Antonio Balestra. Nel segno della grazia

© Su concessione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo | Antonio Balestra, Autoritratto, Firenze, Galleria delle Statue e delle Pitture degli Uffizi, inv.1829 n.1890

 

Dal 19 Novembre 2016 al 19 Febbraio 2017

Verona

Luogo: Museo di Castelvecchio

Indirizzo: corso Castelvecchio 2

Orari: da martedì a domenica 8.30–19.30; lunedì 13.30–19.30; chiusura biglietteria ore 18.45

Enti promotori:

  • Comune di Verona - Direzione Musei d’Arte e Monumenti

Costo del biglietto: intero € 7.50; ridotto € 6 gruppi superiori alle 15 unità, minori di 18 anni e maggiori di 65 anni, visitatori singoli residenti nel Veronese; ridotto € 4,50 gruppi superiori alle 15 unità residenti nel Veronese, minori di 18 e maggiori di 65 anni residenti nel Veronese, € 1 studenti delle scuole elementari, medie e superiori. Gratuito bambini fino a 7 anni, un accompagnatore per ogni gruppo, due accompagnatori per scolaresca, disabili e loro accompagnatori

Telefono per informazioni: +39 045 8062611

E-Mail info: castelvecchio@comune.verona.it

Sito ufficiale: http://www.museodicastelvecchio.comune.verona.it



Dal 19 novembre 2016 al 19 febbraio 2017 il Comune di Verona, Direzione Musei d’Arte e Monumenti, rende omaggio al pittore veronese Antonio Balestra (Verona, 1666 – 1740), in occasione del trecentocinquantesimo anniversario della nascita, con la mostra Antonio Balestra. Nel segno della grazia, allestita nella Sala Boggian del Museo di Castelvecchio. L’esposizione presenta oltre sessanta opere - dipinti, disegni, incisioni e volumi a stampa -, di cui alcune visibili per la prima volta, provenienti da prestatori pubblici e privati, italiani ed europei. La mostra, la prima interamente dedicata al pittore veronese, sarà accompagnata da un ciclo di incontri nelle chiese, dove è possibile ammirare molti dei suoi capolavori.
 
Antonio Balestra nasce, vive parte della sua vita e infine muore a Verona, ma il suo profilo e la sua attività vanno ben oltre i confini della città: già la sua formazione, avvenuta a Roma alla scuola di Carlo Maratti tra il 1691 e il 1694, lo pone a contatto con una fervida realtà artistica contemporanea. Con questo bagaglio culturale, vive tra la città natale e Venezia, dove fino al 1718 ricopre un ruolo di primissimo piano nello sviluppo della pittura veneziana ed europea. “La lezione appresa a Roma, tra lo studio dell’antico, del classicismo di Raffaello e Carracci e della contemporanea pittura di Maratti – spiega il curatore Andrea Tomezzoli portano Balestra a temperare i fermenti della cultura veneziana in un linguaggio nuovo e di notevole interesse, legato a una solida concezione della forma e del valore ‘costruttivo’ del disegno, ma modulato su una ‘temperatura sentimentale’ di marca emiliana.” Quando rientra definitivamente a Verona nel 1718, a 52 anni e con un centinaio di dipinti alle spalle, Balestra è un artista al culmine della fama, suggellata quell’anno dalla richiesta del granduca Cosimo III de’ Medici dell’Autoritratto del pittore per la Galleria degli Uffizi - e qui esposto in mostra - in cui l’artista dà un’immagine di sé bonaria e al contempo compiaciuta.
 
Un “eccellente maestro”, lo definiva Anton Maria Zanetti nel 1771, qualità attestata dal calibro degli artisti che furono suoi allievi e divennero poi celebri, come Pietro Longhi e Rosalba Carriera. Testimoniano l’inequivocabile successo raggiunto da Balestra a livello internazionale le committenze di Lothar Franz von Schönborn (Pommersfelden), del duca di Richmond (Inghilterra), di Hugo du Bois (Rotterdam) e di Matthias von der Schulenburg.  
 
Antonio Balestra. Nel segno della grazia, la prima mostra mai dedicata al grande pittore veronese, si articola in otto sezioni e presenta alcuni dipinti particolarmente significativi, in primis due tele di grandi dimensioni e forte impatto visivo, che vediamo riunite dopo tre secoli: la prima – Teti nella fucina di Vulcano – ha una storia recente, essendo stata resa nota da Egidio Martini nel 1992, mentre la seconda – Teti immerge Achille nell’acqua dello Stigenon è mai stata presentata al pubblico dopo alcuni passaggi sul mercato dell’arte. Si ipotizza che le due opere facessero parte di un ciclo di sei documentato da Lione Pascoli nella Vita di Antonio Balestra («L’anno […] 1717 fece sei quadri grandi per una camera mandati in Olanda a Rotterdam al Du Bois»),  ciclo che metteva in scena vicende del mondo antico declinato al femminile, dove le donne del mito assumono il ruolo di protagoniste.
 
