Volti di Palmira ad Aquileia

Testa di sacerdote da sarcofago palmireno, Seconda metà II-inizi III secolo d.C., Calcare, h. 30 cm, Terra Sancta Museum - sezione archeologica, Gerusalemme | Foto © Gianluca Baronchelli

 

Dal 02 Luglio 2017 al 03 Ottobre 2017

Aquileia | Udine

Luogo: Museo Archeologico Nazionale di Aquileia

Indirizzo: Via Roma 1

Orari: Mar - Dom 8.30 - 19.30 | Lun chiuso

Curatori: Marta Novello, Cristiano Tiussi

Enti promotori:

  • Fondazione Aquileia
  • Polo Museale del Friuli Venezia Giulia-Museo Archeologico Nazionale di Aquileia

Costo del biglietto: Intero 6 € | Ridotto 3 €

Telefono per informazioni: +39 0431 91016

Sito ufficiale: http://www.fondazioneaquileia.it



Guerre e devastazioni naturali hanno distrutto, a volte cancellato, le architetture, l’arte e i manufatti artistici delle popolazioni mondiali di ogni tempo. Brucia ancora la memoria dei bombardamenti della seconda guerra mondiale che hanno inflitto ferite profonde all’architettura e all’arte del nostro Paese e di tutta l’Europa. Ma mai si era visto, mai si era assistito, in tempi recenti, al sistematico tentativo di annientare l’altro, attraverso la distruzione della sua cultura, del suo patrimonio, delle vestigia più lontane e profonde che ci han reso ciò che siamo e che pensiamo, nel tentativo di attuare una “pulizia culturale”, come la definisce Irina Bokova, direttore generale dell’Unesco, specchio delle peggiori pulizie etniche. Ancora scorrono vivide le immagini della furia iconoclasta perpetrata a Palmira, ancora ci commuove e indigna l’atroce fine di Khaled al-Asaad, il direttore generale delle antichità dell’antica città siriana, barbaramente decapitato il 18 agosto 2015 per essersi rifiutato di lasciare la città e collaborare con i terroristi. 
 
Volti di Palmira ad Aquileia, la mostra che apre il 2 luglio al Museo Archeologico Nazionale di Aquileia, è la prima dedicata in Europa alla città dopo le distruzioni recentemente perpetrate. Un’altra tappa, dal fortissimo valore simbolico, di quel percorso dell’“Archeologia ferita”, che la Fondazione Aquileia ha intrapreso nel 2015, in collaborazione con il Polo museale del Friuli Venezia Giulia, con la mostra dei tesori del Bardo di Tunisi per dare conto di quanto accade ormai da anni nei Paesi teatro di distruzioni e violenze operate dal terrorismo fondamentalista, mostrando al pubblico opere provenienti da quei siti.
 FOTO: Volti di Palmira ad Aquileia
L’esposizione, a cura di Marta Novello e Cristiano Tiussi - nata dalla collaborazione tra la Fondazione Aquileia e il Polo Museale del Friuli Venezia Giulia-Museo Archeologico Nazionale di Aquileiagrazie ai prestiti concessi dal Terra Sancta Museum di Gerusalemme, dai Musei Vaticani, dai Musei Capitolini, dal Museo delle Civiltà-Collezioni di Arte Orientale “Giuseppe Tucci”, dal Museo di Scultura Antica “Giovanni Barracco”, dal Civico Museo Archeologico di Milano e da una collezione privata - raccoglie sedici pezzi originari di Palmira  - alcuni dei quali riuniti per la prima volta dopo la loro dispersione nelle collezioni occidentali - e otto da Aquileia che vogliono dimostrare, pur nella distanza geografica e stilistico-formale, il medesimo sostrato culturale che accomuna le due città, mediante l’utilizzo di modelli autorappresentativi e formule iconografiche affini. L’esposizione costituirà, inoltre, l’occasione per restaurare i reperti concessi in prestito dalla Custodia di Terra Sancta, con un intervento finanziato e coordinato dal Polo museale del Friuli Venezia Giulia, che, alla conclusone della mostra, consentirà di restituire i rilievi pronti per la loro esposizione nel nuovo allestimento del Terra Sancta Museum. La mostra ha ricevuto il patrocinio della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO, del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e del Ministero degli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale ed è realizzata anche grazie al sostegno di Fondazione Nazionale delle Comunicazioni, Gruppo Danieli, Friulana Gas, Cassa Rurale Fvg, e Confindustria Udine.
 
