Mollino/Insides. Enoc Perez, Brigitte Schindler, Carlo Mollino

Mollino/Insides. Enoc Perez, Brigitte Schindler, Carlo Mollino

 

Dal 04 Ottobre 2020 al 16 Maggio 2021

Reggio nell'Emilia | Reggio Emilia

Luogo: Collezione Maramotti

Indirizzo: via Fratelli Cervi 66

Orari: Giovedì e venerdì 14.30 – 18.30 Sabato e domenica 10.30 – 18.30 Chiuso: 1° novembre, 25 e 26 dicembre, 1 e 6 gennaio, 25 aprile, 1° maggio

Enti promotori:

  • Collezione Maramotti in collaborazione con Museo Casa Mollino

Costo del biglietto: ingresso gratuito

Telefono per informazioni: +39 0522 382484 i

E-Mail info: info@collezionemaramotti.org

Sito ufficiale: http://collezionemaramotti.org



Prendendo spunto dal tema di Fotografia Europea 2020 “Fantasie. Narrazioni, regole, invenzioni” ***Collezione Maramotti, in collaborazione con Museo Casa Mollino, presenta Mollino/Insides, un percorso di mostra con opere pittoriche di Enoc Perez e fotografie di Brigitte Schindler e di Carlo Mollino.
Attraverso alcuni scorci dell’ultima enigmatica dimora di Mollino in via Napione a Torino – che ospita ora il Museo Casa Mollino – trasformata dall’interpretazione pittorica di Perez e dall’occhio fotografico di Schindler, si accede alle fotografie degli anni ’50 e ’60 delle modelle di Mollino, sfumate nell’essenza misteriosa dell’immaginario che abitano.

Dalla seconda metà degli anni Novanta Enoc Perez, artista portoricano con base a New York, ha avviato una ricerca su architetture iconiche del Novecento e su come queste siano state appropriate dall’immaginario collettivo come forme e metafore sociali di fascinazione e di bellezza. Al contempo, dalla materia pittorica affiora una consistenza fantasmatica delle immagini, simboli che il tempo trasfigura e trasporta in una dimensione più indefinita, a tratti onirica. Alla Collezione Maramotti appartengono già diverse opere dell’artista, tra cui un dittico su Casa Malaparte realizzato per una mostra temporanea nel 2008 e ora esposto in permanenza.
Nel settembre 2019, Perez ha visitato il Museo Casa Mollino e scattato delle fotografie degli interni, a partire dalle quali ha tratto e realizzato, specificamente per questa mostra, alcuni nuovi dipinti di grandi dimensioni.
La stessa Casa è stata e continua ad essere fonte di ispirazione anche per Brigitte Schindler, la cui passione per la fotografia ha dato vita, negli ultimi tre anni, a immagini suggestive e prospettive inedite degli interni, ricche di dettagli rivelatori. Queste fotografie di Schindler – mai esposte prima – intercettano il mistero sospeso negli ambienti, le sottili connessioni tra gli oggetti accuratamente scelti e posizionati da Mollino. In un raffinato equilibrio di specchi, riflessi, metamorfosi e disvelamenti, le sue visioni introducono chi guarda in profondità a un percorso di scoperta estetica e concettuale del complesso mondo di Carlo Mollino, personalità multiforme del Novecento, conosciuto, tra le altre cose, come architetto, designer e fotografo.

La fotografia accompagna Mollino (1905-1973) dall’infanzia fino alla sua scomparsa. Egli la utilizza come strumento per la creazione di una realtà diversa, alternativa. Il corpo femminile è un tema ricorrente, dai primi ritratti di ispirazione surrealista alle polaroid di nudi degli anni Sessanta. Con grande minuzia, Mollino sceglie e prepara ambienti, oggetti, vestiti, accessori per ritrarre le sue modelle, le trasporta in uno spazio particolare accuratamente studiato, ne glorifica la bellezza, ne esalta l’iconografia. Attivato da uno sguardo visionario e teso alla sperimentazione, Mollino si dedica alla composizione di un’immagine ricercata e multiforme della controparte femminile ideale della sua esistenza, alla creazione di quello che Fulvio Ferrari, direttore del Museo Casa Mollino, definisce un “esercito di farfalle”, che completi Mollino e lo accompagni anche oltre la vita terrena.
Mollino molto raramente utilizza come ambientazione per le sue fotografie la sua ultima dimora di Via Napione – mai realmente abitata e sempre tenuta segreta –, disegnata nei minimi dettagli e concepita come specchio della sua visione del mondo. In un percorso eclettico in cui sempre il contenuto precede la forma e la forma non è mai scontata, dalla camera oscura del fotografo alla camera oscura, nascosta e segreta, delle sue case (in particolare dell’ultima), Mollino lavora con la materia della “parentesi necessaria” che è la nostra vita, studia ed esplora la bellezza della natura (umana e non) per indagare il senso profondo dell’esistenza attuale e preparare la sua prosecuzione ultraterrena.
Oltre al soggetto delle opere in mostra – Mollino e il suo raffinato e complesso immaginario – trasformazione e creazione visionaria accomunano i tre autori.
Perez muta in pittura l’architettura e gli spazi, passando attraverso la riproduzione fotografica, aggiungendo nuovi livelli di lettura e di valori associati a quelle immagini. L’utopia degli architetti nella progettazione di edifici e spazi è condivisa dall’artista nella dimensione del linguaggio pittorico e nel valore della sua espressione.
Mollino costruisce concettualmente e fisicamente i mondi/case in cui ambientare le sue fotografie. Ogni oggetto, ogni dettaglio diventa simbolo e attivatore di storie e rimandi. Con un approccio mentale estremamente ordinato e uno stile a un tempo composto ed estremo, Mollino dà vita a narrazioni e scenari altri, simbolici e spesso di complessa decifrazione.
Schindler si concentra sull’essenza di dettagli all’apparenza minori, sulla loro capacità di diventare chiavi e indizi per accedere a una magia dello sguardo, a nuove “stanze visive”. Ogni scatto condensa lo scenario di un racconto che si rivela attraverso gli oggetti del mondo, grazie a uno spostamento della loro percezione.

