Focus | Achille Funi. Il volto, il mito

Achille Funi, Roma, 1930 ca. Collezione privata

 

Dal 30 Ottobre 2022 al 05 Febbraio 2023

Rovereto | Trento

Luogo: Mart Rovereto

Indirizzo: Corso Bettini 43

Orari: Mart-Dom 10-18. Venerdì 10-21. Lunedì chiuso

Curatori: Nicoletta Colombo e Daniela Ferrari. Con la collaborazione di Serena Redaelli. Da un’idea di Vittorio Sgarbi

Costo del biglietto: Intero 11 Euro Ridotto 7 Euro Gratuito fino ai 14 anni e persone con disabilità

Telefono per informazioni: 800 397760

E-Mail info: info@mart.trento.it

Sito ufficiale: http://www.mart.trento.it


Nel cinquantesimo anniversario della scomparsa il Mart dedica un focus al pittore ferrarese Achille Funi. 
Ripercorrendo l’intera carriera dell’artista, la mostra si concentra su due temi chiave della sua poetica: il volto e il mito. 

Curata da due tra le maggiori conoscitrici dell’opera di Funi, Nicoletta Colombo responsabile dell’archivio Funi di Milano e Daniela Ferrari curatrice Mart, la mostra si collega in modo perfetto alle ricerche del museo e al recente riallestimento degli spazi dedicati alle sue Collezioni, anche questo curato da Ferrari. 
Achille Funi è infatti uno degli autori più amati tra quelli presenti nel patrimonio del museo trentino. Fu uno dei protagonisti di Novecento italiano, la corrente artistica ideata dalla studiosa e mecenate Margherita Sarfatti, di cui il Mart ha acquisito parte della collezione, numerosi fondi archivistici e librari e alla quale ha dedicato una grande mostra nel 2018. 
Di Funi il Mart conserva 8 opere, tra cui Genealogia o La mia Famiglia realizzata tra il 1918 e il 1919 e arrivata a Rovereto solo pochi mesi fa. Inoltre, l’intera opera di Funi e le vicende che lo riguardano sono fortemente documentate nei fondi dell’Archivio del ’900, il centro di ricerca del Mart.
 
È quindi dall’intreccio di relazioni, alleanze e di storie sulla storia dell’arte che nasce il focus che il Mart dedica a Funi nel cinquantesimo anniversario della morte. 
Come suggerisce il titolo, la mostra ne presenta l’opera seguendo due direttrici tematiche: quella del ritratto e quella del mito. Attraverso questi due filoni di ricerca, nelle sale normalmente dedicate agli approfondimenti sulle raccolte museali, quasi 50 opere descrivono l’intero percorso artistico di Achille Funi. 
 
Se nei 10 autoritratti è intrigante ravvisare i cambiamenti stilistici e auto percettivi, oltre a quelli determinati dal procedere del tempo, nei ritratti agli amici è possibile riconoscere artisti e intellettuali come Eugenio Montale, Piero Marussig e la committente e prima sostenitrice Margherita Sarfatti. Una menzione particolare meritano i dipinti dedicati agli affetti più cari, come la madre e soprattutto la sorella Margherita a cui Funi fu sempre molto legato.
 
Quale che siano i protagonisti o le protagoniste dei quadri di Funi, la dimensione del mito pervade ogni opera. Nel solco delle espressioni che hanno caratterizzato la prima metà del XX secolo – tra Metafisica, Realismo Magico e Ritorno all’ordine – la riscoperta del classico si mescola con espliciti richiami alla tradizione rinascimentale. Il tutto pervaso da quel senso di sospensione che ha caratterizzato l’arte italiana nel periodo tra le due guerre. 

TESTI A PARETE
 
Achille Funi (Ferrara 1890-Appiano Gentile, Como, 1972) è stato uno dei protagonisti di Novecento Italiano, tendenza che ha avuto un ruolo di primo piano nell’arte italiana degli anni Venti e Trenta, contraddistinta dal ritorno alla figurazione e dal dialogo con l’arte antica. La riscoperta dell’ideale classico suggerita dal clima post-bellico del “ritorno all’ordine”, unita al suo amore per Leonardo, Foppa, Bronzino, Mantegna e altri Maestri del Rinascimento, ispira a Funi una galleria di ritratti in cui coesistono idealità e concretezza, riferimenti alla storia e al mito ed elementi del quotidiano. Per Funi, infatti, il ritorno alla tradizione costituisce un mezzo per costruire il futuro e la sua sintesi tra antico e moderno si spiega così: “Che cos’è la ‘tradizione’ se non il simbolo della continuità stessa della vita? ‘Continuità’ dunque, evoluzione e trasformazione. Ed è perciò che noi siamo tornati agli antichi ma per trasformarli nel nostro io e dare a essi le forme, le rappresentazioni oggettive, ma anche un linguaggio di misteriosa e profonda efficacia, il linguaggio che esprime le passioni nostre e degli altri, in questa epoca”. 
Accanto a una galleria di volti che appartengono ai familiari, agli amici e ai colleghi del pittore, la mostra pone l’accento su una serie di autoritratti eseguiti nell’arco di tutta la vita e che testimoniano l’evoluzione del suo stile pittorico. A partire da quello giovanile del 1908, fino alla tela del 1962 che raffigura l’anziano artista davanti a un capolavoro di Raffaello Sanzio, gli autoritratti di Funi perpetuano la sua immagine di artefice e custode dei valori classici.
 
“La mitologia è più vera della storia” diceva Funi. 
Nel corso degli anni Trenta, con l’intensificarsi della sua attività nell’ambito della pittura murale, il suo Olimpo domestico popolato da Veneri, Muse, Pomone e Sibille con le fattezze della sorella Margherita, della madre o delle modelle di accademia, acquista una dimensione più monumentale e solenne. Nei grandi cicli decorativi l’artista può esprimere al meglio la sua vena affabulatoria e fantastica, dando forma a miti pagani ed episodi biblici e attingendo alle storie narrate dall’Ariosto e dal Tasso, suoi illustri conterranei. I tre cartoni preparatori con le figure di Marte, Ercole e Mercurio, appartengono a uno dei suoi capolavori, il Mito di Ferrara, un grandioso ciclo ad affresco realizzato tra il 1934 e il 1938 nel Salone dell’Arengo, nel Palazzo municipale della città estense. 
Anche nella dimensione più contenuta della pittura da cavalletto l’opera di Funi riflette il suo amore per i miti e le storie della classicità, una passione nata in tenera età e nutrita dalla lettura di Omero, Virgilio, Platone, Cicerone e altri autori antichi, forse ereditata dal padre che aveva scelto per lui due nomi illustri, Virgilio Socrate, e sancita dal nuovo nome che l’artista adotta nei primi anni Dieci: Achille come l’eroe dell’Iliade.



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