Dal 1° aprile al 10 maggio in mostra alla Galleria Bottagantica di Milano

Elena Gigli: "Vi racconto Balla al femminile, ritrattista dal vero tra luce e movimento"

Giacomo Balla, Le quattro stagioni: Primavera, 1940, Olio su tavola e rete, 80.2 x 110.7 cm
 

Samantha De Martin

17/03/2022

“Elica Balla mi raccontava che per riprodurre l’atmosfera velata di fumo de Le quattro stagioni suo padre chiedeva alle fanciulle di fumare”.
È uno dei tanti retroscena che ruotano intorno allo stile e alla personalità di Giacomo Balla e che Elena Gigli, storica dell’arte che custodisce e preserva l’Archivio del pittore, racconta con la straordinaria capacità di farci entrare nella vita e tra le opere del maestro futurista, come fossimo amici da sempre.
E adesso che dal 1° aprile al 10 maggio la Galleria Bottegantica di Milano accoglierà la mostra Balla al femminile. Tra intimismo e ricerca del vero, Gigli, curatrice del percorso che lei stessa ha voluto dedicare a Maurizio Fagiolo dell’Arco, nei vent’anni dalla sua scomparsa, confessa di vedere realizzato il sogno di una vita.

Come nasce l’idea di questa mostra?
“Lavorando su Balla dalla fine degli anni Ottanta e avendo fatto una tesi solo su ritratti e autoritratti, ho portato sempre avanti questo aspetto più figurativo rispetto a quello, di solito più noto, di Balla futurista. Mi sono sempre appassionata a questa problematica. Balla è un artista reale, concreto, e rappresenta sempre quello che lui vede. In casa osserva il suo volto e quello delle donne della sua vita che ha sempre amato. Un artista come Giacomo Balla, quando si pone davanti a una tela, a un pastello, a una carta, vuole rappresentare qualcosa che sente davvero suo”.


Giacomo Balla, Timidezza, 1932, Olio su tela, 55 x 75 cm

Chi sono le donne di Balla?
“In primo luogo la mamma, poi Elisa, che diventerà sua moglie nel 1904, le due figlie, Elica e Luce, e ancora le amiche, compagne di giochi delle figlie che frequentavano la casa. Balla non fa ricorso a modelle a pagamento. Prima di tutto perché non ha i soldi e poi perché ha già a disposizione le sue donne. Anche quando, negli anni Trenta, ritrae la Figlia del sole lo fa in déshabillé, con le spalle nude.
La ragazza, di ritorno da Terracina, con la pelle abbronzata, indossa ancora un vestitino da spiaggia di un bianco avorio con sopra un giacchino giallo oro. Non si riesce a capire se Elica sia in procinto di indossare il giacchino o se lo stia togliendo dalle spalle. Sullo sfondo di questo ritratto figurativo l’artista posiziona l’Arazzo futurista degli anni Trenta. 
Trent’anni prima aveva dipinto la moglie completamente nuda. In Nudo controluce l'artista pone un velo sulle natiche della donna, che accoglie tutto il riflesso della luce. Tra le figure femminili che Balla rappresenta più di una volta ci sono anche Laura e Francesca Marcucci, le cugine di Elica e Luce. In Fanciulla-fiamma, opera presentata alla Quadriennale di Roma del 1931, e comperata da Giovanni Agnelli, Balla immortala la figlia Elica avvolta di rosso”.

La mostra pone al centro le varie declinazioni della femminilità, interpretate dall’artista in due periodi apparentemente lontani della sua produzione, quello divisionista di inizio Novecento e quella figurativo-realista degli anni Trenta e Quaranta. Come cambia la rappresentazione della donna di Balla in questi due momenti?
“Non cambia per niente perché in Balla ci sono sempre due fattori costanti fondamentali: la luce e il movimento. Anche in Quiete operosa (1989) l'artista va a raffigurare l’allora fidanzata Elisa seduta nella sua stanza con gli elementi della sua quotidianità, il rocchetto, la scatola per cucire. In questo monocromo bianco e nero è tutta racchiusa la psicologia intimistica di una donna che volge alla sua femminilità e al suo rapporto con se stessa, di donna e futura mamma”.


Giacomo Balla, La famiglia Stiavelli, 1905, Olio su tela, 139 x 73 cm

Quali altre opere vedremo in mostra?
“Le opere in mostra saranno una dozzina. Ci sarà La famiglia Stiavelli del 1905, dalla collezione privata dagli eredi di Giacinto Stiavelli. Qui Balla realizza quasi una fotografia adoperando la sua tecnica divisionista, evidente se si guardano le pieghe del vestito rosa, punteggiato di verde e azzurro, della signora Stiavelli, anche lei intenta a dipingere. In questa scena intima, alle spalle della donna notiamo la bambina seduta con in mano dei giochi. Giacinto Stiavelli non ha le sembianze di un famoso scrittore, ma piuttosto ha tutte le caratteristiche di un papà affettuoso. Tutto in questa tela è avvolto in una psicologia luminosa che da lì a poco avrebbe dato vita alle opere divisioniste dei “viventi”. Non siamo infatti lontani dalla rappresentazione della Pazza”.

