In mostra dal 13 settembre i tesori di Lampronti Gallery

Un antiquario a Palazzo. Da Artemisia ad Hackert, la Collezione Lampronti alla Reggia di Caserta

Jakob Philipp Hackert, Porto di Salerno
 

Francesca Grego

20/08/2019

Caserta - La collezione di un rinomato antiquario italiano, il fascino della Reggia di Caserta, le sfide della ricerca e i capolavori di illustri maestri dell’arte: sono questi gli ingredienti della mostra Da Artemisia a Hackert. Storia di un antiquario collezionista alla Reggia, in programma dal 16 settembre nelle sale di uno dei più bei palazzi reali del Belpaese.
Il protagonista è Cesare Lampronti, che rappresenta la terza generazione di una nota famiglia di antiquari romani. Frequentatore abituale delle più prestigiose fiere di antiquariato europee, pioniere nella collaborazione con musei e istituzioni internazionali in mostre e progetti di ricerca, da alcuni anni il gallerista ha trasferito la propria attività nel cuore di Londra con la Lampronti Gallery, una finestra aperta sull’arte e sulla cultura italiana.

Alla Reggia di Caserta Lampronti porta una selezione di circa 100 dipinti, da ammirare in dialogo con le raccolte del museo e con i sontuosi ambienti della Sala degli Alabardieri, della Sala delle Guardie del Corpo e le Retrostanze settecentesche degli Appartamenti storici.
Pieter Paul Rubens, Artemisia Gentileschi, Guercino, Canaletto, i Carracci, Mattia Preti, Pompeo Batoni, Guido Cagnacci sono solo alcuni dei grandi nomi che riecheggiano lungo il percorso.

L’allestimento a cura di Vittorio Sgarbi ci accompagnerà alla scoperta dei gusti e delle passioni del collezionista sviluppando cinque temi: pittori caravaggeschi, pittura del Seicento, vedute, paesaggi e nature morte. Da non perdere, Il porto di Salerno di Jakob Philipp Hackert, pezzo mancante della preziosa serie dei Porti custodita nelle raccolte della Reggia e realizzata dall’artista fiammingo per Ferdinando IV di Borbone.
È proprio da una vicenda legata a questo dipinto che nasce il progetto della mostra. Due anni fa, infatti, il direttore del museo Mauro Felicori parte alla volta di Londra per trattarne l’acquisto per conto del Mibac. La missione fallisce ma, come racconta Vincenzo Mazzarella dell’Ufficio di Valorizzazione della Reggia di Caserta, “Felicori torna con Lampronti e dice di avere un’idea: costruire una mostra non su un artista o su un’epoca o una scuola, bensì su un antiquario: una mostra dal punto di vista dell’antiquario collezionista”.
Di che si tratta? Il valore aggiunto, oltre che nella messa in luce del lavoro semisconosciuto dei professionisti dell’arte, sta nell’impulso alla ricerca, spesso una vera e propria attività di indagine fatta di misteri, ipotesi e colpi di scena.

E così, oltre a capolavori raramente esposti e all’opera di Heckart - “fotografo ufficiale” e uomo di fiducia del re, che a chiunque gli chiedesse un intervento rispondeva in napoletano: “Parlate c’u pittore” - a Caserta i visitatori scopriranno una sezione alquanto singolare. Si intitola “Immagini in cerca d’autore” ed è dedicata ai quadri di paternità ancora sconosciuta, la cui attribuzione sarà oggetto di studio e dibattito tra gli esperti. Un’operazione che metterà ancora una volta al centro il fiuto dell’antiquario - “È motivo d’orgoglio per me aver recuperato dall’estero in Italia circa 12 mila dipinti”, ha dichiarato Lampronti – ma anche il ruolo di centro di ricerca che la Reggia di Caserta ricopre da diverso tempo grazie alle collaborazioni instaurate con importanti università, istituti di ricerca e musei italiani.

COMMENTI