Tre mostre al MA*GA di Gallarate

© Ph. Stefano Cagol | Stefano Cagol, The Ice Monolith, 2013, blocco di ghiaccio, 200x120x50 cm. Riva Ca’ di Dio, Venezia. 29-31.05.2013. Maldives Pavilion, 55° Biennale di Venezia

 

Dal 23 Marzo 2019 al 15 Settembre 2019

Gallarate | Varese

Luogo: Museo MA*GA

Indirizzo: via E. de Magri 1

Orari: lunedì chiuso; martedì-venerdì 10-13 / 14.30-18.30; sabato e domenica 11-19

Costo del biglietto: € 7 intero; € 5 ridotto per studenti fino ai 26 anni, over 65, tesserati FAI – Fondo Ambiente Italiano, Touring Club Italiano, Soci Gite in Lombardia. Gratuito per i minori di 14 anni, disabili che necessitano di accompagnatore, accompagnatore del disabile, dipendenti MIBAC, accompagnatori e guide turistiche Regione Lombardia, 1 insegnante ogni 10 studenti, membri ICOM, soci AMACI, Amici del MA*GA, soci Mart membership, soci Club GAMeC, giornalisti accreditati, giornalisti

Telefono per informazioni: +39 0331 7013011

E-Mail info: info@museomaga.it

Sito ufficiale: http://www.museomaga.it



Dal 24 marzo 2019, il MA*GA di Gallarate apre la stagione espositiva primaverile con tre mostre che esplorano vari aspetti dell’orizzonte creativo contemporaneo.
 
La prima, in programma fino al 15 settembre 2019, è la personale di Stefano Cagol (Trento, 1969), curata da Alessandro Castiglioni, conservatore senior del Museo MA*GA. La mostra attraverso grandi videoinstallazioni, opere fotografiche e scultoree, percorre i diversi ambiti d’indagine dell’artista trentino che abbracciano una totalità di temi sociali particolarmente sentiti, come l’attenzione all’ambiente, il cambio climatico, le sorgenti energetiche e il mutamento dei confini.
Il titolo Iperoggetto fa riferimento alla teoria del filosofo inglese Timothy Morton, secondo cui “gli Iperoggetti sono entità diffusamente distribuite nello spazio e nel tempo che ci obbligano a riconsiderare le idee fondamentali che ci siamo fatti su ciò che significa esistere, su cos’è la Terra, su cos’è la società”.
 
La dottrina degli Iperoggetti ridefinisce e permette di approfondire la pratica di Stefano Cagol sia in termini contenutistici, in riferimento a temi davvero globali, che metodologici. In questa direzione la mostra testimonia una serie di progetti estesi che possono essere definiti “iperoggetti”, tra cui l’attraversamento dei confini di The End of the border (of the mind), l’intervento The Ice Monolith, presentato alla 55° Biennale di Venezia per il Padiglione Maldive e il viaggio-ricerca The Body of Energy (of the mind), che ha coinvolto istituzioni di tutta Europa, dalla Norvegia a Gibilterra.
Accompagna la mostra un volume con il testo del curatore, una conversazione con l’artista di Blanca de la Torre e il saggio “Terra incognita: esporre il ghiaccio nell’Antropocene” di Julie Reiss per la prima volta edito in italiano.
 
Planète è il titolo della mostra, curata da Vittoria Broggini, conservatore curatore del Museo MA*GA, che fino al 5 maggio 2019 approfondisce il percorso sperimentale e critico sul medium cinematografico sviluppato negli anni Sessanta in Italia da Gianfranco Brebbia, Marinella Pirelli e da Bruno Munari e Marcello Piccardo in quella che fu la straordinaria esperienza dello Studio di Monte Olimpino a Como.
 
L’esposizione mette in luce le connessioni tra la produzione dei quattro protagonisti che si trovano negli anni Sessanta a operare in un territorio attiguo, inseriti nel tessuto culturale attivo tra Varese, Milano e Como. Riannodando i fili di biografie e esperienze che si incrociano e si sviluppano in modo fortemente singolare, si profila in mostra da una parte un discorso storico legato al cinema sperimentale in Italia e alla sua definizione critica, dall’altro ci si trova davanti al rifiuto della narrazione del linguaggio cinematografico tradizionale che accomuna gli autori.
Nel dialogo tra le opere filmiche si evidenzia la singolarità poetica e linguistica di ciascun artista; allo stesso tempo il confronto fa emergere un comune approccio al mezzo tecnologico.
Il mezzo è inteso come strumento attraverso cui indagare e ridefinire la percezione della realtà così come la sua rappresentazione: la sperimentazione cinematografica diventa per questi autori la strategia per dar vita a immaginari e visioni radicali che creano nuovi orizzonti di comprensione del reale.
Il titolo della mostra Planète si ispira al nome della rivista francese degli anni Sessanta e al modo in cui con uno sguardo trasversale, critico e a tratti visionario guarda a una società in piena trasformazione. Costruendo un modello di conoscenza basato sul confronto tra saperi molto diversi, tra temporalità storiche lontane, Planète ripensa il passato e approfondisce l’inedito della contemporaneità per costruire ipotesi sul futuro. Nella rivista e negli autori in mostra troviamo un approccio simile alla conoscenza, fatto di affinità, di accostamenti, composto da esperimenti e salti immaginifici.
 
