Istantanee dal presente. Testimoni al tempo del Covid19 | Il rumore nel silenzio

Istantanee dal presente. Testimoni al tempo del Covid19 | Il rumore nel silenzio, MeVe, Montebelluna

 

Dal 04 Marzo 2021 al 04 Marzo 2021

Montebelluna | Treviso

Luogo: MeVe - Memoriale Veneto delle Grande Guerra

Indirizzo: Via Aglaia Anassilide 5

Orari: Mercoledì, giovedì e venerdì 9.00-13.00 / 14.00-17.00

Curatori: Elisa Bellato, Irene Bolzon, Chiara Scarselletti

Enti promotori:

  • Città di Montebelluna

Costo del biglietto: Intero € 7, Ridotto € 5. Per il mese di marzo 2021 accesso gratuito per tutti i minori di 20 anni e ingresso ridotto per tutte le altre categorie di utenti

Telefono per informazioni: +39 0423 23048

E-Mail info: info@memorialegrandeguerra.it


Può l’attualità diventare storia? Può il Covid-19 entrare in un Museo?

Sì. E’ quanto è avvenuto a Montebelluna, nel trevigiano, dove dal 4 marzo, all’interno del MeVe, il Memoriale Veneto della Grande Guerra, sarà inaugurata la mostra "Istantanee dal presente. Testimoni al tempo del Covid19 | Il rumore nel silenzio". 

Una doppia esposizione che nasce dalle testimonianze raccolte con il progetto "Istantanee" lanciato dal MeVe nell’aprile 2020 per fissare una testimonianza di quanto sta accadendo nel corso della pandemia da Covid-19 attraverso la raccolta di foto, racconti e oggetti e dagli scatti del fotografo trevigiano Daniele Macca che nel corso dell’ultimo anno ha collezionato migliaia di scatti che documentano gli effetti paradossali della pandemia sulle nostre città e nel nostro quotidiano. Dalle piazze vuote al distanziamento sociale, dalla didattica a distanza allo smartworking, dalle speranze della primavera alla stanchezza di un inverno lungo e difficile.

Il connubio tra le testimonianze e gli scatti ha dato vita ad un percorso immersivo attraverso quello che ha significato l’inattesa emergenza socio-sanitaria - dal primo lockdown integrale fino ai giorni nostri - ad un anno dall’inizio della pandemia.

La mostra nasce per restituire le esperienze raccontate dai partecipanti rispondendo alla call “Istantanee dal Presente: Testimoni al tempo del Covid-19” e alle domande fatte durante le successive interviste.  In questo modo il MeVe si ripropone di fare Storia del tempo presente attraverso i contenuti creati dal pubblico. 
Fissare un tempo e uno spazio attraverso immagini, parole e oggetti per elaborare il presente e fare memoria per il futuro, questo l’intento della mostra che, non a caso il progetto nasce in seno al MeVe, un luogo in cui si guarda al contemporaneo come un presente che vive e si alimenta del passato. Così il nostro oggi sarà domani il nostro passato e non possiamo lasciare che venga avvolto dall’oblio, o ancor peggio manipolato e strumentalizzato, banalizzato. I musei, come il MeVe, fanno proprio questo, sono luoghi che, riconoscendo e affrontando i conflitti e le sfide del presente, conservano e custodiscono reperti, esemplari e ricordi per conto della società che li ha generati, per trasmetterli alle generazioni future. 
“Istantanee” risponde a questo bisogno, quello di cristallizzare un tempo straordinario attraverso tanti sguardi diversi che diventano documento, reperto, sul quale oggi costruire consapevolezza e sul quale domani sarà possibile costruire una visione critica e scientifica dell’evento che stiamo vivendo.
 
L’esposizione "Istantanee dal presente. Testimoni al tempo del Covid19” si snoda attraverso il percorso del MeVe, occupando diversi ambienti, collegati tra loro.
 
Prima gradinata
Lungo la gradinata che porta al piano superiore, dove ha avvio l’esposizione, vengono ripercorse le tappe del progetto nel corso dell’anno in correlazione con l’andamento della pandemia. La salita diventa un percorso dal grande impatto emotivo, necessaria per immergersi – senza filtri - nell’esperienza esplorativa.

Prima sala 
In questa sala viene presentato con un video il concept della mostra e il progetto istantanee. Sarà presente un tavolo con due pc, uno che riporta l’immagine che richiama al primo DPCM dell’8 marzo 2020 che diede avvio al lockdown in Italia e l’altro che richiama il DPCM del 3 novembre 2020 con le limitazioni relative all’ondata autunnale e natalizia. L’istallazione ripercorre attraverso piccoli blocchi di testo le difficoltà affrontate da un progetto che si è dovuto adattare continuamente ai cambiamenti imposti dalla pandemia. 
 
