Parla il curatore Filippo Maggia
Una dinastia di fotografi: Edward Weston e famiglia al Brescia Photo Festival
Edward Weston, Tina Reciting, 1924, Stampa alla gelatina d'argento | © Center for Creative Photography Arizona Board of Regents
Francesca Grego
30/03/2022
Brescia - Una storia lunga un secolo, dal nonno alla nipote. La racconta da oggi al Museo di Santa Giulia di Brescia la mostra Weston. Edward, Brett, Cole, Cara. Una dinastia di fotografi, dedicata a uno dei più significativi innovatori della fotografia del Novecento e ai suoi eredi, che hanno portato in alto la bandiera della quinta arte. Tra le punte di diamante del Brescia Photo Festival 2022, l’esposizione curata da Filippo Maggia interpreta in modo originale e pregnante il tema di quest’anno, Le forme del ritratto. Al centro delle foto in mostra non ci sono personaggi celebri, animali né gente comune: c’è la realtà, tutta intera, con persone, oggetti, paesaggi e perfino ortaggi, che da Edward Weston in poi diventano i fulcri di un nuovo modo di guardare il mondo e restituirlo in un clic.
“Sono un fan scatenato di Edward Weston, credo che sia stato un genio assoluto della fotografia”, afferma il curatore Filippo Maggia: “Più guardo le sue immagini, più cose leggo su di lui e più me ne convinco. Con le sue ricerche Weston ha segnato una vera e propria svolta nella storia del linguaggio fotografico".
Edward Weston, Shell, 1927. Gelatin silver print © Center for Creative Photography, Arizona Board of Regents
"È successo in Messico, tra il 1923 e il 1926”, racconta Maggia. “Dalla fotografia pittorialista in voga in quegli anni, Weston passa a una fotografia più diretta, la cosiddetta straight photography appunto. L’obiettivo è arrivare al cuore delle cose, che si tratti di persone, animali, architetture, paesaggi. Da qui nascono una serie di esperimenti. I ritratti di Weston stupiscono per l’immediatezza, il soggetto non è mai in posa. Guardandoli non possiamo non riconoscere che sono ancora oggi dei capolavori. E poi gli ortaggi, il famoso peperone, il carciofo tagliato a metà, la foglia di cavolfiore, fino ad arrivare ai nudi, alle dune di sabbia, che sono frutto dello stesso approccio, grazie al quale il nudo diventa una scultura e le dune un’architettura. Weston ha portato nella fotografia un radicale cambio di visione: le sue immagini non sono una rappresentazione, ma un tentativo di carpire l’essenza di quello che ha di fronte. Non è un caso perciò che in mostra tra le quaranta foto di Edward almeno la metà si riferisca al periodo messicano, il momento decisivo della sua carriera”.
Edward Weston, Cabbage Leaf, 1931. Gelatin Silver Print © Center for Creative Photography, Arizona Board of Regents
A Brescia il lavoro di Weston dialoga con gli scatti dei figli Brett e Cole e della nipote Cara. Come mai questa scelta?
“Una mostra così non era mai stata presentata, almeno in Europa. Nonostante le peculiarità che li distinguono, i Weston sono certamente una dinastia. Come dice Cara, la nipote di Edward, essere nata e aver giocato in mezzo alle fotografie di grandi autori ha segnato il suo destino fin dall'infanzia. Non è stata un’eredità leggera per Brett, Cole e Cara, ma sono stati molto bravi a trovare ciascuno la propria strada. In mostra non abbiamo cercato il confronto tra padre, figli e nipote, piuttosto abbiamo provato a far emergere lo stile che tutti loro hanno sviluppato”.
Brett Weston, Cracked Glass, 1955 © Bridgeman Images
In Italia sono in pochi a conoscere Brett e Cole Weston, figli d’arte forse oscurati da un genitore così geniale. Che tipo di fotografi erano?
“Brett è quello più vicino al padre dal punto di vista fotografico. La sua è una fotografia che lavora per sottrazione, asciugando l’immagine fino all’essenza e restituendo la realtà in forme sempre più astratte, proprio mentre sulla scena dell’arte si afferma l’astrattismo americano. I suoi bianchi e neri sono assolutamente sublimi. Cole invece arriva quasi per caso al colore. La sua è una fotografia molto materica, dove si avverte il respiro della natura e l’urgenza di avvicinare lo spettatore alle sue forme”.
Cole Weston, Rocks, Point Lobos, 1998 © Cara Weston
Che cosa ci dice di Cara, la più giovane della famiglia?
“Da Weston a Cara è passato un secolo: lei lavora in digitale, non più con il vecchio banco ottico 8 x 10. Il mestiere del fotografo è cambiato profondamente, ma nei suoi scatti si distingue la mano di famiglia. Tra tutti i Weston Cara è probabilmente la più elegante”.
Cara Weston, Mono Lake, 2012. Archival Pigment Print © Cara Weston
In che modo la mostra bresciana racconta l’avvincente storia della famiglia Weston?
“Ho scelto le immagini all’interno di una vasta selezione che mi è stata proposta da Davi Weston, la figlia di Cara, che oggi dirige la Weston Gallery in California. Ho deciso di dare uno spazio privilegiato a Edward, il capostipite, che il pubblico avrà l’opportunità di incontrare in quaranta fotografie straordinarie. Figli e nipote sono rappresentati da circa 15 scatti a testa, tutti decisamente significativi e perfetti per farsi un’idea dello stile di ognuno”.
Cole Weston, Beach, Wales, 1994 © Cara Weston
Qual è la fotografia preferita dal curatore Filippo Maggia?
