KATAGHÈION/gattabuia. Dalle prigioni del pensiero all’arte ritrovata

Maria Grazia Tata, Ex libris Alda Merini 'La clinica dell'abbandono', 2018, filo, libro

 

Dal 03 Agosto 2018 al 19 Agosto 2018

Montefiascone | Viterbo

Luogo: Rocca dei Papi – Ex Carceri

Indirizzo: piazza Urbano V

Curatori: Salvatore Enrico Anselmi

Enti promotori:

  • Associazione Arte e Benessere di Bomarzo
  • Con il patrocinio di
  • Regione Lazio
  • Comune di Montefiascone
  • Fidapa (Federazione Italiana Donne Arti Professioni Affari) - Viterbo

Telefono per informazioni: +39 0761.924644

E-Mail info: ascult.bomarzo@hotmail.it



Il giorno 3 agosto 2018 alle ore 19.00 l’Associazione Arte e Benesseredi Bomarzo presenta, presso gli spazi della Rocca dei Papi di Montefiascone, la mostra collettiva KATAGHÈION/gattabuia. Dalle prigioni del pensiero all’arte ritrovata, a cura di Salvatore Enrico Anselmi e con le opere di Massimo De Angelis, Evandro Muti, Luigi Riccioni, Maria Grazia Tata, Mara van Wees, Maria-Jadwiga Wòjcik. 
 
Il progetto si avvale del patrocinio della Regione Lazio, del Comune di Montefiascone e di Fidapa Federazione Italiana Donne Arti Professioni Affari - Viterbo.
 
“Il termine greco kataghèionè ritenuto all’origine dell’espressione gergale gattabuiache, con ludica ironia, ben si attaglia a ricordare l’originaria funzione del complesso architettonico delle ex prigioni della rocca papale di Montefiascone. Da qui la sua scelta per individuare nel titolo e nelle note esplicative del sottotitolo il carattere di questa collettiva. La prigionia del pensiero omologato e ricondotto al costume dominante collide con le forme libere dell’espressione individuale. Le forme del pensiero unico opprimono la civiltà costruita dalla libera affermazione dei principi etici e umani. L’arte è per sua natura espressione dell’originale, incontenibile fuoriuscita dal sé razionale, promanazione dell’intuito, codificata pulsione verso le variegate morfologie dell’atto di creazione. (...) “Kataghèion-gattabuia” non vuole essere soltanto una collettiva d’arte contemporanea ma un progetto culturale venato di valori etici. L’arte, ritrovata nella sua valenza comunicativa va intesa, dunque, come metafora di vita, condizione di incontro e condivisione, decodifica delle strade da intraprendere, intuizione degli itinerari percorribili secondo raccordi di cooperazione umana e culturale. (....)
 
Massimo De Angelis declina in forme polimateriche, che si avvalgono di interventi pittorici e simulano l’oggetto d’arte, l’assunto della sovrapposizione, della compresenza simultanea, della corrispondenza di lessemi e di strumenti linguistici coniugati in direzione della coerenza modulata. Progetta spazi occlusivi, ideali ambiti circoscritti, recessi mentali che si reificano in non-luoghi e in spazi di prigionia dello spirito dai quali la presenza dell’uomo, monolite che campeggia quasi totemico, tenta di affrancarsi. (...)
Evandro Muti rinserra la sua produzione grafica all’interno di una condizione ossessiva, reiterata in ripetizioni continuative, modulate in varianti e variabili controllate. Dalla serialità di matrice opticalricava il senso del modulo acquisito e impiegato come unità costruttiva, tuttavia attraverso l’espunzione del colore allo scopo di raggiungere esiti grafici, ora più netti, ora più rarefatti.(...) 
Luigi Riccionilicenzia in forme plastiche perentorie, che qualificano lo spazio modificandolo, il problema dell’affermazione del rapporto intrinseco dell’io con se stesso ed estrinseco del soggetto in relazione alla condizione di animale socialepropria dell’uomo. Una ritrattistica non mimetica e ipertrofica del luogo fisico e mentale dove viene elaborato il pensiero, dove avviene e si compie tale rapporto, crea un ossimorico cortocircuito figurativo. (...)
Con gli interventi istallativi, della serie Ex libris, presenti in mostra, Maria Grazia Tata compie un’operazione concettuale e metalinguistica allo stesso tempo:decontestualizza il libro, l’oggetto che – per tradizione, secolare e consolidata – è depositario del pensiero esplicitato nella lingua scritta, nella narrazione letteraria, nella teorizzazione e nella critica. (...) La presunta recessione della parola scritta nelle sue forme tradizionali, il suo imprigionamento, il suo depauperarsi sono esemplificati nell’atto, nel processo compiuto da Tata di inglobare l’oggetto libro all’interno di una fitta trama, di un bozzolo, di una teca filamentosa, di un tessuto quasi di ragno. 
Mara van Weesmanipola la materia e le conferisce, con tempra demiurgica, foggia, forma e definizione secondo una precipua estetica modulata per Kataghèion. Il bozzolo espanso, nero e combusto, affermazione cromatica in negativo e in sottrazione della concrezione materica, che consta di circonvoluzioni e segmenti adduttori, afferma un’originale metabolizzazione di procedure oggettuali. (...)
Nei bozzoli-scultura, nelle forme ataviche e sacrali, nelle steli, nei memoriali di Maria-Jadwiga Wòjcikvengono tracciate iscrizioni segniche, faconde e drammatiche nel contempo. Le sculture-nartece ravvisano, nella dialettica concorde tra universale e soggettivo, tra intento metastorico e circostanziata allusione, l’intento del preservare il ricordo, attraverso l’azione retrograda del ricordo stesso sedimentato nel patrimonio della memoria. (...)” (dal testo critico di Salvatore Enrico Anselmi
 
