Mirko Celegato. Onirismo Geometrico
Dal 18 Dicembre 2021 al 27 Dicembre 2021
Venezia
Luogo: Giudecca Art Space
Indirizzo: Fondamenta S. Eufemia 673
Curatori: Ilaria Fidone
Le tele di Mirko Celegato combinano con maestria artigianale armoniosi e sinuosi elementi floreali con figure geometriche bidimensionali.
I colori scelti con cura possono suscitare sia forti contrasti visivi che eleganti effetti tono su tono. In entrambi i casi, il risultato è sorprendente.
Le opere rapiscono l'occhio e non lo lasciano andare facilmente.
Si è costretti prima a seguire le onde dei rami e l'intreccio dei fiori e poi a sbirciare, ammirati, l'intersecarsi delle circonferenze, dei rombi, dei quadrati.
La pupilla rimbalza da una sfumatura all'altra, senza trovarvi stonature.
Osservando le sue opere non si può fare a meno di pensare all'Art Déco, all'Art Nouveau, con alcuni richiami a Joan Mirò, Piet Mondrian e Vassilij Kandinskij. Quali movimenti artistici sono stati rilevanti per la formazione del suo stile?
M.C. Le mie opere sono frutto di trenta anni di ricerca, studio ed esperienza. Mi sento molto legato al surrealismo e agli artisti della transavanguardia come Francesco Clemente, Enzo Cucchi e Mimmo Paladino. Altri artisti a cui devo la mia formazione sono Alberto Burri e Anselm Kiefer. Dopo il diploma all'Accademia di Belle Arti di Venezia mi sono concentrato sulla grafica, pertanto l'Art Déco, la Pop Art e artisti come Fortunato Depero sono stati punti di riferimento importanti.
Da dove trae ispirazione per le sue tele?
M.C. Principalmente dalla natura che incontro quotidianamente. Una passeggiata può farmi scoprire una pianta, la particolarità di un fiore, l'inclinazione di un ramo che poi riutilizzerò in un'opera. Non si tratta di copiare elementi naturali ma di estrapolarli e rielaborarli in modo personale.
Ad un primo sguardo sembra che le sue opere siano composte di due piani: uno soggiacente di elementi geometrici e uno in rilievo di serpeggianti e morbide linee vegetali. Come procede per la realizzazione dell'opera?
M.C. Innanzitutto ci tengo a precisare che non procedo né con bozzetti né con studi preparatori. Osservo la tela bianca e lascio andare la mia ispirazione, senza un progetto ma affidandomi al momento. Inoltre, non vi sono sfondo e primo piano. A volte inizio dal disegno geometrico, a volte dagli elementi floreali ma i due piani si intersecano a vicenda senza che uno sovrasti l'altro. Cerco di raggiungere equilibrio e armonia, un obiettivo non sempre facile. Per alcune opere, infatti, impiego anche tre giorni di lavoro.
Vuole trasmettere un messaggio particolare con la sua arte?
M.C. Le mie opere nascono principalmente da un bisogno personale di realizzazione. In secondo luogo, la società in cui viviamo è estremamente grigia e credo che dipingere sia un modo intelligente e necessario per reagire a certe situazioni negative. In quest'ottica con le mie opere voglio trasmettere un messaggio di positività e piacevolezza.
Vernissage 18.12 ore 16.00-20.00
I colori scelti con cura possono suscitare sia forti contrasti visivi che eleganti effetti tono su tono. In entrambi i casi, il risultato è sorprendente.
Le opere rapiscono l'occhio e non lo lasciano andare facilmente.
Si è costretti prima a seguire le onde dei rami e l'intreccio dei fiori e poi a sbirciare, ammirati, l'intersecarsi delle circonferenze, dei rombi, dei quadrati.
La pupilla rimbalza da una sfumatura all'altra, senza trovarvi stonature.
Osservando le sue opere non si può fare a meno di pensare all'Art Déco, all'Art Nouveau, con alcuni richiami a Joan Mirò, Piet Mondrian e Vassilij Kandinskij. Quali movimenti artistici sono stati rilevanti per la formazione del suo stile?
M.C. Le mie opere sono frutto di trenta anni di ricerca, studio ed esperienza. Mi sento molto legato al surrealismo e agli artisti della transavanguardia come Francesco Clemente, Enzo Cucchi e Mimmo Paladino. Altri artisti a cui devo la mia formazione sono Alberto Burri e Anselm Kiefer. Dopo il diploma all'Accademia di Belle Arti di Venezia mi sono concentrato sulla grafica, pertanto l'Art Déco, la Pop Art e artisti come Fortunato Depero sono stati punti di riferimento importanti.
Da dove trae ispirazione per le sue tele?
M.C. Principalmente dalla natura che incontro quotidianamente. Una passeggiata può farmi scoprire una pianta, la particolarità di un fiore, l'inclinazione di un ramo che poi riutilizzerò in un'opera. Non si tratta di copiare elementi naturali ma di estrapolarli e rielaborarli in modo personale.
Ad un primo sguardo sembra che le sue opere siano composte di due piani: uno soggiacente di elementi geometrici e uno in rilievo di serpeggianti e morbide linee vegetali. Come procede per la realizzazione dell'opera?
M.C. Innanzitutto ci tengo a precisare che non procedo né con bozzetti né con studi preparatori. Osservo la tela bianca e lascio andare la mia ispirazione, senza un progetto ma affidandomi al momento. Inoltre, non vi sono sfondo e primo piano. A volte inizio dal disegno geometrico, a volte dagli elementi floreali ma i due piani si intersecano a vicenda senza che uno sovrasti l'altro. Cerco di raggiungere equilibrio e armonia, un obiettivo non sempre facile. Per alcune opere, infatti, impiego anche tre giorni di lavoro.
Vuole trasmettere un messaggio particolare con la sua arte?
M.C. Le mie opere nascono principalmente da un bisogno personale di realizzazione. In secondo luogo, la società in cui viviamo è estremamente grigia e credo che dipingere sia un modo intelligente e necessario per reagire a certe situazioni negative. In quest'ottica con le mie opere voglio trasmettere un messaggio di positività e piacevolezza.
Vernissage 18.12 ore 16.00-20.00
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