Donne in rivolta: “La Lex Oppia" e la libertà femminile nel mondo romano

03/12/2013

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La Lex Oppia fu una delle leggi suntuarie più note della storia di Roma repubblicana, famosa non solo per la sua austerità ma anche per gravare in maniera esclusiva sulle donne.  Approvata in piena “crisi” nel 215 a.C., all’indomani della sanguinosa sconfitta di Canne (216 a.C.) e nel pieno della seconda guerra punica, ne limitava la capacità di possedere oro e di indossare vesti sgargianti, nonché impediva loro gli spostamenti in carrozza oltre un certo raggio.
L'incontro con Laura Forte, archeologa della Soprintendenza per i beni archeologici dell'Emilia-Romagna, consente di passare in rassegna la storia di questo provvedimento legislativo a cui le donne romane si opposero con grande fierezza.
Dopo il trionfo di Scipione a Zama (202 a.C.), quando ormai era cessata l’emergenza e le casse dello Stato non erano più sguarnite, nel 195 a.C. i tribuni della plebe Marco Fundanio e Lucio Valerio proposero l’abrogazione della legge, ma trovarono un fiero e strenuo oppositore in Catone, il futuro censore che all’epoca rivestiva la carica di console.
Ne seguì un acceso dibattito di cui, però, le donne non furono spettatrici passive. Secondo il racconto degli storici, scesero in massa per le strade a far sentire la propria voce, inviarono delegate a spiegare le ragioni della protesta ai magistrati finché non ottennero l’abrogazione della legge.
L’episodio, uno dei primi casi di rivendicazione di un diritto da parte delle donne e dell’esercizio di una pressione quasi “politica”, offre lo spunto per riflettere sulla condizione giuridica ed economica delle donne romane sullo sfondo di un momento cruciale per la storia repubblicana.


La conferenza fa parte del ciclo Il Té delle Muse, promosso dai Musei Civici di Reggio Emilia

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