Massimo De Angelis - Demas, artista viterbese, vive e lavora a Montefiascone. Ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Roma. Negli anni ’80 è stato tra i protagonisti del Movimento artistico di arti visive “La nuova pittura di storia” promosso dal critico d’arte Giuseppe Gatt. Negli anni ’90 ha partecipato, con il Gruppo “Naos”, a mostre in Italia e all’estero. Tra le principali esposizioni: 2012 – personale, Venezia Palazzo Zenobio; 2013- Tendenze nell’arte, Anagni, Palazzo dei Papi; 2014-2016 – Declinazioni, Pitigliano, ex granai della fortezza Orsini; personale, Firenze,Villa Vogel; 2016 – BIANCO 4, a cura di Salvatore Enrico Anselmi, Viterbo, Chiostro Longobardo.
 
Evandro Muti è nato a Viterbo dove ha iniziato la sua carriera artistica. Negli anni Settanta si è trasferito a Roma, dove è approdato alla Pop-Art frequentando gli artisti di piazza del Popolo e le maggiori gallerie. Ha affrontato studi di architettura. È divenuto un grafico dal tratto netto e impeccabile. «Guardando i suoi disegni a china – scrive Siro (Umberto Spironello) – si pensa subito al lavoro sicuro e paziente del ragno che tesse la tela, aereo, astronauta della sua geometria quasi funambolesca, le linee delle sue composizioni guizzano verso infiniti orizzonti». 
 
Luigi Riccioni è nato a Viterbo dove vive. Si dedica alla pitto-scultura e alla grafica. Disegna figure antropomorfe con una forte intenzionalità emblematica, evidenziata, a volte esplicitamente, in complesse immagini come teste in cemento e vetro, in silhouettesdi forme umane proiettate su espressionistici fondali in legno o, graffiate su carta, disarticolate nella proiezione attraverso lo spazio. La monocromia generalizzata evidenzia le finalità plastiche della sua ricerca.
 
Maria Grazia Tataha svolto attività professionale come architetto, per diversi anni, nel suo studio a Roma, dedicandosi anche alla pittura. Nel 2009 si è trasferita a Soriano nel Cimino, lavora in un fienile laboratorio, in campagna, dove svolge la sua ricerca legata alla natura. Ha esposto, in Italia e all’estero in gallerie, teatri, manifestazioni culturali e in numerosi luoghi storici dove le sue opere, dialogando con preesistenze e reperti archeologici, creano un filo di continuità fra natura e tempo.
 
Mara van Wees è nata in Olanda, dove ha studiato all’Accademia Belli Arti e si è avvicinata alla ceramica scultorea, che ha ripreso negli anni ‘90 dopo aver lavorato come designer in vari campi artistici. Nel plasmare l’argilla ritrova l’emozione per una ricerca continua. Le sue opere propongono una composizione e bilanciamento tra volumi asimmetrici. Ha partecipato a varie mostre istituzionali e predilige quelle site-specific, dove si evince un confronto tra artisti sullo stesso tema. Nel 2015 ha vinto un bando del Segretariato Regionale MIBACT-Puglia per una residenza d’artista a Grottaglie, esperienza che ha rafforzato la sua passione per la ceramica. Attualmente vive e lavora in Maremma.
 
Maria-Jadwiga Wòjcik è nata a Wrocław (Polonia). Nel 1972 ha vinto una borsa di studio per l'Italia e si è iscritta all'Accademia di Belle Arti di Roma - Corso di Scultura. Nel 1976 ha conseguito il Diploma di Scultura e nel 1978 di Scenografia. Nel 1982 ha eseguito lavori al Teatro dell'Opera di Roma (Sezione Scenografia). Ha esposto in Italia e all'estero. Hanno detto e scritto di lei gli artisti:  Man Ray, G. De Chirico, F. Cannilla, U. Mastroianni, T. Scialoja; i critici: S.E. Anselmi, G. Cannilla, E. Crispolti, G. Dalla Chiesa, M. De Candia, F. Di Castro, P. Ferri, L. Mango, I. Mussa, R. Nicolino, G. Salerno, C. Piccioni, L. Reghini di Pontremoli, M.S. Suarez, S. Santacaterina, G. Semerano, G.A. Semerano, Z. Tentella.

Orari: tutti i giorni ore 17.30-22.30

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