Da Helmut Newton a Gianni Berengo Gardin

Nel regno della fotografia: 10 mostre da non perdere

Inge Morath, Venezia, 1955 | © Fotohof archiv / Inge Morath / Magnum Photos
 

Samantha De Martin

07/03/2023

C’è il pellegrinaggio di Gianni Berengo Gardin a El Rocío, in Andalusia. E poi dalla Svezia a Mosca, passando per Venezia e l’amata Parigi, fino al colpo d’occhio di un gruppo di operai immersi in una ginnastica collettiva nel cantiere dell’aeroporto di Osaka.
A trasportare idealmente i visitatori per le strade di New York e Chicago ci pensa invece Vivian Maier, la celebre bambinaia-fotografa che, prima con la fotocamera Rolleiflex, poi con la Leica, cerca la sua relazione con il mondo circostante tra continui giochi di ombre e riflessi che mostrano la presenza-assenza dell’artista.
Tra festival dedicati alla fotografia e mostre imperdibili, ecco un piccolo promemoria con gli appuntamenti da non perdere a tu per tu con i giganti dello scatto.

Al Museo Diocesano Carlo Maria Martini gli ultimi nell’obiettivo di Lee Jeffries
Fino al 16 aprile il Museo Diocesano Carlo Maria Martini presenta Portraits. L’anima oltre l’immagine, a cura di Barbara Silbe e Nadia Righi, una cinquantina d’immagini del fotografo inglese Lee Jeffries che ha dato voce agli emarginati.
Fotografie in bianco e nero e a colori catturano i volti dell'umanità invisibile che popola le strade delle grandi metropoli dell’Europa e degli Stati Uniti. Attraverso la sua arte spirituale, come lui stesso la definisce, Jeffries fa emergere gli homeless dal buio cercando di restituire loro dignità.
Il ritratto, sempre frontale e ravvicinato, le inquadrature in primo piano fortemente contrastate, le interazioni molto ravvicinate con i soggetti costituiscono la cifra stilistica di questo artista che ha conosciuto ogni singolo soggetto che ritrae, lo ha frequentato a lungo, dormendo a volte per strada con lui.


Lee Jeffries

Cose mai viste. A Brescia le fotografie inedite di Gianni Berengo Gardin
Attraverso una monumentale monografica con 120 immagini inedite il Mo.Ca. – Centro delle nuove Culture di Brescia rende omaggio a Gianni Berengo Gardin attraverso una mostra che anticipa la nuova edizione del Brescia Photo Festival (in programma dal 24 marzo al 23 luglio) nell’anno della Capitale italiana della Cultura.
Nata da un’idea di Gianni Berengo Gardin, con la ricerca iconografica di Susanna Berengo Gardin, la mostra Cose mai viste. Fotografie inedite, a cura di Renato Corsini, propone fino al 21 maggio una rilettura dello straordinario percorso del maestro, dagli anni ‘50 del secolo scorso a oggi, arricchendo il monumentale repertorio iconografico con preziose novità. Al centro del percorso sono fotografie in bianco e nero inedite e mai pubblicate di Berengo Gardin stampate per l’occasione in camera oscura e su carta ai sali d’argento. Un attento lavoro di selezione, coadiuvato dalla figlia Susanna, ha restituito una serie di immagini “nuove”, mai viste prima, fotografie all’epoca rimaste sepolte da altre o semplicemente trascurate in quel momento. Il pubblico è invitato a cogliere i temi più caratteristici della sua ricerca, che spazia dall’indagine sociale alla vita quotidiana, dal mondo del lavoro fino all’architettura e al paesaggio. Scatti dal 1954 al 2019 regalano sguardi inediti sulla realtà, dalla Svezia a Mosca, da Parigi a Venezia.


Gianni Berengo Gardin, Central Park, New York, 1969 © Gianni Berengo Gardin/Courtesy Fondazione Forma per la Fotografia

A Conegliano arriva Vivian Maier
Pur lavorando come bambinaia a New York e a Chicago Vivian Maier fotografò per oltre quarant'anni, a partire dai primi anni '50. Trascorse l’intera vita nel più completo anonimato fino al 2007, quando vide la luce il suo corpus di fotografie e il suo hobby la rese una delle più acclamate rappresentanti della street photography.
Una mostra intitolata Vivian Maier. Shadows and Mirrors, allestita a Palazzo Sarcinelli di Conegliano dal 23 marzo all’11 giugno, esplora attraverso 93 opere il tema dell’autoritratto di Maier, dai primi lavori degli anni ’50 alla fine del Novecento.


