"L'evanescente mondo fluttuante"

Giappone
 

22/11/2001

Gli europei furono tra i primi ad apprezzare la bellezza delle stampe ukyo-e, arrivate dal Giappone nel XIX secolo come carta da imballaggio per le merci di esportazione. In molti subirono il fascino esotico di quelle rappresentazioni legate ai piaceri della città di Edo, l’odierna Tokyo, mentre grandi artisti come Van Gogh e Monet vi trovarono fonte di ispirazione per la propria arte. A Edo invece difficilmente si poteva attribuire al genere un qualche valore artistico, poiché le stampe erano ritenute fondamentalmente volgari, come i temi che rappresentavano e le persone che le compravano. Erano prevalentemente i chomin, la nuova classe emergente di mercanti, che, sebbene ai gradi inferiori della piramide sociale, erano gli unici a trarre beneficio dall’introduzione della moneta, disprezzata dai principi etici della società giapponese. Nobili e signori, infatti, non potevano praticare attività commerciali, mentre i chomin si arricchivano sempre di più, non trovando tuttavia possibilità di investire i guadagni, poiché a loro era rigidamente proibita ogni tipo di proprietà. Fu così che la liquidità senza sbocchi favorì il diffondersi di uno stile di vita bohemien, basato su uno sfrenato edonismo, la cosiddetta “follia ukyoe”, che cominciava al calare del sole nel quartiere di Yoshiwara, da dove si usciva solo il mattino dopo, dopo aver mangiato, bevuto, assistito a musiche e spettacoli ed essere stati intrattenuti dalle splendide cortigiane che vi abitavano. Nessun uomo poteva rimanere per più di ventiquattro ore, questa era la legge di Yoshiwara, il cui sontuoso portale di accesso, l’O-mon, segnava il confine di una vera e propria città autonoma. La maggior parte dei temi delle opere ukyo-e nasce qui, soprattutto i ritratti di attori e delle cortigiane che si distinguevano per bellezza ed abilità. Kitagawa Utamaro (1753-1806) fu maestro nel rappresentarne il fascino con estrema raffinatezza e le sue stampe, di cui molte a soggetto erotico, sono famose in tutto il mondo. Sharaku invece, come abbiamo visto, si dedicò al teatro kabuki, una forma di intrattenimento popolare molto in voga nel periodo Edo, che originariamente era interpretato dalle stesse cortigiane per attirare le attenzioni dei potenziali clienti. Le risse e i disordini che si scatenavano indussero però il governo a vietare, nel 1629, la presenza delle donne nel teatro. Tuttavia ben presto, il teatro kabuki divenne luogo di prostituzione maschile, favorita dai giovani attraenti che interpretavano ruoli femminili e il governo dovette intervenire di nuovo: a partire dal 1652, solo uomini adulti che non suscitavano dubbi sulla propria identità sessuale (per scoraggiare ogni tentazione dovevano tagliarsi i riccioli sulla fronte, poiché erano caratteristici dei giovani più provocanti) potevano entrare in scena. I personaggi del teatro kabuki erano sempre gli stessi, e divennero vere e proprie icone popolari, che le stampe ukyo-e provvedevano a celebrare. “L’evanescente mondo fluttuante” non era inteso tuttavia solo in senso edonistico, ma si ricollegava alla cultura giapponese, da sempre pervasa da un grande spirito d’osservazione e da un’autentica venerazione per la natura. Influenti erano anche gli insegnamenti del Buddismo Zen che, arrivato dalla Cina nel XI secolo, insegnò a celebrare il divino nelle piccole cose come un fiore, un volo di uccello o semplicemente i rumori della natura che si ascoltavano durante la cerimonia del the. L’arte ukyo-e portò avanti questa filosofia ed arrivò ai capolavori paesaggistici di Katsushika Hokusai (1760-1849) come le Trentasei vedute del monte Fuji, (tra cui la Mareggiata al largo di Kanagawa, meglio nota per la famosissima onda). Le stampe di Hokusai ci dicono molto sul mondo fluttuante, meglio ancora delle efficaci parole di uno scrittore giapponese del XVI secolo, che così tentò di definirlo: “Vivere solo il momento, concentrare tutta l’attenzione sul piacere che provocano la luna, la neve, i boccioli di ciliegio e le foglie d’acero; cantare canzoni, bere vino, dedicarsi solo al divertimento; non curarsi affatto della miseria che ci fissa dritta negli occhi, tenere lontano da sé ogni genere di cose tristi, lasciarsi trasportare dalla corrente del fiume, come un recipiente che galleggia nell’acqua: ecco ciò che noi definiamo mondo fluttuante…”.

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