Festival Michettiano

Francesco Paolo Michetti. Prima delle avanguardie: i risultati della sperimentazione artistica di un precursore della modernità

 

Dal 05 Maggio 2016 al 30 Giugno 2016

Roma

Luogo: Centro Studi Cappella Orsini / Galleria Berardi

Indirizzo: via di Grottapinta 21 / corso Rinascimento 9

Orari: Orsini: da lunedì a venerdì 14-19. Berardi: da lunedì a sabato 10-13 / 16-19

Telefono per informazioni: +39 06 6877965

E-Mail info: cappellaorsini@gmail.com

Sito ufficiale: http://www.cappellaorsini.it



Giovedì 5 maggio 2016 a partire dalle ore 19.00 il Centro Studi Cappella Orsini aprirà il “Festival Michettiano” con l’inaugurazione delle Mostre: 
 
Francesco Paolo Michetti. Prima delle avanguardie: i risultati della sperimentazione artistica di un precursore della modernità” al CENTRO STUDI CAPPELLA ORSINI

e

Michetti , la luce e il segno” alla GALLERIA BERARDI           
 
Il Festival, dedicato al grande artista abruzzese, è un progetto culturale interdisciplinare promosso dal Centro Studi Cappella Orsini e dal bisnipote di Michetti, Roberto Lucifero. L’evento ha luogo in contemporanea con la mostra: “Michetti, la luce e il segno” promossa dalla Galleria Berardi. Queste iniziative hanno luogo a 17 anni dall’antologica dell’artista,  svoltasi a Palazzo Venezia a Roma e al Museo Michetti di Francavilla al Mare. L’obiettivo è restituire a Francesco Paolo Michetti quel ruolo di artista europeo sia nel periodo ottocentesco sia come interprete originalissimo della cultura del Novecento. Vengono focalizzati due momenti della sua attività artistica: il primo, ottocentesco, è rappresentato dal dipinto Il Corpus Domini, considerato il primo dipinto italiano di chiara matrice impressionista, e da un nucleo di opere di poco successive; il secondo, novecentesco, è rappresentato da un  nucleo di opere appartenenti alla collezione dell’artista che sono il frutto di una lunga serie di esperienze complesse e che anticipano molte tendenze artistiche destinate a cambiare il corso della storia dell’arte nei successivi cento anni.  
Una serie di eventi multidisciplinari, concerti, conferenze, letture teatrali, avranno luogo nel corso dei mesi di maggio e di giugno, visibili alla voce calendario sul sito.  

La partecipazione agli eventi negli stessi spazi della mostra (Centro Studi Cappella Orsini a 150 metri dalla Galleria Berardi) consentirà di capire come l’opera di Michetti fosse costantemente rappresentativa della cultura del suo tempo e in alcuni casi l’abbia profondamente influenzata. Attraverso gli spartiti di Francesco Paolo Tosti, le opere di Gabriele D’Annunzio, le sculture di Costantino Barbella, gli scritti antropologici di Antonio De Nino, verranno rievocate le ricerche di Michetti che incarneranno fino alla maturità quel respiro europeo che lo aveva reso celebre già in gioventù.       
Il periodo michettiano novecentesco è raccontato negli spazi ricchi di storia e di cultura dell’ex Chiesa di Santa Maria in Grottapinta mentre le sale della Galleria d’arte Berardi illustrano la stagione otto-novecentesca del pittore di Tocco da Casauria.

“Quello che permette a Francesco Paolo Michetti di maturare opere ascrivibili all’arte contemporanea o che addirittura precorrono dipinti come Le damoiselles d’Avignon di Picasso e La danza di Matisse, è l’aver consolidato una serie di esperienze uniche nel loro genere, pur al di fuori dei circoli europei del suo tempo, ma di respiro internazionale :

- la fotografia sia come mezzo tecnico e di documentazione antropologica che come  espressione artistica a sé stante;
- la meccanica che lo aveva portato persino a costruire motori e automobili nella sua officina;
-  il grande successo internazionale  che lo aveva avvicinato alla più alta cultura europea dalla quale era tenuto in grande considerazione e che lo aveva fortemente influenzato nella prima parte della sua vita; e infine, più di ogni altra cosa: 
- il laboratorio culturale che aveva creato nella sua casa abruzzese, chiamato il “Cenacolo” in cui si riunivano alcuni degli intellettuali più significativi del suo tempo: D’Annunzio, Tosti, Scarfoglio, Serao e molti altri rappresentanti di quell’intellighenzia napoletana che aveva da sempre una caratura fortemente internazionale.  Questa varietà di esperienze consentì a Francesco Paolo Michetti di interpretare, in modo estremamente personale, tendenze che stavano maturando in un’ Europa ricca di stimoli che vedeva convergere, verso  i protagonisti della sua scena culturale, influenze provenienti dall’arte primitiva africana come dalle tradizioni popolari russe, sempre tutto filtrato dalla filosofia, dal pensiero politico e dalla nascente psicoanalisi.   Michetti realizza una sorta di simulazione in scala ridotta di quanto avveniva sulla scena europea utilizzando il proprio intuito artistico per sintetizzare le esperienze che venivano maturate all’interno del laboratorio multidisciplinare ospitato nel “Conventino” di Francavilla a cui fa seguito un lungo periodo di ricerca solitaria negli anni della maturità.  

Il progetto culturale: “Francesco Paolo Michetti. Prima delle Avanguardie: i risultati della sperimentazione artistica di un precursore della modernità” intende ricreare un’ambientazione capace di evocare il Cenacolo di Francavilla e più ancora l’officina creativa, la factory, in cui Michetti aveva sviluppato la propria idea di “arte totale”.  In realtà Francesco Paolo Michetti è oggi il più grande nemico di sé stesso. Un virtuosismo artistico sorprendente lo apparenta ad altri suoi contemporanei come Boldini e Sartorio caratterizzando il suo lavoro per tutti gli anni direttamente legati alla formazione napoletana. 

Nella prima parte della sua vita ricevette  quei riconoscimenti internazionali che lo ancorano all’Ottocento italiano come fosse una prigione dalla quale non riesce a fuggire.    Nella sua opera successiva, intraprende vari percorsi frutto di una ricerca di tipo sperimentale e nuovo, in cui l’interdisciplinarietà dei linguaggi ebbe un ruolo prevalente. Questa variegata esperienza, in cui alla pittura si affiancano arti applicate, architettura, cinema e  fotografia in particolar modo, resta sostanzialmente misconosciuta nonostante anticipi molte tendenze artistiche considerate fondamentali per la cultura del Novecento.    L’artista ottocentesco si evolve in un intellettuale novecentesco capace di fare della propria vita un’opera d’arte come altri illustri suoi contemporanei tra cui lo stesso Gabriele D’Annunzio, come anche James Joice, Marcel Proust e altri. Un intellettuale europeo capace di allargare i propri orizzonti; nel caso di Michetti, fino ad immaginare di trasferirsi in Giappone, cosa che gli viene impedita da una esplicita richiesta della casa reale italiana che non intendeva rinunciare a un artista così rappresentativo”.    

Roberto Lucifero    

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