“Ce ne sono moltissime. Una di quelle che mi hanno sempre entusiasmato è il Ritratto di Lupe realizzato da Edward: una donna presa di profilo che sembra stia urlando. È geniale se pensiamo che è stata scattata un secolo fa. Qui Edward cerca di restituire l’essenza di questa donna, una combattente, una rivoluzionaria. E sembra riuscirci benissimo”.
Edward Weston, Pepper No. 30, 1930. Gelatin silver print © Center for Creative Photography, Arizona Board of Regents
Leggi anche:
• Al Brescia Photo Festival tutte le forme del ritratto
• Scatti di primavera: 10 mostre fotografiche da non perdere
“Sono un fan scatenato di Edward Weston, credo che sia stato un genio assoluto della fotografia”, afferma il curatore Filippo Maggia: “Più guardo le sue immagini, più cose leggo su di lui e più me ne convinco. Con le sue ricerche Weston ha segnato una vera e propria svolta nella storia del linguaggio fotografico".
Edward Weston, Shell, 1927. Gelatin silver print © Center for Creative Photography, Arizona Board of Regents
"È successo in Messico, tra il 1923 e il 1926”, racconta Maggia. “Dalla fotografia pittorialista in voga in quegli anni, Weston passa a una fotografia più diretta, la cosiddetta straight photography appunto. L’obiettivo è arrivare al cuore delle cose, che si tratti di persone, animali, architetture, paesaggi. Da qui nascono una serie di esperimenti. I ritratti di Weston stupiscono per l’immediatezza, il soggetto non è mai in posa. Guardandoli non possiamo non riconoscere che sono ancora oggi dei capolavori. E poi gli ortaggi, il famoso peperone, il carciofo tagliato a metà, la foglia di cavolfiore, fino ad arrivare ai nudi, alle dune di sabbia, che sono frutto dello stesso approccio, grazie al quale il nudo diventa una scultura e le dune un’architettura. Weston ha portato nella fotografia un radicale cambio di visione: le sue immagini non sono una rappresentazione, ma un tentativo di carpire l’essenza di quello che ha di fronte. Non è un caso perciò che in mostra tra le quaranta foto di Edward almeno la metà si riferisca al periodo messicano, il momento decisivo della sua carriera”.
Edward Weston, Cabbage Leaf, 1931. Gelatin Silver Print © Center for Creative Photography, Arizona Board of Regents
A Brescia il lavoro di Weston dialoga con gli scatti dei figli Brett e Cole e della nipote Cara. Come mai questa scelta?
“Una mostra così non era mai stata presentata, almeno in Europa. Nonostante le peculiarità che li distinguono, i Weston sono certamente una dinastia. Come dice Cara, la nipote di Edward, essere nata e aver giocato in mezzo alle fotografie di grandi autori ha segnato il suo destino fin dall'infanzia. Non è stata un’eredità leggera per Brett, Cole e Cara, ma sono stati molto bravi a trovare ciascuno la propria strada. In mostra non abbiamo cercato il confronto tra padre, figli e nipote, piuttosto abbiamo provato a far emergere lo stile che tutti loro hanno sviluppato”.
Brett Weston, Cracked Glass, 1955 © Bridgeman Images
In Italia sono in pochi a conoscere Brett e Cole Weston, figli d’arte forse oscurati da un genitore così geniale. Che tipo di fotografi erano?
“Brett è quello più vicino al padre dal punto di vista fotografico. La sua è una fotografia che lavora per sottrazione, asciugando l’immagine fino all’essenza e restituendo la realtà in forme sempre più astratte, proprio mentre sulla scena dell’arte si afferma l’astrattismo americano. I suoi bianchi e neri sono assolutamente sublimi. Cole invece arriva quasi per caso al colore. La sua è una fotografia molto materica, dove si avverte il respiro della natura e l’urgenza di avvicinare lo spettatore alle sue forme”.
Cole Weston, Rocks, Point Lobos, 1998 © Cara Weston
Che cosa ci dice di Cara, la più giovane della famiglia?
“Da Weston a Cara è passato un secolo: lei lavora in digitale, non più con il vecchio banco ottico 8 x 10. Il mestiere del fotografo è cambiato profondamente, ma nei suoi scatti si distingue la mano di famiglia. Tra tutti i Weston Cara è probabilmente la più elegante”.
Cara Weston, Mono Lake, 2012. Archival Pigment Print © Cara Weston
In che modo la mostra bresciana racconta l’avvincente storia della famiglia Weston?
“Ho scelto le immagini all’interno di una vasta selezione che mi è stata proposta da Davi Weston, la figlia di Cara, che oggi dirige la Weston Gallery in California. Ho deciso di dare uno spazio privilegiato a Edward, il capostipite, che il pubblico avrà l’opportunità di incontrare in quaranta fotografie straordinarie. Figli e nipote sono rappresentati da circa 15 scatti a testa, tutti decisamente significativi e perfetti per farsi un’idea dello stile di ognuno”.
Cole Weston, Beach, Wales, 1994 © Cara Weston
Qual è la fotografia preferita dal curatore Filippo Maggia?
“Ce ne sono moltissime. Una di quelle che mi hanno sempre entusiasmato è il Ritratto di Lupe realizzato da Edward: una donna presa di profilo che sembra stia urlando. È geniale se pensiamo che è stata scattata un secolo fa. Qui Edward cerca di restituire l’essenza di questa donna, una combattente, una rivoluzionaria. E sembra riuscirci benissimo”.
Edward Weston, Pepper No. 30, 1930. Gelatin silver print © Center for Creative Photography, Arizona Board of Regents
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