L’allestimento presenta i film e la ricerca di questi artisti attraverso due modalità: un’installazione fissa con una selezione di film raccolti per tematiche e un programma orario di proiezioni, che si ripete due volte al giorno, ed è concepito come un focus di approfondimento monografico sul linguaggio filmico di ciascuna delle tre esperienze.  La mostra racconta in una sezione archivistica il sostrato teorico e culturale dell’epoca attraverso documenti, lettere, riviste, scritti, fotografie e design grafico provenienti dagli archivi di Brebbia, Pirelli e di Monte Olimpino.
Nel programma della mostra si inserisce un'iniziativa speciale in collaborazione con BAFF Film Festival 2019.
 
Il MA*GA ricorda la figura di Giannetto Bravi (1938-2013) con una mostra che ricostruisce le tappe più significative della sua ampia e complessa attività artistica, attraverso trenta opere giunte nelle collezioni del MA*GA grazie alla recente donazione di Laura Bonato, moglie dell’artista.
 
La mostra, curata da Emma Zanella, direttore del MA*GA, si apre con la ricerca pittorica e le opere astratto-geometriche di Giannetto Bravi realizzate per la sua prima personale curata da Achille Bonito Oliva nel 1967 alla Galleria Fiamma Vigo di Roma. Il percorso espositivo si concentra successivamente sulla collaborazione dell’artista con Pierre Restany, soprattutto in relazione al progetto Operazione Vesuvio. L’idea del critico francese, nel 1972, fu quella di trasformare le falde del vulcano partenopeo in un parco culturale internazionale: all’invito risposero artisti italiani e internazionali come Enzo Mari, Gianni Bertini ma anche Christo, Dennis Oppennheim e George Brecht. La proposta elaborata da Giannetto Bravi consisteva nell’invaligiamento metaforico del cono vulcanico per preservarlo dalla speculazione edilizia imperante.
Dal progetto dedicato al Vesuvio, Giannetto Bravi inizia a riflettere sugli immaginari e gli stereotipi dei luoghi cominciando a utilizzare cartoline e immagini ripetute: una ricerca metodica e concettuale, testimoniata dalle rassegne tenute alla Galleria Milano nel 1976 e allo Studio Marconi nel 1980. La mostra inoltre analizza la sua più recente ricerca incentrata sull’immaginario museale e le quadrerie di cartoline di celebri opere della storia dell’arte culminata nella personale del Museo di Capodimonte nel 2007.
 
In parallelo al programma espositivo, il MA*GA riallestisce la propria collezione permanente. Il nuovo allestimento ricostruisce cinque mostre che hanno caratterizzato la decima edizione del Premio Gallarate che si svolse tra il 1976 e il 1978.
Le cinque mostre (dedicate all'eredità degli anni Sessanta, alle relazioni tra arte e tecnologia, ai linguaggi sperimentali, all'arte politico-sociale, alle relazioni con subconscio e psicanalisi) fornivano una chiave di lettura dell'arte del tempo e il presente progetto espositivo riattualizza queste tematiche attraverso le opere della collezione del museo accostando i lavori storici di quell'edizione del Premio, con le più recenti acquisizioni. 
 
La stagione espositiva primaverile del MA*GA segna nuovamente la presenza di Ricola, quale partner istituzionale del Museo, a sostegno delle iniziative organizzate dall’istituzione gallaratese.
Proseguono le giornate a ingresso gratuito targato Ricola: domenica 24 marzo, prima domenica di apertura delle tre rassegne primaverili, l’azienda svizzera offrirà l’ingresso a tutti i visitatori e darà loro il benvenuto con la degustazione delle sue benefiche tisane presso il bar del MA*GA a partire dalle 15. Dalle 16 alle 18 gli artisti, i curatori e lo staff scientifico del museo accompagneranno il pubblico in visita alle mostre.
 
Con l’inaugurazione della stagione espositiva primaverile l’azienda Castaldi Lighting S.p.A. si aggiunge come partner tecnico del MA*GA.
 
La collaborazione con la storica azienda di illuminazione, già iniziata nel 2017 in occasione della mostra Kerouac. Beat Painting, si rafforza dando vita ad una vera e propria partnership che lega Castaldi Lighting e il MA*GA in un progetto di reciproca valorizzazione.
 
Grazie al prezioso supporto di Castaldi Lighting, il MA*GA prosegue il processo di riconversione a led di tutti gli spazi espositivi giungendo nel 2020 a uniformare la qualità della luce museale e a raggiungere un alto grado di efficientamento energetico. Da parte sua Castaldi Lighting avrà il supporto del MA*GA per sperimentare sul campo, nelle sale espositive e con il sostegno del personale scientifico addetto alla conservazione e all’allestimento delle opere, i nuovi corpi illuminanti appositamente progettati per le opere d’arte.

STEFANO CAGOL
Iperoggetto
Visioni tra confini, energia ed ecologia

24 marzo - 15 settembre 2019

PLANÈTE
Il cinema sperimentale di Gianfranco Brebbia, Marinella Pirelli, Bruno Munari e Marcello Piccardo

24 marzo - 5 maggio 2019

GIANNETTO BRAVI
Opere 1966 – 2013

24 marzo – 5 maggio 2019
 
Inaugurazione sabato 23 marzo ore 18


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