La mostra sarà accompagnata da un libro con testi di Mario Diacono e Fulvio Ferrari e contributi di Enoc Perez e Brigitte Schindler.

Enoc Perez (San Juan, Porto Rico, 1967), vive e lavora a New York.
Perez ha iniziato a dipingere all’età di otto anni. Ha frequentato il Pratt Institute di Brooklyn ottenendo un BFA nel 1990; fino al 1992 ha studiato presso l’Hunter College a New York, ricevendo un MFA.
Tra le sue mostre personali: Ben Brown Fine Arts, Londra (2019); Dallas Contemporary, Dallas (2018); UTA Artist Space, Los Angeles (2017); Brand New Gallery, Milano (2017); Peter Blum Gallery, New York (2015); Galerie Nathalie Obadia, Parigi (2015, 2013); Harper’s Books, New York (2014); Thomas Ammann Fine Arts AG, Zurigo (2014); Acquavella Galleries, New York (2013); Corcoran Art Gallery, Washington D.C. (2012); Faggionato Fine Arts, Londra (2011, 2008); Galerie Michael Janssen, Berlino (2010); Mitchell-Innes & Nash, New York (2009); Collezione Maramotti, Reggio Emilia (2008); Museum of Contemporary Art, North Miami (2007).
Ha preso parte a mostre collettive in numerose istituzioni e gallerie, tra cui: König Galerie, Berlino (2017); Pavillon de l’Arsenal, Parigi (2015); Collezione Maramotti, Reggio Emilia (2012, 2009); Museum of Contemporary Art, Chicago (2012); Gagosian Gallery, Los Angeles (2010); Aldrich Contemporary Art Museum, Ridgefield, Connecticut (2008); Triennale Bovisa, Milano (2007); UCLA Hammer Museum, Los Angeles (2004); Centre Pompidou, Parigi (2002).

Brigitte Schindler
 (Monaco di Baviera, 1972), vive e lavora tra Monaco di Baviera e Torino. Dopo gli studi alla LMU München (Università Ludwig Maximilian di Monaco) e al NYIP New York Institute of Photography, espone in diverse occasioni in Germania a partire dal 2012: Spazio espositivo di Nicola Leeb, Monaco di Baviera (2012); Villa Kustermann, Tutzing (2013). Nel 2014 partecipa ad Art Monaco 14 presso il Grimaldi Forum di Monte Carlo. Nel 2015 espone alla Finter Bank di Lugano e alla Galleria Kolonial di Monaco di Baviera, e le sue fotografie sono incluse nel Night Photography Collection del 5° Annual Exposure Award presso il Museo del Louvre di Parigi. Dal 2016 le sue fotografie sono presentate in Italia, alla Galleria OpenArt di Milano (2016); a Paratissima, Torino (2018, 2019); Galleria Roccavintage, Torino (2018, 2019). Il suo primo libro, “Torino ti amo”, è pubblicato nel 2019 per le Edizioni del Capricorno, Torino.

Carlo Mollino
 (Torino, 1905-1973) è stato architetto, designer, fotografo, scrittore, sciatore, pilota di auto da corsa e di aerei acrobatici. Tra i suoi progetti architettonici più celebri rientrano la Società Ippica Torinese (1936-1940), la Slittovia del Lago Nero (1946-1947), la Casa del Sole a Cervinia (1955), il Palazzo degli Affari (1964-1972) e il Teatro Regio di Torino (1965-1973). Come designer, dagli anni Trenta Mollino concepisce arredi, spesso in pezzi unici o in serie limitate, in cui si fondono un elevato livello di artigianalità e la sperimentazione di nuovi materiali e tecnologie, come la tecnica della curvatura “a freddo” del legno compensato, che applica a sedie, poltrone e tavoli fin dagli anni Quaranta.
Nel 1910 il padre allestisce una camera oscura nella casa di famiglia a Rivoli e Mollino apprende i primi rudimenti di fotografia. I primi scatti resi pubblici sono degli anni Trenta. Si cimenta con macchine diverse (dalla Leica alla Minox fino alla Polaroid, di cui è uno dei primi utilizzatori) e svariati formati, scatta sia in bianco e nero che a colori, esplora a fondo pratica e teoria del mezzo fotografico, pur non considerandosi né un fotografo, né un artista. Nel suo “Il messaggio dalla camera oscura” (1949), volume di 444 pagine con 323 riproduzioni di 132 autori, Mollino definisce la fotografia un “falso documento, più o meno consciamente fabbricato e scelto con fini tendenziosi e personali, truccato ad arte con elisioni, accostamenti, selezioni trasfiguratrici, insomma un documento colto in modo tale che dell’oggettività avrà solo l’apparenza”. Mollino utilizza la fotografia come strumento per trasformare la realtà, per costruire una biografia densa di poesia e metamorfosi.
Dagli anni Trenta fino alla morte, Mollino utilizza diverse case torinesi come scenari per ritrarre i suoi “corpi femminili”, da Casa Miller (1936-1942) a Villa Scalero (1956-1962) e Villa Zaira (dal 1962). Nel 1968 completa Villa Avondo in via Napione, presso la quale scatta solo poche polaroid, ma dove allestisce un luogo, segreto, come dimora per la propria anima dopo la morte.


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