Seconda Sala - Sala Faustino Moretti
Sotto ad una sedia in plexiglass viene riportata la citazione di un’intervista di Istantanee “ho capito quanto profondo fosse il senso di VUOTO che stavo provando”. In un contenitore accanto, i visitatori potranno lasciare una propria riflessione rispondendo alla domanda “A te cos’è mancato?”

Terza Sala
In questa sala vengono presentati i quattro nuclei tematici forti emersi dalla riflessione scientifica sul materiale raccolto, attraverso altrettanti oggetti chiave collocati in alcune teche.
-        Mascherina: oggetto iconico della pandemia, rappresenta l’incontro tra tematiche tra loro molto diverse. Da una parte il rapporto tra il dentro e il fuori. La mascherina è l’emblema del distanziamento sociale, del pericolo percepito dall’uscire di casa durante il periodo del lockdown…è oltretutto l’unico dispositivo di sicurezza sopravvissuto assieme al gel, data la scomparsa successiva dei guanti, ritenuti a posteriori addirittura dannosi. 
-        Lievito e Farina: il tempo della pandemia è stato quella della riscoperta della cucina tradizionale e caratterizzata da lunghi tempi di attesa (lievitazione e panificazione)
-        Smartphone e un paio di ciabatte: il riferimento è soprattutto alle rivoluzioni imposte al mondo del lavoro e della scuola dallo smartworking e dalla DAD. Ma anche alle nuove modalità relazionali dettate dai nuovi dispositivi (chiamate di gruppo con gli amici, traumatica e diffusa alfabetizzazione rispetto alle piattaforme come zoom, skype et. al.)
-        Smalto e prodotto detergente per la casa: elementi emersi ripetutamente nelle istantanee come correlati al tempo dedicato alla cura di sé e della propria casa (e, in senso traslato, alla cura per la propria interiorità e per la propria famiglia)
 
Quarta Sala - Il Cinema
Viene proiettato il video – curato dal regista Dimitri Feltrin – con una selezione tratta dalle 32 interviste rilasciate dai protagonisti di Istantanee che, insieme, formano una pluralità di voci universali sul vissuto dell’ultimo anno.
In questa sala viene anche ricreato un salotto, luogo di vita prediletto per molti durante l’ultimo anno. Accanto al divano, e ad un piccolo tavolo, saranno riproposti anche gli oggetti più ricorrenti delle Istantanee … (cioccolata, cuffiette, libro, copertina e cuscino, pesi per allenamento, pc portatile vecchio, kit da ricamo, tazza) mentre sulle pareti sono collocate 75 fotografie ricevute da adulti e bambini e 200 foglietti con le descrizioni degli scatti. A completare la stanza, un tappeto di keywords, con le parole chiave emerse dalle descrizioni delle foto.
 
Quinta Sala
E’ la stanza dedicata ai bambini, con le testimonianze prodotto da alcune classi di scuola primaria: la 2a e 2b di Musano di Trevignano con un lavoro su colori, foto ed emozioni suscitate dal periodo inedito vissuto; la 5A di Musano di Trevignano con un video che riproposte una nuova versione del brano Viva l’Italia di Francesco De Gregori, in chiave “Covid-19”; una classe della scuola primaria di Biadene di Montebelluna che ha composto un quadro meraviglioso dal titolo “Ringraziare vorrei” in risposta all’iniziativa Parole O_stili, un progetto sociale di sensibilizzazione contro la violenza nelle parole.
 
Sala finale
Il percorso si chiude con un video con le testimonianze di comunità: da quella del Gruppo di brasiliani che, con l’intermediazione di Nair Pires di Vedelago, hanno prodotto il brano TEMPO DI DARE UN TEMPO / TEMPO DE DAR UM TEMPO nato al tempo della pandemia dalla collaborazione tra i brasiliani residenti in Italia e i brasiliani discendenti da emigrati italiani, all’associazione per disabili Giovani in Cammino di Rovigo che, coordinata dal professor Roberto Pinato, ha creato uno spettacolo da remoto, a Giorgio De Luca, giovane volontario dell'AvabValsana residente a Crocetta del Montello, che durante la malattia ha avviato il suo blog “La mia vacanza Covid 19”, prestando una testimonianza ed un servizio alla comunità, a Fabio Cazzaro, che dopo la malattia ed il ricovero al San Giacomo di Castelfranco Veneto, ha pubblicato il libro Io l'ho sconfitto. La storia di un uomo e la sua lotta vincente contro il Covid-19.
 