 
Sia Palmira che Aquileia - rammentano Antonio Zanardi Landi e Cristiano Tiussi, Presidente e Direttoredella Fondazione Aquileia - erano luoghi di tolleranza e fruttuosa convivenza tra culture e religioni diverse, oltre a esser testimoni che diciotto secoli fa il Mediterraneo costituiva un’unità integrata non solo dal punto di vista dei commerci, ma anche di quello della circolazione delle idee e dei canoni artistici e narrativi.” Una comunanza che si riverbera anche con Venezia, come sottolinea Debora Serracchiani, Presidente della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, che nella prefazione al catalogo della mostra scrive: "Palmira sviluppò l’arte del commercio, vendendo ai romani quei beni di lusso che comprava dai persiani e che provenivano dalle lontane India e Arabia. Incenso, mirra, pepe, avorio, perle e stoffe che venivano scambiati per grano, vino, olio e garum. Gli scambi con il mondo diedero un carattere particolarissimo, aperto e cosmopolita a quest’oasi aramaica, proprio come secoli dopo plasmarono il carattere di Venezia”.
 
Il fine della mostra è anche far emergere, come spiegano la Direttrice del Museo Archeologico Nazionale di Aquileia Marta Novello e il Direttore del Polo Museale del Friuli Venezia Giulia Luca Caburlotto, “quell’unità culturale che attraverso la contaminazione di modelli eterogenei, nelle pur diverse espressioni formali, costituì la peculiarità del mondo romano e sulla quale si vuole porre l’accento, attraverso il gioco di sguardi che l’allestimento contribuisce a sottolineare, per superare le ferite che ormai già troppe volte in questi ultimi anni sono state inflitte al patrimonio culturale universale.” Anche Aquileia era città di commerci e di confine, porta verso Oriente dell’Impero Romano, e anche “Porta da Oriente”, visto che proprio via Aquileia raggiunsero Roma contaminazioni orientali che ebbero influssi profondi sull’Impero Romano in termini di idee, canoni artistici e sensibilità. Se il grande, e temuto, vicino di Palmira era la Persia, il grande vicino di Aquileia erano i popoli barbarici. A conferma di relazioni frequenti e molto vitali, nell’antica Roma fioriva una solida comunità palmirena, come dimostrano il bassorilievo con iscrizione in palmireno prestato per l’occasione dai Musei Capitolini.
 
Palmira era città carovaniera dai contorni mistici, definita nel corso delle varie epoche “città delle palme”, “sposa del deserto”, “Venezia delle sabbie”, la cui posizione, a confine tra Oriente e Occidente, ne ha segnato il destino.
Già Plinio il Vecchio nella Naturalis Historia aveva evidenziato questa peculiarità: «Palmira è una nobile città per il sito in cui si trova, per le ricchezze del suolo, per la piacevolezza delle sue acque. Da ogni lato distese di sabbia circondano i suoi campi, ed ella è come isolata dal mondo per opera della natura. Godendo di una sorte privilegiata tra i due maggiori imperi, quello dei Romani e quello dei Parti, ella viene sollecitata dall'uno e dall'altro, quando si scatenano le discordie...». 
Una posizione questa che l’accomuna ad Aquileia.
 
Il carattere di Palmira, quale vivace crocevia di idee, aspirazioni, usi e costumi, di correnti formali e stilistiche locali, orientali, ma anche greche e romane, ha dato forma all’immagine che i suoi abitanti hanno voluto fare e lasciare di sé, consegnandola all’eternità attraverso i loro monumenti funerari. Fra i materiali maggiormente significativi dell’arte palmirena, i rilievi funerari rivestono un ruolo di grande importanza nell’affermazione della fama mondiale della città. Grazie alla diffusione di questi originali reperti, gli antichi cittadini di Palmira, “con i loro volti, i loro abiti e i loro gioielli”, per usare le parole del famoso archeologo francese Paul Veyne, sono diventati ora “cittadini del mondo”: la mostra vuole far conoscere al mondo contemporaneo gli antichi cittadini del mondo, indicandone mansioni e ruoli. Un esempio di questa forte individualità è la raffinata testa proveniente dai Musei Vaticani, in cui la mansione di sacerdote è riconoscibile dal copricapo tronco-conico (modius) considerato proprio dei sacerdoti di Bel, o la testa che arriva dalla Custodia di Terra Santa ornata da una corona di foglie e bacche di alloro fissata da un medaglione. Anche commercianti o funzionari della pubblica amministrazione saranno presenti nelle sale del Museo Nazionale Archeologico di Aquileia, appositamente riallestite, riconoscibili da un foglietto di papiro nella mano sinistra, come il rilievo del Salamallat da Gerusalemme o quello di Makkai da collezione privata. Senza parlare del celebre universo femminile di Palmira – di cui l’illuminata regina Zenobia, colei che osò sfidare l’autorità di Roma marciando sulla capitale dell’Impero, non è che l’epigona – benissimo rappresentato nella mostra da cinque dame elegantemente vestite e acconciate. Come Charles Baudelaire, che magnificò nel suo poema “I fiori del Male” i gioielli di Palmira, il visitatore della mostra non potrà che rimanere incantato davanti all’originalità e alla ricchezza degli ornamenti delle donne palmirene, abituate a sfoggiare più bracciali simultaneamente, fibulae e diademi, e anelli su tutte le parte delle dita, come nel magnifico rilievo dal Museo Barracco, dove il monile è indossato sulla falangina del mignolo sinistro. Altrettanto curioso è il pendente dello stesso rilievo, un gioiello a forma di campana agganciato a un bracciale a torciglione, un amuleto diffuso in tutta la Siria romana.
Che Palmira fosse un ricco crocevia di culture è immediatamente riscontrabile dall’abbigliamento dei suoi cittadini rappresentati in mostra nella splendida lastra del Museo Tucci, dove la figura femminile è vestita alla greca con il chiton (tunica) e l’himation (mantello), e i capelli acconciati da un turbante con un velo trattenuto da un prezioso diadema di cui si percepisce ancora chiaramente l’originaria splendida policromia, mentre il fanciullo ritratto poco più in alto è abbigliato alla moda partica, con una tunica al ginocchio con galloni dipinti, orlo svasato alle estremità e pantaloni a sbuffo.
 
