La Cattedrale di Rouen

Monet
 

13/10/2001

La continuità della ricerca di Claude Monet intorno al problema della percezione luminosa e, al suo interno, l’evoluzione fisiologica delle modalità di rappresentazione della luce, trovano un culmine espressivo nella serie dedicata alla “Cattedrale di Rouen”. Già nel 1886, il narratore francese Guy de Maupassant paragonava il metodo di Monet a quello di un cacciatore che si avvicini progressivamente alla preda. Ricordando il comune soggiorno ad Etretat, Maupassant scrisse: “Tutto il tempo lo seguiva uno stuolo di ragazzini che portava cinque o sei tele con un identico motivo in differenti momenti della giornata e con effetti diversi. Egli vi si dedicava, una dopo l’altra, riponendole man mano al mutare delle condizioni della luce. Si appostava davanti al soggetto, attendeva il sole o l’ombra e con poche pennellate fissava sulla tela un raggio di luce o la nuvola che attraversava il cielo [...]”. Lo stesso accadde per le “Cattedrali”, delle quali la rassegna trevigiana “Monet. I luoghi della pittura”, aperta fino al 10 febbraio, propone un “fotogramma” della sequenza iniziata nei mesi invernali del 1892-‘93 e completata a Giverny nel 1894. La tela, prestata in via eccezionale dal Narodni Muzej di Belgrado, ed eseguita con straordinaria libertà da Monet all’età di 52 anni, mostra esemplarmente l’addensarsi della percezione attraverso un colore diffuso ormai carico di memoria visiva, sapientemente impastato per emanare luce. Fissandola per qualche minuto, lo sguardo non potrà fare a meno di perdersi all’interno della fitta trama di pennellate brulicanti ingaggiando, come già quello di Monet, un’autentica sfida con l’architettura. Esposta nel 1895 dal mercante Paul Durand-Ruel entro una sequenza di venti “Cattedrali” ritratte dall’alba al crepuscolo, la tela registra, nello sfaldarsi armonioso delle forme, i mobili rapporti tra luce ed ombra determinati dal trascorrere del tempo. “Tutto cambia, persino le pietre”, annotava Monet nel 1873, guardando la facciata occidentale della cattedrale di Rouen dal suo atelier al secondo piano del negozio “Au Caprice” in Rue de Gran Pont.

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