Il corpo solitario. L'autoscatto nella fotografia contemporanea
Dal 07 Settembre 2013 al 27 Ottobre 2013
Perugia
Luogo: Museo Civico di arte contemporanea - Palazzo della Penna
Indirizzo: via Podiani 11
Orari: da mart a ven 10-18; sab e dom 10-19
Curatori: Giorgio Bonomi, Alessandra Migliorati
Enti promotori:
- Comune di Perugia – Assessorato alla Cultura e alle Politiche Sociali
- Sistema Museo Soc. Coop.
Costo del biglietto: intero € 5, ridotto € 3/ € 2
Telefono per informazioni: +39 075 5716233
E-Mail info: palazzopenna@sistemamuseo.it
Sito ufficiale: http://www.comune.perugia.it
La mostra, promossa e realizzata dal Comune di Perugia – Assessorato alla Cultura e alle Politiche Sociali in collaborazione con Sistema Museo Soc. Coop., nasce dal recente libro di Giorgio Bonomi Il corpo solitario. L’autoscatto nella fotografia contemporanea, Editore Rubbettino (2011) e s’inquadra all’interno del processo di candidatura a Capitale europea della cultura “Perugia 2019”. L’esposizione presenta una selezione di artisti operata da Giorgio Bonomi e Alessandra Migliorati, che con la fotografia hanno messo in pratica le modalità dell’autorappresentazione, spesso evidenziando una poetica di solitudine.
Rappresentazioni del proprio corpo realizzate tramite tutte le possibili forme di autoscatto: da quello vero e proprio (con il temporizzatore, con la macchina fotografica in mano, con il flessibile, con il telecomando) alla fotografia realizzata da un assistente il cui compito è meramente esecutivo. Tecniche che consentono molte definizioni: “autoritratto”, “percezione di sé”, “identità”, “allo specchio”, e molte altre, per quel concetto di “autorappresentazione” che l’artista, da sempre, ha tentato.
La mostra presenta un significativo gruppo di artisti alle prese con un modo nuovo di riflessione sulla propria identità, sul proprio corpo, sulla conoscenza di sé e sul sé come soggetto di narrazione. L'autorappresentazione è apparsa la più funzionale e la più appropriata per simili operazioni; la stessa componente narcisistica, certamente presente, assume un valore diverso se leggiamo il mito greco di Narciso non come esempio di futile vanità bensì come esemplificazione dell’operazione del conoscere, cioè il percepire l’altro da sé e comprenderlo, afferrarlo. Narciso muore nel tentativo di afferrare la sua immagine riflessa dall’acqua proprio per conoscere se stesso. Con il mito di Narciso si evidenzia che il desiderio di conoscere comporta rischi estremi, fino alla morte, come insegna anche l’altro grande mito sulla conoscenza, l’Ulisse dantesco.
È evidente che in questa odierna società, sempre più spersonalizzata e basata sull’immateriale, il percorso di riappropriazione non può che partire da se stessi e dal proprio corpo. Un altro dato interessante consiste nel fatto che tra gli artisti che usano l’autorappresentazione, sono prevalenti le donne. Per spiegare il fenomeno possiamo ricorrere a tutte le categorie indicanti le caratteristiche femminili: intimità, riservatezza, immediatezza, pudore e così via, se non le interpretiamo in modo mellifluo e se accettiamo la lezione più accreditata del femminismo che contempla non l’uguaglianza bensì l’esaltazione delle differenze di genere.
Infine, perché proprio l’autorappresentazione? Perché questa forma di espressione permette all’artista di unificare soggetto ed oggetto senza mediazioni e di fruire di una completa solitudine nell’atto creativo, evitando, a livello concettuale e metodologico, ogni interferenza esterna, positiva o negativa. Così l’autore si trova “solo” e carico di una responsabilità, etica ed estetica, maggiore e con una dose assai più ampia di rischio: sfida che in questa mostra è essenziale e alla base di risultati importanti.