La mostra offre l’occasione per ammirare l’Annunciazione (1702) proveniente dalla Chiesa di San Tommaso Cantuariense, restaurata per l’occasione dal laboratorio della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Verona, restituendo al dipinto una freschezza di toni emozionante. Quest’opera è fondamentale perché ci aiuta a riconsiderare l’autore come un co-protagonista della nascita del rococò veneziano di inizio Settecento. Molte delle scelte stilistiche di Balestra sono eloquenti in tal senso: la predilezione per il soggetto mitologico si concretizza in protagonisti fanciulli o appena adolescenti che introducono una specifica dimensione psicologica; le pose sono informate da grazia ed eleganza; la materia pittorica si fa sensuale e la gamma cromatica si alleggerisce in delicati colori pastello vivificati da una luce diffusa.
 
Per la centralità che il disegno viene ad assumere non solo nella prassi operativa di Balestra, ma nella stessa concezione che ha dell’arte il pittore veronese, la mostra riserva un grande spazio alla sua produzione grafica, nelle diverse declinazioni. In particolare si possono ammirare: un cospicuo nucleo di fogli proveniente dalla Biblioteca Palatina di Parma che viene presentato al pubblico per la prima volta; il monumentale disegno La caduta dei gigantiche ha permesso all’artista, nel 1694, di trionfare all’annuale concorso per la classe di pittura bandito dall’Accademia di San Luca, dalla quale Balestra fu nominato ‘accademico di merito’ nel 1725; la piccola tela con l’Angelo che annuncia a Manue la nascita di Sansone che Balestra ha presentato come ringraziamento nel 1727.
 
Grazie alla mostra, la città di Verona intende restituire al pittore veronese il suo ruolo di profondo rinnovatore della pittura veneta in direzione settecentesca e vuole essere un momento di studio e aggiornamento critico, ma anche l’occasione per far conoscere al pubblico uno degli artisti più importanti della scena, non solo veneta, della prima metà del Settecento” dichiara Margherita Bolla, alla guida della Direzione Musei d’Arte e Monumenti. A tale scopo, vengono suggeriti alcuni itinerariper scoprire i capolavori di Balestra all’interno del territorio provinciale, e viene organizzato, a partire da mercoledì 30 novembre 2016, in collaborazione con il Servizio per la Pastorale dell’Arte Karis, un ciclo di incontri di approfondimento nelle chiese cittadine dove è possibile ammirare le sue opere.
 
La mostra, allestita nella Sala Boggian del Museo di Castelvecchio, dialoga con l’allestimento di Carlo Scarpa, di cui vengono utilizzati i pannelli disegnati negli anni Settanta, mentre le dimensioni più piccole dei disegni sono valorizzate dagli espositori progettati da Maxime Ketoff  per Pisanello nel 1996 e dalle bacheche realizzate nel 1999 per la mostra Disegni da Alba Di Lieto. Antonio Balestra. Nel segno della grazia, prosegue la serie di esposizioni tradizionalmente organizzate dalla Direzione Musei d’Arte Monumenti, dedicate a importanti artisti veronesi o che hanno operato in città, come: Alessandro Turchi detto l'Orbetto (1578-1649); Louis Dorigny 1654-1742: un pittore della corte francese a Verona; Paolo Farinati 1524-1606. Dipinti, incisioni e disegni per l'architettura; Per Girolamo Dai Libri (1472-1555), pittore e miniatore del Rinascimento veronese.
 
Andrea Tomezzoli
Si forma con Adriano Mariuz all’Università degli Studi di Padova, dove è professore associato dal 2015. I suoi interessi sono sempre stati incentrati sulla pittura e scultura venete del Sei e Settecento, con particolare riguardo alla civiltà figurativa veronese. Sintesi recente delle sue ricerche è il saggio nel volume La pittura nel Veneto. Il Settecento di Terraferma, pubblicato nel 2011 per i tipi di Electa, in cui vengono ricostruite le vicende artistiche della stagione pittorica veronese tra il 1740 e la fine del secolo e in cui confluiscono non poche novità documentarie e attributive. Con Paola Marini e Fabrizio Magani ha curato la mostra Il Settecento a Verona. Tiepolo Cignaroli Rotari, la nobiltà della pittura (Verona, 2011-2012). L’altro filone delle sue ricerche, è dedicato alla scultura veronese del Seicento e del Settecento, negli elementi caratterizzanti, nell’interazione con l’architettura e nelle relazioni con le aree limitrofe.
Nel 2010-2011 è stato responsabile dell’unità di ricerca dell’Università degli Studi di Padova, nell’ambito di un progetto ministeriale dedicato alla decorazione ad affresco profana dal Barocco al Neoclassicismo.
Ha in preparazione l’edizione critica del diario di Giambettino Cignaroli, fondatore nel 1764 dell’Accademia di Pittura di Verona.

Orari: da martedì a domenica 8.30–19.30; lunedì 13.30–19.30; chiusura biglietteria ore 18.45
Visite guidate: per prenotazioni tel. +39 045 8036353 – +39 045 597140, dal lunedì al venerdì, 9-13 e 14-16, segreteteriadidattica@comune.verona.it
 


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