Spedale degli Innocenti

Firenze,

 
 
DESCRIZIONE:

Lo Spedale degli Innocenti ("Ospedale degli Orfani") si trova in piazza Santissima Annunziata a Firenze. Fu il primo orfanotrofio d'Europa e una delle prime architetture rinascimentali, forse la prima in assoluto, su progetto iniziale di Filippo Brunelleschi. Il nome si ispirò all'episodio biblico della Strage degli Innocenti. Tutt'ora, nella tradizione di assistenza all'infanzia, ospita due asili nido, una scuola materna, tre case famiglia destinate all'accoglienza di bambini in affido familiare e madri in difficoltà, ed alcuni uffici di ricerca dell'Unicef. Inoltre, con la legge 451/97, l'Istituto è divenuto Centro Nazionale di Documentazione e Analisi sull'Infanzia e l'Adolescenza, punto di riferimento nazionale ed europeo per la promozione della cura dei diritti dell'infanzia.

L'edificio fu edificato su un orto situato accanto alla chiesa della Santissima Annunziata, ceduto a un prezzo di favore da Rinaldo degli Albizi. L'istituzione venne creata nell'ambito di un vasto programma di centri benessere, promosse dall'oligarchia al potere per migliorare la vita della cittadinanza, assicurando una migliore assistenza sociale e sanitaria.

L'Arte dei Mercanti venne nominata patrona dall'ospedale, poiché fin dal 1294 era responsabile della tutela dei orfanelli. Il progetto venne affidato a un membro dell'arte stessa, l'orafo Filippo Brunelleschi, che elaborò un progetto della planimetria generale, con un cortile ottagonale al centro e un portico in facciata, che riprendeva la tradizione di altri ospedali, come quello di San Matteo (della fine del XIV secolo). La costruzione venne avviata il 19 agosto 1419 e nel gennaio del 1421 veniva innalzata la prima colonna del portico, rifacendosi dalla zona antistante la chiesa. I pagamenti documentano la presenza di Brunelleschi al cantiere fino dal 1427, dopo di che subentrò probabilmente Francesco della Luna. Nel 1429 erano completati il portico trasverso (senza la parte inferiore della facciata), la chiesa e due lati dell'edificio sul cortile, dove ebbe poi sede il dormitorio dei fanciulli. Il 25 gennaio 1445, sebbene i lavori non fossero ancora conclusi, l'ospedale divenne funzionale.

Aggiunte e modifiche al progetto originario di Brunelleschi sono oggi di controversa identificazione, ma sicuramente ci furono e furono rilevanti, come testimonia Antonio Manetti riportando nella biografia di Brunelleschi la notizia che il maestro aveva mosso critiche alle proporzioni ed all'aggiunta di elementi decorativi. Per esempio si sa che criticò la mancata prosecuzione delle paraste al secondo piano, che sottolineasse la partizione tra il portico e le strutture laterali e colmasse il vuoto maggiorato nella distanza tra le finestre in quel punto.

Il portico esterno fu sicuramente opera di Brunelleschi. Esso è lungo 71 metri e composto da nove campate con volte a vela e archi a tutto sesto poggianti su colonne in pietra serena. Rispetto alla piazza è rialzato da una gradinata ed alle estremità è affiancato da due corpi pieni, delimitati da paraste scanalate e con un postale ciascuno. La parte superiore è composta da una serie di finestre, sottolineate da una cornice marcapiano e con copertura a falda inclinata del tetto con grondaia sporgente.

Una serie di elementi scelti per contenere i costi fu alla base di una delle più felici realizzazioni architettoniche, che ebbe uno straordinario influsso sull'architettura successiva, anche se reinterpretato in infiniti modi. Innanzitutto vennero scelti dei materiali a basso costo come la pietra serena, fino ad allora poco usata in architettura per via della sua fragilità agli agenti atmosferici, e l'intonaco bianco, che crearono quell'equilibrata accoppiata di grigio e bianco che divenne un tratto caratteristico dell'architettura fiorentina e rinascimentale in generale.