Balla ha la capacità di creare una rappresentazione quotidiana intimistica a renderla universale per tutti coloro che potranno ammirare la sua arte nelle grandi tele e nei piccoli pastelli. Accade anche in un’altra opera in mostra, Le quattro stagioni...
“Qui vediamo la rappresentazione di quattro figure (in realtà la stessa donna, Giuliana Canuzzi) che simboleggiano le quattro stagioni, con attributi diversi l’una dall’altra, a partire dall’Inverno, la prima che il pittore dipinge nel 1939. Siamo nel pieno scoppio della Seconda guerra mondiale. Balla raffigura Giuliana, la figlia dell’amico che abita al piano di sotto, nell’appartamento di via Oslavia, alla quale fa indossare una pelliccia. La vediamo mentre appoggia il braccio sul fianco destro, mentre la pelliccia le fa quasi da cappa di protezione. Il tutto è circondato da una luce particolare che si sviluppa all’interno del salotto. Elica Balla mi raccontava che il padre, proprio al fine di creare questa atmosfera velata, chiedeva alle fanciulle di fumare, oltre a porre dei teli dietro per creare una situazione molto particolare. In Estate, la stessa donna viene invece raffigurata di rosso, avvolta da un abito scollato che mostra la pelle luminosa, quasi abbronzata”.


Giacomo Balla, Le quattro stagioni: Inverno, 1939, Olio su tavola e rete, 80 x 110 cm

Avvolta in una pelliccia è anche la protagonista di Baglior fuggente, altra opera esposta a Milano. Chi era “Mignolina”?
“In quest’opera Balla rappresenta un’altra amica di famiglia, avvolta in una pelliccia, montando il tutto sul gioco del viola. “Mignolina” è una signora che il pittore conosce alla Quadriennale del 1931. Le sorelle Balla raccontavano che era una donna “graziosa, gentile, minuta, la cui eleganza non era data da ricche stoffe e lussuosi accessori, ma dal suo modo di portare questo cappellino messo con garbo”. Veniva chiamata “mignolina”. E poi diventa un’amica delle figlie di Balla. Il pittore la rappresenta più di una volta, ad esempio in Dolce richiamo, opera al momento dispersa, o in Sigarette che ardono, altro lavoro nel quale l’artista usa l’escamotage del fumo per creare un’atmosfera luminosa e al tempo stesso velata”.


Giacomo Balla, Le quattro stagioni: Estate, 1940, Olio su tavola e rete, 80.3 x 111 cm 

Potremmo dire che, attraverso i ritratti di Balla, sia evidente come la luce e il movimento rappresentino il filo conduttore di tutta la sua arte, gli unici in cui il pittore abbia mantenuto una certa coerenza, nonostante i cambiamenti del suo stile...
“Sì, questa coerenza è data dalla luce e dal movimento. Nelle oltre 4mila opere che ho schedato, il movimento è sempre presente, come anche la luminosità che è solo di Giacomo Balla. Profumo di rose del 1940, altra opera in mostra, era stata esposta nella Galleria San Marco nel 1942 e poi nell’ambito di una mostra organizzata dalle signorine Balla nel 1980, dedicata esclusivamente alla rappresentazione di nature morte, “nature vive” come le chiamava Balla. Lui prende le rose, le pone nel vaso di fiori, le poggia sul tavolo in ottone, tuttora presente in Casa Balla, e lo avvolge in una luminosità generata da veli, allestendo una situazione di movimenti e luce. Siamo nel 1940, in pieno conflitto mondiale”.

Nel manifesto futurista Marinetti guardava alla donna come “unico ideale, divino serbatoio d’amore, la donna veleno, la donna ninnolo tragico, la donna fragile, ossessionante e fatale...” Che cosa rappresenta la donna per Giacomo Balla?
“Per Balla la donna è la fonte dei suoi quadri, colei che gli offre la possibilità di rappresentare la luce. Quando il pittore ritrae la moglie nuda - ci sono dei pastelli bellissimi di Elisa seduta sul divano, avvolta in un gioco di pastellate filiformi - non gli importa la figura in quanto donna, ma in quanto fonte di luce che sprigiona luminosità”.


Giacomo Balla, Profumo di rose, 1940, Olio su tavola, 60 x 73 cm

Da dove provengono le opere in mostra?
“Provengono da collezioni private. Il Balla figurativo, intimistico è difficile da trovare nei musei. Il motivo è ancora tutto da studiare. Quasi tutte le cornici delle opere in mostra sono originali, inventate, ideate e dipinte da Giacomo Balla".

Prossime mostre in cantiere?
“L’altro mio sogno nel cassetto sarebbe quello di realizzare una mostra su Giacomo Balla a Roma. Attraverso i luoghi della città, le persone, i committenti che ha incontrato e che lo hanno aiutato moltissimo, si potrebbe ripercorrere tutta la produzione artistica di questo pittore nato a Torino, ma romano dal 1895.

La mostra Balla al femminile | Tra intimismo e ricerca del vero sarà visitabile, con ingresso libero, alla Galleria Bottegantica dal 6 - 30 APRILE 2022 (con chiusura nei giorni 16-17-18 aprile) dal martedì al sabato dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19. Una “preview” speciale con una selezione di opere dalla mostra la si potrà già avere al MIART dal 31 marzo al 3 aprile dove la Galleria sarà presente nella sezione Decades allo stand A100.
Mercoledì 13 aprile alle 18 presso la Galleria Bottegantica si terrà un incontro gratuito aperto a tutti (previa prenotazione inviando una mail a milano@bottegantica.com) dal titolo “Eva nascente come vista in sogno. Le donne di Balla”. Elena Gigli, curatrice della mostra e dell’Archivio Gigli per l’opera di Balla, esplorerà l’universo pittorico di Giacomo Balla attraverso le numerose muse che gravitarono attorno allo studio e alla casa dell’artista, dalla moglie Elisa alle figlie Elica e Luce, dalle amiche di famiglia come Mignolina o Giuliana, alle allieve come Benedetta Marinetti. 



Giacomo Balla, Le quattro stagioni: Autunno, 1940, Olio su tavola e rete, 80.2 x 110.7 cm 

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