Vivian Maier, Self-portrait, New York, 1953 © Estate of Vivian Maier, Courtesy of Maloof Collection and Howard Greenberg Gallery, NY

L’omaggio di Venezia a Inge Morath a cento anni dalla nascita
All’epoca del primo soggiorno veneziano Inge Morath lavorava in Magnum come collaboratrice redazionale occupandosi di realizzare le didascalie che accompagnavano le immagini dei suoi colleghi fotografi. Tuttavia occhio e sensibilità non le mancavano. La luce novembrina di Venezia sotto la pioggia la stregò al punto da spingerla a suggerire a Robert Capa, responsabile della Magnum, di inviare un fotografo in grado di catturare la magia che tanto la stava affascinando. Capa le rispose che un fotografo di Magnum a Venezia c’era già: era lei con la macchina fotografica. Da allora Inge Morath non si ferma, spinta dall’urgenza di esplorare la città, i suoi monumenti, la gente. La mostra Inge Morath. Fotografare da Venezia in poi, curata da Kurt Kaidl e Brigitte Blüml, con Valeria Finocchi, fino al 4 giugno al Museo di Palazzo Grimani, si sofferma proprio sulla Venezia di Morath, attraverso il celebre reportage che la fotografa austriaca realizzò in Laguna, quando l’Agenzia Magnum la inviò in città per conto della rivista d’arte L'Oeil. A un secolo dalla sua nascita Venezia la omaggia con circa 200 scatti veneziani molti dei quali mai esposti prima in Italia.

Helmut Newton presto a Milano
La vita e la carriera di Helmut Newton, dagli esordi fino agli ultimi anni di produzione, passano attraverso le 250 fotografie, le riviste, i video, i documenti racchiusi nella mostra Helmut Newton. Legacy, attesa a Palazzo Reale dal 24 marzo al 25 giugno. Curata da Matthias Harder, direttore della Helmut Newton Foundation, e da Denis Curti, l’esposizione, parte della Milano Art Week (11-16 aprile 2023), mette in dialogo immagini iconiche e un corpus di scatti inediti, presentati per la prima volta in Italia, svelando aspetti meno conosciuti dell’opera del fotografo tedesco con un focus sui servizi di moda più anticonvenzionali. Polaroid e contact sheet sveleranno il processo creativo nascosto dietro alcuni dei motivi più significativi del lavoro di Newton, mentre pubblicazioni speciali e dichiarazioni dello stesso fotografo consentiranno di ricostruire il contesto nel quale è nata la sua ispirazione.


Jacques Henri Lartigue, La Baule, 1979, Ministère de la culture (France), MAP-AAJHL | Courtesy Clp

Ad Alba l’invenzione della felicità secondo Jacques Henri Lartigue
La più grande retrospettiva mai dedicata in Italia all’opera di Jacques Henri Lartigue approda nel cuore delle Langhe. Curata da Denis Curti, Marion Perceval e Charles-Antoine Revol della Donation Jacques Henri Lartigue, realizzata in collaborazione con la Casa dei Tre Oci di Venezia e la Donation Jacques Henri Lartigue di Parigi, la mostra L’invenzione della felicità sarà allestita fino al 30 marzo con un format speciale pensato appositamente per gli spazi della Fondazione Ferrero. Particolarmente significativo è il nucleo fotografico inedito dedicato alle frequentazioni piemontesi del fotografo e di sua moglie Florette Ormea, concesso in esclusiva per la mostra dalla Donation Jacques Henri Lartigue di Parigi. L’esposizione è un invito allo spettatore a lasciarsi avvolgere dall’approccio “umanista” di Lartigue, incentrato sul racconto della dimensione privata, sulla registrazione di quegli attimi di felicità che costituiscono la vita quotidiana.