Inoltre, sempre per risparmiare, venne scelta della manodopera poco esperta, che rese necessaria un semplificazione delle tecniche di misurazione e costruttive. Per esempio il modulo tra colonna e colonna, che si ripete proporzionalmente in tutto l'edificio, non veniva calcolato tra gli assi centrali delle colonne, ma più semplicemente tra i punti esterni delle basi. Questo modulo (10 braccia fiorentine, circa 5, 84 metri) definisce anche l'altezza dalla base della colonna al pulvino compreso, la larghezza del portico, il diametro degli archi, l'altezza del piano superiore misurata oltre il cornicione; mezzo modulo è il raggio delle volte e l'altezza delle finestre; il doppio del modulo è l'altezza dal piano del calpestio del portico al davanzale delle finestre. Il risultato, forse inaspettato per lo stesso Brunelleschi, fu quello di un'architettura estremamente nitida, dove si può cogliere spontaneamente il ritmo semplice ma efficace delle membrature architettoniche, percependo ad esempio sotto il portico la successione ideale di cubi sormontati da semisfere inscrivibili nel cubo stesso.

Il modulo calcolato in maniera tradizionale, tra i centri delle colonne, dà la misura di undici braccia, che venne usato nel corpo centrale dell'ospedale e in altre architetture di Brunelleschi come San Lorenzo e Santo Spirito.

La trabeazione ha delle semplici modanature digradanti e le colonne sono coronate da capitelli corinzi con pulvino, secondo la tipologia preferita da Brunelleschi che si ispirò forse agli ornamenti romanici di San Pier Scheraggio o di Santi Apostoli. Anche l'uso dell'arco a tutto sesto venne ripreso dal passato recente dell'architettura cittadina, come la Loggia della Signoria, mentre le finestre con timpano triangolare assomigliano da vicino a quelle del Battistero di San Giovanni. Un altro elemento che divenne ricorrente nell'architettura di Brunelleschi furono gli oculi nei pennacchi tra arco e arco, come si trovano ad esempio nella Sagrestia Vecchia o nell'affresco della Trinità di Masaccio, il cui schema prospettico si sospetta che fosse stato fornito da Brunelleschi stesso. I rilievi in terracotta invetriata bianca e azzurra con i celebri putti non sono però coevi all'epoca di Filippo: vennero aggiunti solo nel 1487 da Andrea della Robbia. Essi sono caratterizzati dalla presenza all'interno del tondo della figura di un neonato in fasce, divenuto poi il simbolo dello Spedale stesso.

Il piano superiore, che risale solo a dopo il 1435, è decorato solo dal marcadavanzale dove si trova una finestra rettangolare con timpano in corrispondenza di ciascun arco. Forse questo piano non faceva parte del progetto originale e senza di esso si sarebbero visti dalla piazza i corpi di fabbrica attorno al cortile, in perfetta convergenza prospettiva col loggiato. Esiste una documentazione iconografica di come l'ospedale doveva apparire senza il piano superione nella lunetta con le Esequie di sant'Agostino di Benozzo Gozzoli (1464-1465) nella chiesa di Sant'Agostino di San Gimignano.

Il loggiato è decorato da alcune lunette ad affresco: la più antica, risalente al 1459, è quella sulla porta d'accesso alla chiesa, dipinta da Giovanni di Francesco e raffigurante il Padre Eterno con i santi Martiri Innocenti, mentre le due lunette alle estremità e la volta che fronteggia la porta principale sono opera di Bernardino Poccetti (inizio del XVII secolo); quella sopra la porta di destra, dipinta da Gasparo Martellini con Gesù e i fanciulli, risale invece al 1843.

Gli spazi interni vennero razionalizzati con grande cura e furono da modello per tutte le costruzioni ospedaliere successive: un'area per uomini ed una per donne che erano indipendenti. Nel lungo chiostro delle donne Brunelleschi usò esili colonnine in stile ionico, lo stile "femminile" per eccellenza. Molti erano gli artifici e gli accorgimenti tecnici, come la presenza di cavature nelle colonne d'angolo che fungessero da grondaia.

La costruzione proseguì sotto la direzione di Francesco Della Luna, che si occupò degli spazi destinati alle donne, compreso il loro chiostro. L'ospedale fu consacrato l'11 aprile 1451 dal vescovo Sant'Antonino Pierozzi.

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