GLI ARTISTI
ROYA AMINI, ALESSANDRA BALDONI, NATASCIA BECCHETTI, STEFANIA BERETTA, ISOBEL BLANK, ISABELLA BONA, GLENDA BORIANI, MARIA BRUNI, MARINA BURATTI, CASALUCE/GEIGER, MARCO CIRCHIRILLO, MIRIAM COLOGNESI, FRANCESCA DELLA TOFFOLA, LUIGI DI SARRO, FRANCO FONTANA, BENEDETTA GALLI, LUCIA GANGHERI, WERTHER GERMONDARI, TEA GIOBBIO, FRANCESCO IMPELLIZZERI, MYRIAM LAPLANTE, ALESSIO LAROCCHI, DIAMBRA MARIANI/ VALENTINA MERZI, ROSY MARTIN, LIBERA MAZZOLENI, MARIA MULAS, SIMONA PALMIERI, VIRGINIA PANICHI, STELLA PELLEGRINI, ROBERTO PISANELLI, ANDREINA POLO, ANGNESE PURGATORIO, SILVIA REICHENBACH, GIADA ROCHIRA, EDOARDO ROMAGNOLI, STEFANO SCHEDA, ALDO TAGLIAFERRO, BRIGITTE TAST, ALESSANDRA TESCIONE, MONA LISA TINA
Rappresentazioni del proprio corpo realizzate tramite tutte le possibili forme di autoscatto: da quello vero e proprio (con il temporizzatore, con la macchina fotografica in mano, con il flessibile, con il telecomando) alla fotografia realizzata da un assistente il cui compito è meramente esecutivo. Tecniche che consentono molte definizioni: “autoritratto”, “percezione di sé”, “identità”, “allo specchio”, e molte altre, per quel concetto di “autorappresentazione” che l’artista, da sempre, ha tentato.
La mostra presenta un significativo gruppo di artisti alle prese con un modo nuovo di riflessione sulla propria identità, sul proprio corpo, sulla conoscenza di sé e sul sé come soggetto di narrazione. L'autorappresentazione è apparsa la più funzionale e la più appropriata per simili operazioni; la stessa componente narcisistica, certamente presente, assume un valore diverso se leggiamo il mito greco di Narciso non come esempio di futile vanità bensì come esemplificazione dell’operazione del conoscere, cioè il percepire l’altro da sé e comprenderlo, afferrarlo. Narciso muore nel tentativo di afferrare la sua immagine riflessa dall’acqua proprio per conoscere se stesso. Con il mito di Narciso si evidenzia che il desiderio di conoscere comporta rischi estremi, fino alla morte, come insegna anche l’altro grande mito sulla conoscenza, l’Ulisse dantesco.
È evidente che in questa odierna società, sempre più spersonalizzata e basata sull’immateriale, il percorso di riappropriazione non può che partire da se stessi e dal proprio corpo. Un altro dato interessante consiste nel fatto che tra gli artisti che usano l’autorappresentazione, sono prevalenti le donne. Per spiegare il fenomeno possiamo ricorrere a tutte le categorie indicanti le caratteristiche femminili: intimità, riservatezza, immediatezza, pudore e così via, se non le interpretiamo in modo mellifluo e se accettiamo la lezione più accreditata del femminismo che contempla non l’uguaglianza bensì l’esaltazione delle differenze di genere.
Infine, perché proprio l’autorappresentazione? Perché questa forma di espressione permette all’artista di unificare soggetto ed oggetto senza mediazioni e di fruire di una completa solitudine nell’atto creativo, evitando, a livello concettuale e metodologico, ogni interferenza esterna, positiva o negativa. Così l’autore si trova “solo” e carico di una responsabilità, etica ed estetica, maggiore e con una dose assai più ampia di rischio: sfida che in questa mostra è essenziale e alla base di risultati importanti.
GLI ARTISTI
ROYA AMINI, ALESSANDRA BALDONI, NATASCIA BECCHETTI, STEFANIA BERETTA, ISOBEL BLANK, ISABELLA BONA, GLENDA BORIANI, MARIA BRUNI, MARINA BURATTI, CASALUCE/GEIGER, MARCO CIRCHIRILLO, MIRIAM COLOGNESI, FRANCESCA DELLA TOFFOLA, LUIGI DI SARRO, FRANCO FONTANA, BENEDETTA GALLI, LUCIA GANGHERI, WERTHER GERMONDARI, TEA GIOBBIO, FRANCESCO IMPELLIZZERI, MYRIAM LAPLANTE, ALESSIO LAROCCHI, DIAMBRA MARIANI/ VALENTINA MERZI, ROSY MARTIN, LIBERA MAZZOLENI, MARIA MULAS, SIMONA PALMIERI, VIRGINIA PANICHI, STELLA PELLEGRINI, ROBERTO PISANELLI, ANDREINA POLO, ANGNESE PURGATORIO, SILVIA REICHENBACH, GIADA ROCHIRA, EDOARDO ROMAGNOLI, STEFANO SCHEDA, ALDO TAGLIAFERRO, BRIGITTE TAST, ALESSANDRA TESCIONE, MONA LISA TINA
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