La storia del teatro nella Marche

Teatri Marche
 

08/06/2006

È una lunga tradizione quella che lega l’attuale territorio delle Marche alla nobilissima cultura teatrale. Le prime testimonianze provengono dagli antichi resti di nove teatri di età romana, significativi emblemi del vivace riscontro che l’arte teatrale ebbe in questa regione. La lunga e fortunata stagione teatrale romana cessò nel corso del Medioevo. Solo a partire dalla seconda metà del ‘400 si potè assistere in quella parte del territorio che oggi corrisponde alla regione delle Marche alla ricomparsa di spettacoli a carattere profano, allestiti nelle sale e nei giardini della raffinata aristocrazia del tempo. Il rinnovato interesse per le manifestazioni teatrali fu prerogativa di un pubblico elitario: non ci è pervenuta notizia di alcuna struttura teatrale dell’epoca, ogni rappresentazione trovava le sue più mirabili scenografie soltanto nelle dimore principesche del tempo. I primi teatri stabili fecero la loro comparsa soltanto dalla seconda metà del XVI secolo, quando la sempre crescente domanda di spettacoli orientò giovani colti e volenterosi verso l’utilizzazione di antiche preesistenze edilizie, riadattate per dilettare con rappresentazioni varie un pubblico non troppo numeroso. Molti furono gli artisti attivi in questa regione, capaci di creare meravigliose scenografie e apparati effimeri: nel ‘500 brilla l’astro del Genga, impegnato soprattutto nella Villa Imperiale di Pesaro e nel ‘600 l’estro barocco del fanese Torelli. Questi fu il primo a creare mirabili macchinari per le “mutazioni a vista”, indispensabili alle fantasiose scenografie delle opere musicali barocche. Il suo ingegno fu messo a servizio della costruzione di uno fra i primi e più famosi teatri locali: l’antico Teatro della Fortuna di Fano, una delle summe dell’architettura teatrale secentesca. Ma se vogliamo riferici ad una vera e propria “civiltà teatrale” della regione, il nostro breve excursus dovrà correre alla prima metà del XVIII secolo fino al XIX, quando almeno 160 teatri vennero costruiti ex novo. L’annosa querelle sulla forma più idonea per le sale teatrali, che nel ‘700 imperversava in Italia, toccò solo marginalmente le città marchigiane, dove l’unico criterio fu quello di accettare forme e soluzioni legate all’estro dei vari architetti, garantendo un catalogo completo di tipologie di teatro. Molte platee vennero costruite seguendo il tema delle ellissi come il teatro dell’Aquila a Fermo o il teatro di Jesi accanto al quale persisteva il secolare successo della tradizionale pianta a ferro di cavallo, caratterizzante numerosi palcoscenici storici come quello del teatro di Pesaro, di Ancona e il Comunale di Senigallia. Dopo la Restaurazione iniziarono a diffondersi le innovazioni mutuate dai teatri delle maggiori città italiane: l’adozione dei parapetti a fascia o il soffitto a curva tesa per una migliore acustica miglioravano le prestazioni dei grandi teatri dell’ottocento marchigiano, in cui ancor oggi trovano spazio le migliori rappresentazioni liriche, a dimostrazione di una tradizione ancora viva.

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