Dal 26 novembre un ciclo di conferenze online

La Triennale e la sfida per un "nuovo Bauhaus" scienza e design insieme per un futuro sostenibile

Philippe Tabet, Ordine | Courtesy of Triennale
 

Samantha De Martin

26/11/2020

Il futuro del pianeta riparte dalle avanguardie del XX secolo, rinnovando i principi lanciati un secolo fa da Walter Gropius, uno dei padri del Bauhaus e maestro del Movimento Moderno.
Ma soprattutto dall’idea di un "New European Bauhaus", inteso come spazio di riflessione e sperimentazione in grado di avvicinare il Green Deal europeo alle menti e alle case delle persone. Con un unico obiettivo: un futuro all’insegna della sostenibilità ambientale grazie a un movimento di saperi integrati.
La Triennale di Milano accoglie il progetto di un nuovo movimento di pensiero lanciato lo scorso ottobre dalla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen. Una sfida, insomma, rivolta a istituzioni culturali, università, cittadini, associazioni, che mescola i saperi del design, dell’architettura, della demografia, dello studio delle energie rinnovabili per affrontare la crisi ambientale che affligge il pianeta.

A partire da oggi, giovedì 26 novembre, nell’ambito della programmazione online Triennale Upside Down, l’istituzione milanese presenta A New European Bauhaus, un ciclo di conferenze digitali in collaborazione con le rappresentanze diplomatiche e culturali dei paesi europei.


Triennale di Milano | Foto: © Gianluca Di Ioia

La Triennale invita curatori, designer, studiosi e direttori di musei di tutta Europa a confrontarsi sul tema proposto dalla Commissione Europea per condividere spunti, commenti, pratiche e proposte.
Gli appuntamenti, aperti e gratuiti per il pubblico da casa, si terranno su Zoom, sul sito e sul canale YouTube della Triennale.

Il 26 novembre alle 18 architetti e designer tedeschi a confronto
Il primo incontro, in programma oggi alle 18, si intitola A New European Bauhaus: Germany ed è promosso da Triennale Milano e dal Goethe-Institut Mailand.
Marco Sammicheli modererà il dibattito che vedrà confrontarsi Tulga Beyerle, direttrice del Museum für Kunst und Gewerbe di Amburgo, co-fondatrice della Vienna Design Week, e Claudia Banz, curatrice presso il Kunstgewerbemuseum di Berlino. Con loro dialogheranno Walter de Silva, il designer di Lecco attivo in Germania e maestro del car design, il graphic designer francese Willy Dumaz e la designer Margit Jäschke, che si descrive come “una vagabonda tra i mondi dell'arte”.
Al di là dei soliti confini di installazione, pittura, scultura e arte orafa, Jäschke ha creato un'opera dalle forme affascinanti che, sia essa un gioiello, un disegno o un assemblaggio, vuole sorprendere il suo pubblico con l’idiosincratica poesia delle cose.


Walter de Silva, Liquid lamp | Courtesy of Triennale

Il 27 novembre appuntamento con il New European Bauhaus e la Francia
Il confronto sulle sfide imposte dal nuovo modello di Bauhaus in chiave green prosegue, sui canali della Triennale, venerdì 27 novembre alle 18, con un incontro dedicato alla Francia.
La designer francese Constance Guisset, una lunga frequentazione del sistema design Italia, si confronterà con il presidente dell’associazione del design francese APCI, direttore della scuola CY Ecole de Design di Cergy Paris Université, Dominique Sciamma, e con Jean-Louis Fréchin, architetto, designer e curatore di progetti di design digitale.
Ospite dell’appuntamento di domani sarà anche Philippe Tabet, designer francese di stanza a Milano. Il lavoro di Tabet si focalizza sulla ricerca della "verità" del materiale, mentre la sua ispirazione prende forma dai diversi processi di fabbricazione, con uno sguardo rivolto agli oggetti del passato, dal momento che, secondo Tabet, ogni oggetto deve raccontare una storia che sia frutto del proprio tempo.

Il dibattito dedicato dalla Triennale al New European Bauhaus continuerà tra dicembre 2020 e marzo 2021, con altri appuntamenti che avranno come protagonisti i Paesi Bassi, il Portogallo, la Spagna, la Repubblica Ceca, l’ Austria, la Finlandia e la Danimarca.


Philippe Tabet, Il medico dell'aria | Foto: © Laila Pozzo per Doppia firma | Courtesy of Triennale

La sfida green del nuovo Bauhaus: un dialogo integrato tra arte, design, scienza, tecnologia
“Affrontare il cambiamento climatico e prendersi cura del nostro ambiente ci impone di ripensare al modo in cui viviamo - aveva detto la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen -. Il nostro Green Deal europeo è un cambiamento sistemico. E per raggiungere questo obiettivo, abbiamo bisogno di un ampio coinvolgimento, molta innovazione e creatività. Il movimento New European Bauhaus vuole essere un ponte tra il mondo della scienza e della tecnologia e il mondo dell'arte e della cultura. Un buon design può migliorare la vita”.

La lezione del Bauhaus, autentica scuola di democrazia che invita a una visione integrata della società, è all’origine del nuovo progetto ambientale, economico e culturale lanciato dalla presidente della Commissione Europea, che mira a rinsaldare il nesso tra cultura e scienza, arte e tecnologia digitale.
D’altra parte Gropius nel 1955, scriveva: “L’artista è il prototipo dell’uomo completo, impegnato nella ricerca spregiudicata di un’espressione che simbolizzi il fenomeno della vita nella sua totalità”.


Walter Gropius, Edificio Bauhaus, Dessau, 1925

Quello stesso architetto che con grande acume aveva criticato l’urbanistica della città moderna, individuando il problema del deserto pietroso, della cementificazione, del disboscamento, aveva definito il processo di creazione della nuova architettura “il prodotto logico e ineluttabile delle condizioni intellettuali, sociali e tecniche della nostra epoca”.
Reintrodurre la natura all’interno del nucleo urbano era uno dei suoi obiettivi.
“Visti dal cielo - scriveva l’architetto - i tetti frondosi delle città del futuro appariranno come sequenze infinite di giardini pensili”.
Oggi le torri della Nanjing Vertical Forest - il primo Bosco Verticale realizzato in Asia da Stefano Boeri Architetti  pronto a essere inaugurato a Nanchino - così come l'apertura, annunciata dal MoMA, dell’Istituto di Ricerca Emilio Ambasz, per lo studio congiunto di una nuova architettura che riconcilierà la natura con l’ambiente artificiale, dimostrano che la sfida lanciata da Gropius resta ancora possibile.


L'ACROS Fukuoka progettato da Emilio Ambasz

 Leggi anche:
• 1919 - 2019 - Un secolo di Bauahus



COMMENTI
 
LA MAPPA
  NOTIZIE

VEDI ANCHE

Vedi tutte le notizie >