Ultima “fermata”
La tappa conclusiva, e un po’ nascosta, accanto a due sedie che si guardano alla distanza di un metro l’una dall’altra, ripropone i volti degli intervistati con un interrogativo che spinge i visitatori ad una riflessione “Quale futuro?” mentre a terra è collocato il manifesto di ringraziamento che Fabio Cazzaro ha fatto esporre all’esterno dell’ospedale di Castelfranco Veneto dopo la guarigione.
Al termine del percorso i visitatori potranno completare la propria “Istantanea” fissandola sulla parete e lasciando così una propria testimonianza. 

Mostra “Il rumore nel silenzio”, foto di Daniele Macca
Curata dal fotografo trevigiano Daniele Macca, la mostra fotografica “Il rumore nel silenzio” è un emozionante viaggio dentro l’anima di una società sconvolta da questo “annus horribilis”.
Scatti che dalle piazze deserte entrano nelle case, nei negozi, nei ristoranti, nei bar, nei musei, nei teatri e nelle chiese, per incontrare le persone: sono istantanee che fissano, attraverso l’immagine, sentimenti ed emozioni. Dietro ognuna c’è una storia personale o di comunità che non solo si percepisce ma si condivide.
Ospitata nella sala a sinistra dell’ingresso del MeVe, la mostra raccoglie oltre 200 foto - 50 a stampa e altre in una suggestiva proiezione audiovisiva), selezionate tra oltre 15mila scatti attraverso cui Macca accompagna il visitatore dentro alle storie e ai racconti dei protagonisti che lui stesso, spesso per ore, ha ascoltato prima di arrivare a fare lo scatto, a cogliere in quell’attimo l’immensa portata di ciò che stiamo vivendo. 
Il filo rosso che collega tutto il lavoro condotto dal fotografo nell’ultimo anno è quello di catturare i cambiamenti nelle abitudini delle persone dal punto di vista antropologico e far emergere la forza umana racchiusa nei piccoli grandi gesti stravolti a causa del Covid19.
Potente, profondamente reale e quasi tridimensionale lo stile di Macca conduce il visitatore in una relazione intima e profonda con i luoghi e le persone, tanto che in nelle foto esposte ognuno può trovare e riconoscere se stesso: una bambina che guarda oltre il vetro di casa che la divide dalla sua vita prima della pandemia, diventa lo sguardo di ciascuno, uno sguardo smarrito e di ricerca di senso sul presente. 
Gli spazi vuoti sono la metafora del deserto delle relazioni al quale questa pandemia ci ha abituato; i vetri, il computer, il telo di plastica che divide una nonna dalla nipote raccontano vite isolate. Visitando la mostra lo spettatore può vivere momenti di tensione che si alternano a momenti di rassegnazione e che culminano nella foto finale, scelta come immagine logo della mostra. È la foto di una mascherina, la prima protagonista di questa pandemia. Il colore azzurro sembra farsi beffe di un plumbeo cielo. La mascherina è a terra in una calle bagnata da una pioggia che sembra appena finita, rotta e abbandonata quasi a volerci dire che tutto è passato. Lo sguardo del fotografo, pur nella difficoltà del presente, intravede il futuro, il momento in cui tutto questo diventerà solo un ricordo.
 
Spiega Daniele Macca“Il titolo della mostra racchiude la sua essenza. Durante le uscite, soprattutto nel primo lockdown, il silenzio dei luoghi e delle persone nascondeva un rumore quasi assordante, quello all’interno delle case, popolate di persone alle prese con impasti, letture, didattica a distanza, smartworking: l’urlo di un’umanità che si scopre fragile e indifesa, disorientata e smarrita, ma che nello stesso tempo si racconta per coprire con il rumore delle proprie storie, delle speranze e dei gesti, i tanti silenzi che la avvolgono”.
  
