Giuseppe Chiari- Ce n'est pas le ton qui fait la musique

14/08/2012

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Nell'ambito del Concorso Polifonico Internazionale Guido d'Arezzo, l'arte contemporanea incontra la musica; e lo fa con la figura di Giuseppe Chiari: compositore, avanguardista, performer che da Firenze si esibì in mezzo mondo sulla scia della corrente Fluxus.

Senza far coincidere la tradizione della coralità con l'innovazione della performance, l'Assessorato alla Cultura del Comune di Arezzo propone "Ce n'est pas le ton qui fait la musique!" di Giuseppe Chiari, quale appuntamento dell'estate 2012 negli spazi della Galleria Comunale d'Arte Contemporanea. Circa cinquanta le opere, dagli anni Settanta ai Duemila: parte della collezione Roberto Casamonti - pubblicata per intero nel volume che è catalogo di mostra. L'esposizione, a cura di Fabio Migliorati, trova nel libro un prezioso strumento per conoscere e ricordare la figura del musicista fiorentino: Edizioni Forma, oltre 450 pp., i testi del curatore, l'introduzione di Enrico Crispolti, fotografie rare e inedite, l'ultima intervista alla moglie, Victoria Chiari, gli apparati bio-bibliografici nuovi (redatti da Mario Chiari, figlio dell'artista). Il testo si candida insomma quale ultimo riferimento critico per tradurre il lavoro di Giuseppe Chiari, dopo anni dagli storici interventi degli studiosi più illustri. Il libro, in collaborazione con l'Archivio Giuseppe e Victoria Chiari, di Firenze, documenta la Collezione Roberto Casamonti - a oggi la più corposa dell'autore - annoverando opere e azioni, performance e momenti, fin dagli anni Cinquanta del Novecento. La mostra, dunque, ricorda il mondo di Giuseppe - omaggio di un amico collezionista che ha saputo leggere oltreché guardare…
Con Chiari si assiste infatti al fenomeno della musica che si contempla visivamente. Da sempre, musica e pittura pervenivano all'intuizione intelligente attraverso sensi diversi. L'udito era strettamente collegato al fenomeno musicale, la vista all'arte pittorica che sovente veniva definita "arte visiva". Arthur Schopenhauer individuava proprio nella leggerezza che derivava dall'assenza dell'immagine visiva, la supremazia tra tutte le arti. Chiari compie il miracolo: quando dipinge crea musica che si vede, che si osserva, muta e disarmonica; quando suona frantuma ogni armonia, non riempie i silenzi e spesso "non suona". L'esposizione aretina si inscrive tra le celebrazione del sessantesimo anniversario del concorso polifonico Guido d'Arezzo, con un contrasto che sarebbe stato certamente apprezzato dal Maestro - non tanto a dimostrare la differenza di generi artistici, ma l'ormai compiuta virata del gusto contemporaneo verso il non-armonico e l'approdo sulle rive incerte ma reali dell'essenza caotica dell'universo. Questo concetto ha determinato il curatore della mostra ha formare il titolo, violentando uno dei più noti luoghi comuni, ovvero il concetto rappresentato dall'espressione C'est le ton qui fait la musique. Un altro grande scoglio da abbattere - abbattuto da Chiari - è l'ossequio alla valorizzazione del tecnicismo, del sapere, del saper rappresentare, che ha costituito prevalente chiave interpretativa nella fruizione del bello e dell'arte. La meta del saper fare viene, quindi, superata mediante un atto creativo spontaneo e non ordinato per canoni; che non si preoccupa del gusto, tendendo anzi a un dis-gusto, nel senso di un gusto che non ha una linea di definizione. La Tecnica è negata con decisione risoluta: perché - e l'artista lo dichiara in statements - “Suonare è facile” (1965) e “Art is easy” (1972). Scrive Fabio Migliorati: ?Chiari è artista ma mai Artista, perché l’arte, la sua, è quella della libertà, anzi della liberazione. L’Italia era, per Chiari, habitat tanto preferito quanto sofferto, perché rappresentava consistenza temporale per adesione, perseveranza, attaccamento a un modulo preciso: l’altezza della libertà creativa, dal basso di un ambiente di chiusura e di arretratezza. Il suo, quindi, è il destino positivo di una personalità intellettualmente scomoda, benché generosa e sensibile, intraprendente ma rispettosa. Chiari ha inseguito la propria essenza nell’alternativa a tutto: fra il dissenso e l’obiezione, il rifiuto e il rimando. Ha fiutato il nuovo corso dell’arte internazionale, con una consapevolezza della trasformazione che vaga fino alla propria rifondazione, tra l’esperienza dell’azione, il tutto della musica, il nulla del concetto. L’arte, così, non è mai finita, perché è viva. E il linguaggio dell’arte diventa comportamento, vicinanza al mondo come stadio processuale e relazionale, aperto e performativo delle cose; in un’espressione che serpeggia nell’uomo e intorno all’uomo?.
Giuseppe Chiari - Ce n'est pas le ton qui fait la musique! è voluta e realizzata dall'Assessorato Cultura e Spettacolo del Comune di Arezzo, con la collaborazione di Tornabuoni Arte e il sostegno di ATAM. Giuseppe Chiari - Ce n'est pas le ton qui fait la musique! sarà inaugurata alla presenza del Sindaco di Arezzo, Avv. Giuseppe Fanfani; dell'Assessore alla Cultura e allo Spettacolo, Prof. Pasquale Giuseppe Macrì; del Presidente di ATAM, Francesco Falsini; di Fabio Migliorati, critico d'arte e Direttore per le Attività Espositive di Arezzo.

vernice: sabato 18 agosto, ore 18.00

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