Pur a fronte dei caratteri spiccatamente orientali e della rigida frontalità che li contraddistinguono, i rilievi palmireni condividono forme e modalità di auto-rappresentazione comuni a tutto l’Impero Romano. L’occhio più attento potrà così notare la diversità di stili, e le abitudini simili, così come la comune scarsa caratterizzazione fisionomica dei volti: gli aquileiesi appaiono modesti, quasi schivi a confronto degli abitanti di Palmira, che trasmettono invece un senso di sicurezza e di compiacenza dovuto anche alla compattezza e impenetrabilità tipica dell’arte provinciale e in particolare orientale. Si potrà ammirare l’inconfondibile stile scultoreo caratteristico delle botteghe palmirene, che quasi ritaglia nella materia in modo minuzioso i dettagli decorativi, in modo grafico, poco profondo e molto efficace.
 
EVENTI COLLATERALI

Volti di Palmira ad Aquileia sarà accompagnata dalla mostra fotografica "Sguardi su Palmira – fotografie di Elio Ciol eseguite il 29 marzo 1996, che si terrà nei nuovi spazi della Domus e Palazzo episcopale in piazza Capitolo e sarà costituita da venti preziosi scatti inediti del Maestro prima delle recenti distruzioni. Sarà inoltre esposta in piazza Capitolo la scultura “Le memorie di Zenobia” dell’artista contemporaneo siriano Elias Naman, generosamente prestata da Danieli: essa vuole ricordarci con il suo sguardo la drammaticità del momento presente. Collegate alla mostra saranno infine organizzate le conferenze del professor Daniele Morandi Bonacossi, docente di Archeologia del Vicino Oriente all'Università di Udine e direttore di missioni archeologiche a Palmira e a Ninive in Iraq (2 luglio al MAN, alle ore 17.30), del professor Paolo Matthiae, insigne archeologo, autore degli scavi di Ebla in Siria  (26 luglio), del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale sul commercio illegale di antichità che, come è noto, è uno dei mezzi di finanziamento dei terroristi (8 settembre).  
Durante l’Aquileia Film Festival il 26 luglio verrà inoltre proiettato il cortometraggio “Quel giorno a Palmira” di Alberto Castellani, con l’intervista a Khaled al-Asaad, e il 29 luglio la prima italiana del film “Destruction of Memory”, di Tim Slade.
 
Un percorso, quello costruito attorno alla mostra, per rammentare ciò che scrive nella sua premessa al catalogo della mostra (in italiano e inglese, Gangemi editore) l’archeologo Daniele Morandi Bonacossi: “Mai nella storia dell’uomo, neppure nei momenti più bui dei conflitti mondiali del secolo scorso, il patrimonio culturale dell’umanità aveva subito devastazioni così sistematiche e intenzionali come oggi in Siria e Iraq. Dopo oltre sei anni di guerra civile siriana  (…) una parte significativa dello straordinario patrimonio culturale di questi paesi si trova ancora sotto il controllo di forze islamiste, che perseguono la deliberata distruzione dei monumenti e siti archeologici come strumento politico e di lotta per il potere”. Distruzioni che, come rileva il Presidente della Fondazione Aquileia, Zanardi Landi, “hanno sottratto una parte rilevante del patrimonio artistico dell’Umanità e non solo colpiscono l’identità culturale, religiosa, ideale e artistica di siriani, iracheni, egiziani, tunisini, ma anche la nostra, costituendo un danno gravissimo e irreparabile al nostro essere italiani ed europei”.

INFORMAZIONI

Titolo mostra: Volti di Palmira ad Aquileia
Durata: 2 luglio 2017 - 3 ottobre 2017
Sede: Museo Archeologico Nazionale di Aquileia,Via Roma 1, 33051 - Aquileia (UD)
Orario: da martedì a domenica  8.30 - 19.30

Mostra fotografica: Sguardi su Palmira - fotografie di Elio Ciol eseguite il 29 marzo 1996
Sede: Domus e Palazzo Episcopale, piazza Capitolo
Orario: da martedì a domenica 9.00-19.00

Ulteriori info e dettagli su:
www.museoarcheologicoaquileia.beniculturali.it
www.fondazioneaquileia.it

SCARICA IL COMUNICATO IN PDF
COMMENTI