Chronorama. Il XX secolo si racconta a a Palazzo Grassi
Il XX secolo, con i suoi eventi, i fenomeni sociali e le personalità illustri che lo hanno segnato, andrà presto in scena a Palazzo Grassi grazie a una mostra di Matthieu Humery, consulente per la fotografia presso la Pinault Collection. Dal 12 marzo al 7 gennaio Venezia accoglie Chronorama. Tesori fotografici del 20° secolo, la prima mondiale dedicata ai capolavori fotografici acquisiti di recente dalla Pinault Collection e provenienti dagli archivi di Condé Nast. Spetterà a oltre quattrocento opere di centocinquanta artisti internazionali, tra fotografi e illustratori - da Berenice Abbott a Lee Miller, da André Kertész a Irving Penn, da Helmut Newton a George Wolfe Plank - percorrere il secolo dagli anni Dieci fino agli albori degli anni Ottanta. Proprio attraverso la pubblicazione del proprio lavoro sulle riviste edite da Condé Nast (Vogue, Vanity Fair, Glamour, GQ…) questi talenti della loro generazione hanno contribuito a definire l’estetica fotografica e artistica del tempo.


David LaChapelle per Ceruti. Nomad in a Beautiful Land", Pinacoteca Tosio Martinengo. Photo Alberto Mancini

A Torino la prima personale in Italia di JR
Fino al 9 luglio le Gallerie d’Italia di Torino ospitano la prima personale in Italia di JR. L’artista francese apprezzato in tutto il mondo per i suoi progetti che intrecciano fotografia, arte pubblica e impegno sociale porta nei circa 4.000 metri quadrati del museo di Piazza San Carlo il suo tocco personale per raccontare la realtà e stimolare riflessioni sulla fragilità sociale. Il progetto Déplacé∙e∙s, cominciato nel 2022, riunisce per la prima volta in questa mostra curata da Arturo Galansino alcune immagini scattate dall’artista in zone di crisi, dall’Ucraina in guerra ai campi profughi di Mugombwa e di Mbera, stimolando a una riflessione sulle difficili condizioni in cui oggi versano migliaia di persone a causa di conflitti, carestie, cambiamenti climatici. Il percorso inizia dall’ingresso del museo, con la scalinata trasformata in un trompe l’œil e con la quale i visitatori saranno invitati a interagire, per proseguire nelle sale ipogee attraverso video, fotografie, sculture in legno.

A Brescia David LaChapelle per Ceruti
Fino al prossimo 10 novembre la Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia espone in prima assoluta un’immagine commissionata all’artista americano David LaChapelle da Fondazione Brescia Musei per il progetto David LaChapelle per Ceruti. Nomad in a Beautiful Land a cura di Denis Curti. Il progetto vede entrare nelle sale di una delle più importanti realtà culturali italiane la serie Jesus Is My Homeboy (2003) di David LaChapelle insieme all’opera inedita Gated Community, una rappresentazione, secondo il fotografo americano, delle contraddizioni della società. In Gated Community, fotografia scattata a Los Angeles a dicembre 2022, una lunga tendopoli affolla il marciapiede di fronte al Lacma, il museo di arte contemporanea che ha appena concluso una raccolta fondi di 750 milioni di dollari per il suo ampliamento. Le contraddizione tra ricchezza e miseria della città è evidente, racchiusa sulle calotte delle tende "griffate" degli homeless. Il fotografo statunitense invita a riflettere sulla drammatica situazione economica che, soprattutto dopo la pandemia, ha visto aumentare le disuguaglianze, soprattutto in California, dove si registra il più alto numero di senzatetto negli Stati Uniti.


JR, Déplacé.e.s, Valeriia, Lviv, Ukraine, 2022 © JR

Reggio Emilia capitale dello scatto con Fotografia europea 2023
Guarda alle radici della nostra identità individuale e sociale messe costantemente alla prova l’edizione numero XVIII di Fotografia Europea, attesa a Reggio Emilia dal 28 aprile all’11 giugno. Europe matters: visioni di un’identità inquieta è il tema a cui fanno riferimento i progetti selezionati dalla direzione artistica del Festival che avrà anche quest’anno come fulcro le sale dei monumentali Chiostri di San Pietro, sede di dieci esposizioni. Partendo da una riflessione sull’idea di Europa e sugli ideali che la costituiscono, le mostre metteranno in luce una comunità che ha perso ormai da tempo quell’egemonia spirituale e materiale che per secoli le è stata riconosciuta. Attraverso il medium fotografico gli artisti tracciano quindi le linee dinamiche e incerte di un’identità sempre più mobile e variegata, con l’obiettivo di dare senso all’ inquietudine che la attraversa.

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