LE TAPPE DEL IL PROGETTO
 
14 aprile 2020 | La call
Il progetto “Istantanee dal Presente” è partito il 14 aprile 2020 – nel pieno del lockdown - da una call lanciata dal MeVe finalizzata alla raccolta di foto, oggetti e storie. 
L’invito, rivolto a tutti tramite la call, senza limiti di partecipazione determinati dall’età e dalla provenienza geografica, è stato quello di prendere parte a un racconto collettivo, con l’obiettivo di fissare una testimonianza di quanto stava accadendo nel corso della pandemia da Covid-19. 
Un’idea nata soprattutto dalla riflessione su quanto accaduto 100 anni fa con l’influenza spagnola per cui, nonostante sia oggi unanimemente riconosciuta come l’ondata di morte più sconvolgente della storia, a poco più di un secolo dai fatti la memoria di quell’evento è andata quasi del tutto dispersa, lasciando solo labili tracce tra le memorie private e familiari. 
Ai partecipanti è stato chiesto di scegliere da 1 a 10 aggetti che raccontassero il lockdown, di fotografarli e di spiegare attraverso un breve testo o un audio il motivo per cui avevano scelto quegli oggetti. Chi ha partecipato è stato chiamato a svolgere un grande lavoro di approfondimento, di esplorazione del sé e di introspezione.
Dal 14 aprile a oggi, sono arrivate alla nostra casella mail circa 75 Istantanee provenienti da diverse parti d’Italia– e qualcuna anche dall’estero (Washington, Parigi) - che hanno coinvolto persone tra loro molto diverse per profilo personale e per fascia d’età. A queste si sono poi aggiunte 32 interviste e quasi 50 disegni e contributi realizzati dai bambini della scuola primaria di Biadene di Montebelluna e Musano. 
Oltre alle istantanee scattate da singoli partecipanti e gruppi familiari, particolarmente significativa si è anche rivelata l’esperienza delle istantanee “di gruppo”: la canzone “Tempo di dare un tempo - TEMPO DE DAR UM TEMPO” nata dagli scambi tra la comunità italiana in Brasile e da quella brasiliana in Italia,  i progetti di alcune scuole primarie del territorio, il progetto fotografico curato dall’Auser Monza-Brianza che ha coinvolto la comunità di Codogno, la raccolta di testi autobiografici a cura dell’UTEM – Università della Terza Età di Montebelluna.
 
Le Istantanee ed i filoni ricorrenti
AI primi di febbraio il progetto ha raggiunto le oltre 100 persone partecipanti. Le istantanee ricevute hanno permesso una riflessione su alcuni nuclei tematici molto forti, emersi in maniera trasversale.
Ø  Concetto di tempo 
Dalle Istantanee è emersa con forza la ridefinizione del concetto di tempo: un tempo descritto spesso come sospeso ma al contempo ritrovato. Un tempo improvvisamente dilatato, svuotato dalla frenesia degli appuntamenti quotidiani, che ha permesso di dare spazio a pratiche e gesti prima inusuali. Il tempo della pandemia è stato infatti quello delle mani (bricolage, ricamo, giardinaggio), della cucina (ricette tradizionali, della lievitazione, del comfort food), e della cura di sé (interiore ed esteriore) e dei propri affetti.
Ø  Rapporto tra i concetti di “dentro” e “fuori” e “vicino” e “lontano” 
Ricorrente anche il richiamo tra questi rapporti. Rapporti totalmente ridefiniti dalla tecnologia, che ha avuto la capacità di tenere saldi alcuni legami, collocandoli però in dimensioni temporali e spaziali del tutto virtuali e, proprio per questo, alienanti. Claustrofobica anche la definizione dello spazio domestico in rapporto con uno spazio esterno desiderato e, allo stesso tempo, temuto.  
Ø  Altri temi
Le istantanee toccano in maniera molto forte altri temi non strettamente correlati alla pandemia ma da essa fortemente ridefiniti: ne sono un esempio la maternità e il lavoro (ridefinito dallo smartworking e dai dispositivi di sicurezza o perso a causa della crisi economica innescata dal Covid-19).
Molto presente è anche la dinamica delle narrazioni pubbliche e dei tempi da essa narrati: dal lockdown in primavera alle zone rosse, gialle e arancio dell’autunno, dalle canzoni sui balconi alle proteste di piazza, dagli arcobaleni allo spaesamento di un Natale vissuto in modo diverso rispetto al passato. 
 
La “Fase 2”. Dalle foto alla storia orale
L’allentamento del lockdown, con l’arrivo dell’estate 2020, ha gradualmente riportato le persone alla normalità e il lavoro di introspezione, per molti, ha lasciato spazio al lento ritorno alla vita di tutti i giorni e alla difficile ripartenza che ha segnato per molti un momento critico soprattutto per gli aspetti legati al lavoro e alla gestione dei più piccoli e degli adolescenti, privati per lunghi mesi degli spazi scolastici e di aggregazione.
E’ dopo questo periodo, tra l’estate inoltrata e l’autunno, che ai partecipanti è stata chiesta la disponibilità a effettuare un’intervista, trasformando la call in un autentico progetto di storia orale. Le interviste sono partite dall’istantanea con l’obiettivo di ripercorrere i giorni in cui era stata scattata e riflettere sulle problematiche legate alla ripartenza, caratterizzata da nuove norme e regole volte a normare il distanziamento sociale e le modalità di “convivenza” con il virus.
 


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