Piu’ che ‘l dolor pote’ ‘l digiuno - Due personali nello studio di un visionario

Piu’ che ‘l dolor pote’ ‘l digiuno - Marco Chiurato | Courtesy of Studio Cleto Munari
Dal 16 Ottobre 2020 al 31 Dicembre 2020
Vicenza
Luogo: Studio Cleto Munari
Indirizzo: Contrà Generale Chinotto 3
Orari: Mar - Sab 17 - 19 o su appuntamento
Curatori: Maria Lucia Ferraguti
Costo del biglietto: Ingresso libero
Telefono per informazioni: +39 0444 323318
E-Mail info: info@cletomunari.com
Sito ufficiale: http://www.cletomunari.com
Il nucleo d'energia è lì, nel luogo fisico e mentale dell'atelier di Cleto Munari, dove abita la bellezza; una bellezza che, nel diffondersi, palpita vitale tra mobili, argenti, oggetti e gioielli sofisticati, dal nitido fascino. Qui attiva altri nuclei d'energia che si espande tra le mostre personali di Manuela Bedeschi e di Marco Chiurato.
L'incipit bruciante della mostra sta nel celebre passodantesco “PIU‟ CHE 'L DOLOR POTE' 'L DIGIUNO...”, legato al sottotitolo Due personali nello studio di un visionario.
Manuela Bedeschi riunisce le opere dell'esposizione nel motto latino Optime omnia fient che appare sospeso nella luce neon verde al centro della nobile facciata del palazzo. Il detto sapienziale scritto nel forte carattere lapidario ritrova una nuova attualità nell'“andrà tutto bene”, per associarsi allo slogan diffuso durantel'esperienza del lockdown per il COVID-19, percepito come messaggio di speranza.
L'opera risplende nell'oscurità ed emana all'esterno sulla via una vitalità luminescente continua, che accoglie e diffonde l'unità fra l'arte e la vita. Questa luminosità, intensa cromaticamente, entra nelle sale interne e trova la sinergia con altre parole diffuse nell'atelier, altre opere neon dai concetti luminosi. Capta tutta la loro vigoria il nome CLETO all'interno di un grande cuore rosso che racchiude l'esistenza di Munari, opera in tubi neon presentata al Museo Civico vicentino di Palazzo Chiericati.
È un segno dinamico legato a Bruno Munari che emerge sul vibrare di volti e firme sullo sfondo: Bedeschi lo celebra con la sua presenza brillante, in stretto rapporto con i protagonisti del designer e dell'architettura internazionale.
L'arte di Marco Chiurato si avvale di tutte le tecniche, pittura, scultura, video, installazioni e questa mostra dal titolo Offerta libera accoglie il suo coraggio, la disponibilità alla parola attraverso gli oggetti, il pensiero e la dimensione del suo sapersi muovere con macchine-scultura, performance, transiti veloci da una situazione all'altra nelle stanze dell'atelier di Cleto Munari. Imprevedibile e prensile per tutto ciò che riguarda l'attualità, lavora con un'intenzionalità sottile, mirata a dare un senso attivo di coinvolgimento e di partecipazione. Le tragedie sociali, i naufraghi dei barconi, i comportamenti collettivi, la violenza sulle donne, Chiurato li evolve in arte attraverso l'intensa carica della libertà espressiva. Così il gommone degli immigrati perde la forza di gravità per mutarsi in Atollo 11, un'astronave carica di profughi destinata a nuove mete nello spazio. Quindi l'estrosa macchina-scultura Barca diventa per i profughi una promessa di benessere e felicità con il suo dialogo fra luci e il carico di oggetti-icone della nostra quotidianità.
Ed ancora, fra le stanze, entra la piccola reliquia della culla di Maurizio Cattelan donata a Chiurato per il suo bimbo Pablo, che tra tessuti a righe verticali ed orizzontali, ancora una volta, conferma il passaggio alla conoscenza, anche relativa e sottile, resa dal suo irrequieto animo d'artista.
L'incipit bruciante della mostra sta nel celebre passodantesco “PIU‟ CHE 'L DOLOR POTE' 'L DIGIUNO...”, legato al sottotitolo Due personali nello studio di un visionario.
Manuela Bedeschi riunisce le opere dell'esposizione nel motto latino Optime omnia fient che appare sospeso nella luce neon verde al centro della nobile facciata del palazzo. Il detto sapienziale scritto nel forte carattere lapidario ritrova una nuova attualità nell'“andrà tutto bene”, per associarsi allo slogan diffuso durantel'esperienza del lockdown per il COVID-19, percepito come messaggio di speranza.
L'opera risplende nell'oscurità ed emana all'esterno sulla via una vitalità luminescente continua, che accoglie e diffonde l'unità fra l'arte e la vita. Questa luminosità, intensa cromaticamente, entra nelle sale interne e trova la sinergia con altre parole diffuse nell'atelier, altre opere neon dai concetti luminosi. Capta tutta la loro vigoria il nome CLETO all'interno di un grande cuore rosso che racchiude l'esistenza di Munari, opera in tubi neon presentata al Museo Civico vicentino di Palazzo Chiericati.
È un segno dinamico legato a Bruno Munari che emerge sul vibrare di volti e firme sullo sfondo: Bedeschi lo celebra con la sua presenza brillante, in stretto rapporto con i protagonisti del designer e dell'architettura internazionale.
L'arte di Marco Chiurato si avvale di tutte le tecniche, pittura, scultura, video, installazioni e questa mostra dal titolo Offerta libera accoglie il suo coraggio, la disponibilità alla parola attraverso gli oggetti, il pensiero e la dimensione del suo sapersi muovere con macchine-scultura, performance, transiti veloci da una situazione all'altra nelle stanze dell'atelier di Cleto Munari. Imprevedibile e prensile per tutto ciò che riguarda l'attualità, lavora con un'intenzionalità sottile, mirata a dare un senso attivo di coinvolgimento e di partecipazione. Le tragedie sociali, i naufraghi dei barconi, i comportamenti collettivi, la violenza sulle donne, Chiurato li evolve in arte attraverso l'intensa carica della libertà espressiva. Così il gommone degli immigrati perde la forza di gravità per mutarsi in Atollo 11, un'astronave carica di profughi destinata a nuove mete nello spazio. Quindi l'estrosa macchina-scultura Barca diventa per i profughi una promessa di benessere e felicità con il suo dialogo fra luci e il carico di oggetti-icone della nostra quotidianità.
Ed ancora, fra le stanze, entra la piccola reliquia della culla di Maurizio Cattelan donata a Chiurato per il suo bimbo Pablo, che tra tessuti a righe verticali ed orizzontali, ancora una volta, conferma il passaggio alla conoscenza, anche relativa e sottile, resa dal suo irrequieto animo d'artista.
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