Sguardo e destino. Un percorso tra i tesori della marchesa Vittoria

 

Dal 11 Giugno 2011 al 15 Gennaio 2012

Pesaro | Pesaro e Urbino

Luogo: MUSEI CIVICI

Indirizzo: Via Vincenzo Toschi Mosca 29

Orari: giugno-settembre 2011 martedì, giovedì, venerdì, sabato, domenica 10-13, 16-19.30; mercoledì 10-13 ottobre 2011-maggio 2012 martedì, mercoledì, giovedì 10-13 ; venerdì, sabato, domenica 10-13, 15.30-19 lunedì, chiuso

Curatori: Grazia Calegari

Costo del biglietto: 4 euro intero, 2 euro ridotto; gratuito fino a 14 anni e ogni terza domenica del mese

Telefono per informazioni: +39 0721387474

E-Mail info: C.LUPINELLI@comune.pesaro.ps.it

Sito ufficiale: http://www.exibart.com/profilo/eventiV2.asp?idelemento=106371


Con l’arrivo dell’estate i Musei Civici pesaresi offrono al pubblico una nuova proposta, un nuovo motivo per essere visitati ancora, per ammirare e imparare a conoscere porzioni inedite del loro ricchissimo patrimonio. Partirà l’11 giugno un evento espositivo al primo piano di palazzo Toschi Mosca dal titolo ‘Sguardo e destino. Un percorso tra i tesori della marchesa Vittoria: dipinti, intagli e arredi dalle collezioni Mosca’. Dopo la direzione avviata con l’esposizione dedicata alle nature morte, si continua ad indagare le collezioni, a studiarle e restaurarle quando necessario, con l’obiettivo finale di far emergere dai depositi il numero più alto possibile di opere, che sono numerose, diverse e capaci di emozionare i visitatori. In questo caso, indagare significa focalizzare l’attenzione su un nucleo ben preciso delle raccolte museali, in realtà quello più consistente, e cioè quelle appartenenti alla marchesa Vittoria Mosca, personaggio che segna la storia della città cui dona, nel 1885 data della sua morte, palazzo Mazzolari Mosca con tutte le sue raccolte d’arte dopo averle ‘costruite’ per l’intera vita con ammirevole pazienza e passione. Ma Vittoria non è una collezionista ‘comune’; Vittoria, che appartiene a una famiglia di ricchi mercanti giunta a Pesaro da Bergamo alla fine del Cinquecento, è una donna ‘amantissima delle arti belle’ (così recita la lapide ancora visibile sulle scale del Mazzolari) che in pieno ottocento, in sintonia con quanto accade nel resto d’Europa, coltiva con passione l’idea che anche le espressioni di fine artigianato, non solo i capolavori  d’arte riconosciuti, possano animare istruzione e formazione dei più giovani - ha in mente in particolare i meno abbienti - stimolando in loro la propensione al lavoro di qualità. Se così è, il museo può rivestire il ruolo importantissimo di ‘luogo della cultura’ che fornisce i modelli cui ispirarsi. Niente meglio delle parole della stessa marchesa possono dare l’idea della filosofia che guidava la nobildonna: “Io non presumo di avere oggetti di merito distinto, né quadri di prima classe nella mia collezione, ma lascio tutto ciò che di artistico mi appartiene a profitto dei Giovanetti che amano le scienze e lo studio, perché serva loro di scuola pratica e di eccitamento al ben fare, ritenendo che l’istruzione oculare che si riceve dall’osservare le industriose produzioni dell’umano ingegno giovi a preferenza dei teorici precetti al risveglio di quel potente spirito di emulazione che infiamma nelle giovani menti la scintilla del genio artistico…..”.  