana del trono), e per Bianca Visconti uno splendido abito di broccato bianco maggiormente aderente al corpo e stretto alla vita, poi coperto da una stesura successiva più scura. Tale cambiamento sarebbe stato apportato dopo la morte di Bianca Visconti, avvenuta il 27 marzo 1486, su richiesta di Giovan Matteo e del figlio Filippo, per coprire l’immagine della defunta con una veste più severa. 


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