Segni d'incontro. Agostino Ferrari e Nja Mahdaoui

Segni d'incontro. Agostino Ferrari e Nja Mahdaoui

 

Dal 27 Gennaio 2013 al 10 Febbraio 2013

Reggio di Calabria | Reggio Calabria

Luogo: Teatro Comunale Francesco Cilea

Indirizzo: corso Garibaldi 329

Orari: da lunedì a venerdì 10-12.30/ 17-20

Curatori: Martina Corgnati

Costo del biglietto: ingresso gratuito

Telefono per informazioni: +39 0965 312701/ 329 8346593

E-Mail info: teatrocomunale@reggiocal.it

Sito ufficiale: http://www.reggiocal.it/on-line/Home/AreeTematiche/TeatroFrancescoCilea.html


Si aprirà con il reading poetico “Syrarmen” di Salpi Drakjian, poetessa-cantastorie siro-armena, la mostra di arte contemporanea “Segni d’incontro – Agostino Ferrari e Nja Mahdaoui”, che sabato alle 18.00, nel foyer del Teatro “Francesco Cilea” di Reggio Calabria, si presenta per la prima volta al pubblico italiano dopo il successo riscosso al Centre National d’Art Vivant di Tunisi lo scorso febbraio. 

L’esposizione, ideata e curata dalla storica dell’arte Martina Corgnati nell’ambito di “Confini”, il Festival Internazionale delle arti visive del Mediterraneo, propone i percorsi paralleli e convergenti di due maestri dell’arte contemporanea: Agostino Ferrari, pittore milanese allievo di Fontana, protagonista dell’astrazione di segno (che in questi giorni si sta celebrando a Milano con una personale), e Nja Mahdaoui, calligrafo tunisino modernista sui generis. Due artisti che hanno cominciato a collaborare per testimoniare il dialogo e l’amicizia tra le due rive del Mediterraneo, quella nord-occidentale e quella sud-orientale, l’Italia dell’arte astratta e la Tunisia della tradizione araba della scrittura sacra, in un momento delicatissimo per le relazioni tra i due paesi, nel bel mezzo dalla Rivoluzione che aveva rovesciato il regime di Ben Alì, nel pieno delle tensioni diplomatiche con l’Italia a causa dell’ondata migratoria che si era abbattuta sulle coste di Lampedusa. In questo quadro, “Segni d’incontro”, è molto più che una doppia personale: è un atto di apertura, un ponte artistico di dialogo, solidarietà e amicizia che attraversa il Canale di Sicilia e segna le tappe del percorso artistico dei due maestri. 

L’esposizione si apre con una decina di grandi opere recenti di Agostino Ferrari che ne documentano il rigoroso e affascinante itinerario attraverso il segno, sviluppato nell’ultimo decennio circa, dalla serie più recenti Interno-Esterno e Oltre la soglia, passando per Maternità fino a Entrando in… degli anni Novanta. Sull’altro fronte, dieci tele di Nja Mahdaoui raccontano la sua versatilità e libertà espressiva, che tocca lo spazio, l’installazione e i materiali più diversi, dalle varie versioni di Graphemes on Vellum a Graphemes on Arches e Graphemes on Papyrus, da Gammarth Triptych a Drum 1 e 2. 

Concludono la rassegna quattro grandi tele non intelaiate realizzate a quattro mani nel corso di tre distinte performance pubbliche a Tunisi e a Reggio Calabria (Università Mediterranea e Teatro Siracusa). 

Nato nel 1937 in Tunisia, Nja Mahdaoui è laureato presso l’Accademia di Santa Andrea di Roma e presso l’Ecole du Louvre di Parigi nel 1967. Prosegue la sua formazione accademica presso la Cité Internationale des Arts a Parigi con una borsa di studio da parte del governo tunisino. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti e premi internazionali ed è membro del comitato di giuria internazionale del Premio UNESCO per la Promozione delle Arti. Nja Mahdaoui è un artista visivo, un esploratore di segni, è stato descritto come un “coreografo di lettere”. 

Nato a Milano nel 1938 Agostino Ferrari è uno dei più importanti pittori astratti italiani della sua generazione. Attratto dal mondo dell’arte sin dall’infanzia, dopo aver compiuto studi di carattere scientifico, inizia l’attività di pittore nel 1959, anno in cui conosce Remo Brindisi, che subito lo accoglie a lavorare nel suo studio. Sin dal 1963 si dedica prevalentemente ad esplorare i valori visivi, estetici ed emozionali del “segno”, memoria della prima traccia e della prima impronta dell’uomo, elaborata fino a trasformarla in una vera e propria scrittura non significante, una grafia policroma, dinamica. 

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