In Vittoria si incontrano dunque senso civico e alto senso estetico: lo sguardo cui allude il titolo è quello lungimirante di una donna che viveva il suo tempo cercando di lanciare ‘semi buoni’ soprattutto in coloro che sono il futuro di una società. Il destino è invece quello delle sue collezioni, ancora in grado di parlarci perché portatrici di significati universali e senza tempo: le opere raccolte dalla marchesa hanno in comune il fatto di appartenere ad un artigianato eccellente, dove la manualità è essenziale e i materiali utilizzati sono ‘manipolati’ con maestria e competenza. Facendo un ulteriore passo in avanti, sono valori che rimandano al made in Italy, o ancora all’idea di design e ad una produzione contemporanea dagli standard elevati che, anche in tempi di crisi, connota il territorio pesarese in modo molto forte. I contenuti  La lunga e incredibile storia delle collezioni di Vittoria Mosca, lasciate nel 1877 per testamento in eredità alla città di Pesaro, è stata già molte volte oggetto di analisi e occasione per belle iniziative di studio ed esposizioni: merletti, stampe, servizio napoleonico, stipi, disegni. Sempre in modo forzatamente parziale, data l’enorme vastità dell’eredità consistente in circa 4.500 oggetti tra sculture, porcellane, maioliche, mobili, stampe, disegni, cristalli e tessuti, e data la loro inevitabile dispersione e deterioramento. Per l’evento di giugno sono stati scelti 32 oggetti restaurati: un numero esiguo, ma che dovrebbe essere rappresentativo delle volontà di Vittoria, o meglio potrebbe costruire un’immagine a specchio di lei e del suo mondo, uno sguardo riflesso in un destino ormai segnato, a circa 140 anni dal suo lascito alla città. Ci si pone un traguardo non solo scientifico - di rassegna di manufatti artistici in senso lato - ma anche emotivo, per riaccostarsi alla marchesa attraverso mobili dorati e dipinti, specchi, quadri e piccole sculture, cornici, oggetti in madreperla, che si offriranno allo sguardo dei visitatori nel palazzo Toschi Mosca, ora sede dei Musei Civici, edificio dove lei ha vissuto qualche anno prima di trasferirsi nel vicino Mazzolari. I pezzi selezionati - dal XVII al XIX secolo - ripercorrono i desideri e le scelte di Vittoria ma fanno anche comprendere il senso ormai lontano nel tempo di oggetti intarsiati, intagliati e dipinti che facevano parte di un artigianato di livello altissimo; i valori dell’estro e delle mani, riproposti nell’epoca della tecnologia assoluta, diventano così il filo conduttore della mostra. Perché per Vittoria Mosca l’artigianato e l’arte, non distinguibili in gerarchie, sono esempi da capire e seguire, come opportunità di educazione al bello. Esperienze analoghe si avevano a Firenze, Napoli, Fermo, per ricordare qualche esempio italiano nato sulla scia del South Kensington Museum (poi Victoria and Albert) di Londra, dell’Union Centrale des Arts Dècoratifs di Parigi, del Kunstgewerbe-museum di Berlino, del Museum fur Angewandte Kunst di Vienna. Sulla scia dell’Arts and Crafts Movement dell’inglese William Morris, l’illuminata marchesa collezionava oggetti di arte e artigianato per filantropia e  more per la città: un caso singolare, col quale bisogna ancora una volta confrontarsi, tentando di capire quanto di attuale rimane del suo messaggio. La mostra - a cura della storica dell’arte Grazia Calegari - è promossa e organizzata dai Musei Civici dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Pesaro e da Sistema Museo. La progettazione grafica degli strumenti di comunicazione è stata affidata al Liceo Artistico Mengaroni: seguendo gli ideali di Vittoria, sono stati coinvolti proprio quei giovani studenti cui la marchesa aveva destinato il suo progetto di conoscenza. La campagna fotografica degli oggetti che verranno pubblicati nel catalogo porta la firma di Paolo Semprucci. Ad affiancare i Musei Civici come sponsor istituzionale è ancora la Banca di Pesaro Credito Cooperativo.

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